La parola più associata alla Russia ancora oggi nel 2014 probabilmente è Comunismo.

Questo perché la Russia è ancora distante non solo geograficamente, nonostante i mezzi di comunicazione, il web e i social network; è lontana perché desidera esserlo e poco importa se l’è rimasto addosso un marchio che poco ha a che fare con la realtà di oggi.

[Credits photo: marx21.it]
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Il Comunismo e l’Unione Sovietica, spettri lontani?

Breve riassuntino di storia da liceo: 1917, la Russia abbandona la Guerra per scontri civili interni, scoppia la rivoluzione i bolscevichi salgono al potere. Lenin pone le basi per l’Unione Sovietica, Stalin trasforma l’utopia marxista in dittatura, il Paese diventa una superpotenza e conclusasi la Seconda di Grande Guerra, si spartisce con gli Stati Uniti i cocci di un’Europa distrutta iniziando un quarantennio di Guerra Fredda.

Questo è quello che è raccontato nei libri, ma davvero la caduta di un muro può aver segnato la fine di un’ideologia così radicata in quei territori? La risposta sorprendente è sì. La Russia di oggi non ha nulla a che vedere con quella di allora, e se qualcuno parla ancora di Comunismo sovietico, o di spettro dell’URSS sull’Europa dell’Est probabilmente non ha ben compreso quanto sia stato radicale il cambiamento ideologico del Paese.

[Credits photo: viaggio-in-germania.de ]
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La Russia oggi

Oggi la Russia non è solamente una delle grandi potenze economiche mondiali, ma è l’emblema delle contraddizioni. Il paese del Comunismo è diventato quello degli oligarchi, il gap tra chi se la passa bene e chi se la passa male cresce come nel più “banale” dei Paesi occidentali. E poi c’è Putin, si Putin il protagonista indiscusso degli ultimi 20 anni di politica in Russia, un uomo che è riuscito a ricoprire per tre mandati di fila il ruolo di Primo Ministro, e che quando, impossibilitato per Costituzione ad esserlo ancora, è diventato Presidente della Federazione Russa. Insomma non esiste politica in Russia senza di lui.

 [Credits photo: daylimail.co.uk]
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Chi è e cosa vuole davvero Vladimir Putin?

Ma non c’è da sorprendersi se la parola maggiormente associata alla Russia fosse già Putin. Putin è l’emblema della Russia occidentalizzata, il leader di un partito, Russia Unita, simbolo dello statalismo, del conservatorismo e dello spostamento deciso a destra che c’è stato nel Paese. Amico fraterno di Berlusconi, uomo da copertina nelle riviste, Putin è una contraddizione in sé: nasce comunista, diventa conservatore, ostacola in tutti i modi i diritti civili a partire dalla Cecenia ma si fa eleggere sempre per via democratica, come a voler sottolineare la limpidezza delle sue azioni politiche; è accusato indirettamente di migliaia di omicidi ma si definisce totalmente contrario alla pena di morte. Lui è questo, un insieme di ossimori che convivono in un leader talmente carismatico da non riuscire a pensare ad una Russia senza di lui oggi.

[Credits photo: telegraph.co.uk]
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Ed allora che cosa vuole davvero Putin? La questione Ucraina ha monopolizzato in questi giorni i mezzi di comunicazione, e la scissione della Crimea da lui appoggiata, non è stata di certo ben accolta dalla comunità internazionale. Un G7 che di fatto ha tagliato fuori, almeno inizialmente, la Russia, la Nato pronta a mandare le proprie truppe in caso di pericoli per le nazioni vicine, ed un clima sempre più caldo accompagnano le giornate di Putin.

Pochi giorni fa un suo ex collaboratore, Andrej Illarionov, avrebbe dichiarato ad un giornale svedese che i piani segreti di Putin riguardano l’espansione del territorio russo annettendo Finlandia e Paesi Baltici, quasi a voler ricostruire quell’impero degli Zar che proprio il Comunismo aveva distrutto. Se si tratti di verità o solamente di congetture, questo è difficile da stabilire, ma di certo il comportamento piuttosto deciso che ha attuato nella questione ucraina fa propendere per la prima ipotesi.

Sembra fantapolitica, ma paradossalmente Putin è riuscito in queste settimane ad attirare dalla sua parte gruppi secessionisti, frange di estrema destra, partiti populisti di tutta Europa. La visita di Obama a Roma ne è la dimostrazione lampante, fischi e urla contro il leader statunitense, mentre un’inedita accoppiata composta da nostalgici fascisti e da neo grillini inneggiava al leader russo. Che ci riesca o meno, che formi un nuovo impero o no, Putin già è uno Zar, perché è riuscito nell’impresa di cambiare la mentalità di un popolo, fare proseliti in occidente tra le più insospettabili delle forze politiche, e rimanere al potere in un modo o nell’altro senza che qualcuno mettesse mai in dubbio la sua leadership. Se questo non è uno Zar forse è la cosa che oggi più gli si avvicina.

[Credits photo: polisblog.it]
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[Credits immagine in evidenza: cadoinpiedi.it ]