La nudità ci inquieta e ci piace, per questo è ancora fonte di tanti problemi.
L’ultimo episodio che ha scatenato lo scandalo è quello capitato a Laura Pausini sul palco del suo concerto a Lima, quando l’accappatoio che indossava si è aperto lasciando scoperte le parti intime, che a prima vista potevano sembrare scoperte, ma invece era presente uno slip nude. Il fuori programma “hot” durante un concerto ha scatenato una selva di commenti inoppportuni. La cantante ha reagito con la solita ironia che la contraddistingue: “Si è vista, si è vista. Vabbè, ce l’ho come tutte le altre“.
Questo episodio ha scatenato un polverone, tra hashtag, magliette a tema e valanghe di commenti sul web. Ma questo non è né il primo, né l’ultimo episodio che desta questo scalpore. Scandalo facero pure, qualche tempo fa, le foto scattate da un paparazzo a Kate Middleton in topless, rilassata in una villa privata o la farfallina di Belen sul palco dell’Ariston, ma lì avrei parlato più di cattivo gusto, che della nudità in sé.
Sembra ovvio, ma non è inutile ricordare che nasciamo nudi. Già questo ci fa capire perché tra nudità e piacere ci sono così profonde parentele. E ci fa anche capire perché ci sono così forti prevenzioni nei confronti della nudità. Al di fuori della necessità di ripararsi dal freddo, non ci si dovrebbe dannare la vita su quanta epidermide va esposta agli occhi altrui e su quanta va rigorosamente nascosta dagli abiti, soprattutto al giorno d’oggi, in cui la nudità è dappertutto, dalle serie tv ai giornali di gossip, dal cinema al web.
Nelle società più vicine alla natura l’esporre integralmente il proprio corpo non ha mai costituito un problema. Nella mentalità di tanti popoli non compromessi dal pensiero occidentale la sessualità non poteva assolutamente risiedere nella nudità tranquillamente mostrata, bensì nel “sotterfugio” degli ipocriti.
Quando oggi parliamo di nudità ovviamente la intendiamo al cospetto degli altri e non da soli. Eppure solo pochi decenni fa la morale religiosa aveva da ridire anche sull’essere nudi quando nessuno poteva vederti. Nelle società civilizzate si è fatto di tutto per aumentare la nudità, ma nello stesso tempo viene criticata. L’abbigliamento enfatizza il corpo nudo, più della nudità stessa. Nelle società in cui le donne vanno in giro a seno nudo, il seno non risulta affatto attraente agli occhi del maschio. Contrariamente nel nostro mondo i seni, essendo normalmente coperti, ispirano fantasie ed attrazione sessuale.
La nostra generazione ha assistito a notevoli cambiamenti nello status delle donne, che con la parità con gli uomini hanno anche appiattito le differenze in fatto di vestiario, favorendo l’emergere di uno stile unisex. Tale distanza è voluta dalle donne e rappresenta la condizione di parità nella società. In altre parole la donna tiene molto ad essere considerata “soggetto”, non rinunciando affatto al suo tradizionale ruolo di “oggetto”.
L’arte, fin dai tempi antichi, è stata sempre una grande sostenitrice del nudo. In Grecia, le statue sono raffigurate quasi sempre nude o con delle vesti che non lasciano nulla all’immaginazione. Lo stesso vale per quadri impressionisti o di Picasso. La nudità nell’arte non ci scandalizza.
Dovremmo essere più scandalizzati del fatto che nel 2014 ancora nel mondo musulmano, la donna in pubblico non può mostrare neanche il volto, se non alle persone intime. Il velo serve a proteggere gli uomini dalla sessualità femminile, ovviamente vista con connotati perturbativi e pericolosi per il maschio.
In tutti questi esempi il corpo nudo è il medium, il messaggio rivoluzionario e di emancipazione. Tutto ciò appare più chiaro alla luce dei messaggi pubblicitari, del controllo dei media, che oggi nel nudo segnano appieno la comunicazione, creando stereotipi. L’interesse per il nudo sta come senso del limite, vive in quella soglia che nei secoli ha sorretto convenzione e scandalo, aggressività e violenza, eros e pornografia, bisogna dargli il giusto peso.
Per citare la Pausini: “La cosa che mi fa più impressione è che una cosa del genere abbia avuto un risalto così grande, con parole veramente fuori luogo, in un momento dove ci si dovrebbe concentrare a parlare di argomenti molto più importanti“.