Ci diplomiamo, scegliamo un corso di studi universitario, ci specializziamo, cerchiamo lavoro e con un po’ di fortuna lo troviamo, con tanta sfortuna no. Tutto quello che accade nel mentre, lo viviamo, consapevoli di doverlo rimandare, perché, lo sappiamo, senza stabilità nulla è possibile, al giorno d’oggi. Così gli anni passano, e ci si ritrova sulla soglia dei trentacinque anni con un pezzo di carta in mano e una preparazione adeguata, a dover fare la fila per lavoretti che probabilmente non sono paragonabili neanche al 10% delle nostre ambizioni. Il resto? È lì, che continua ad attenderci, ma neanche troppo. Ed è proprio su quella soglia che ricordiamo che il primo a non aspettare è il nostro corpo. Così di corsa, se possibile, matrimonio, convivenza e finalmente la maternità. Oppure la rinuncia, forzata o volontaria a questa intensa esperienza femminile, ma anche maschile, se la si estende alla genitorialità. Una rinuncia che costituisce un diritto, dal momento che la maternità è una scelta, non un dovere. Una rinuncia che spesso costa caro, in termini di sofferenza è desideri familiari, nonostante il progresso scientifico consenta soluzioni come la fecondazione assistita, ausilio medico che riscontra naturali difficoltà e conseguenze verso i 40 anni. Perché superare il limite della fertilità naturale è già abbastanza, superarne anche quello della fertilità indotta è diabolico. In Italia è sceso a 1,39 figli per donna, nel 2013, il valore indicante la natalità, collocando il nostro Paese tra gli Stati europei con i più bassi livelli. Un invecchiamento della popolazione che minaccia il welfare e che lo Stato è deciso a combattere attraverso un Piano Nazionale per la fertilità.

[Fonte: petsparadise.it]
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Difendi la tua fertilità, prepara una culla nel tuo futuro“. È questo lo slogan del Piano Nazionale per la fertilità, presentato ieri, 27 maggio, a Roma nell’Auditorium del Ministero della Salute, dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Quali sono gli obiettivi? Informare i cittadini sul ruolo della Fertilità nella loro vita, sulla sua durata e su come proteggerla evitando comportamenti che possono metterla a rischi. Fornire assistenza sanitaria qualificata per difendere la Fertilità, promuovere interventi di prevenzione e diagnosi precoce al fine di curare le malattie dell’apparato riproduttivo e intervenire, ove possibile, per ripristinare la fertilità naturale. Sviluppare nelle persone la conoscenza delle caratteristiche funzionali della loro fertilità per poterla usare scegliendo di avere un figlio consapevolmente ed autonomamente. Operare un capovolgimento della mentalità corrente volto a rileggere la Fertilità come bisogno essenziale non solo della coppia ma dell’intera società, promuovendo un rinnovamento culturale in tema di procreazione. Celebrare questa rivoluzione culturale istituendo il “Fertility Day”, Giornata Nazionale di informazione e formazione sulla Fertilità, dove la parola d’ordine sarà scoprire il “Prestigio della Maternità”.

[Fonte: donne.manageritalia.it]
[Fonte: donne.manageritalia.it]

Parole e finalità bellissime, che devono tuttavia fare i conti con svariate e reali difficoltà che una donna, così come un uomo, deve affrontare per concedersi la genitorialità. Perché l’atrocità si trova proprio in questa scelta lessicale, nella “concessione”. La maternità resta un piacere, ma ha perso la naturalezza e la spontaneità di un tempo, a causa di problemi economici, lavorativi e sociali che hanno colpito la nazione e, con essa, i suoi abitanti. Preoccuparsi del calo demografico senza prima preoccuparsi di garantire le condizioni affinché ciò avvenga naturalmente, significa fare i conti senza l’oste. Perché tra la consapevolezza sessuale, la preservazione e la tutela della propria fertilità e la possibilità della loro reale attuazione, il confine non è proprio labilissimo. Non è un viottolo facilmente oltrepassabile, è più una Grande Muraglia. Asili, servizi, datori di lavoro che rifuggono da dipendenti donne per via della potenziale maternità, suddivisione non equa dei compiti in famiglia, congedi parentali: questi sono solo alcuni dei problemi a ostacolo dei miracolosi obiettivi del Piano. E questi problemi, ministro Lorenzin, sono addirittura il presupposto per garantire il desiderio e la possibilità di una maternità. Così, prima di parlare di fertilità, come un’insegnante di religione al liceo, bisogna ricercare l’origine della falla ed esaminare problemi come l’opportunità lavorativa e il reddito.