C’era una volta la Sinistra, c’era e non c’è più. A trent’anni dalla scomparsa di Berlinguer sembra esagerato se non anacronistico che ci siano ancora nostalgici che non si rassegnino ad accettare che quella fase della politica ( per quanto romantico possa esserne il ricordo ) non potrà più ripetersi.

Non è un caso che proprio all’indomani della morte del leader comunista il Pci abbia avuto il suo massimo storico con il risultato clamoroso delle Europee dell’84; è come se la Sinistra avesse bisogno di uno stimolo per svegliarsi, per destarsi da lunghi letarghi fatti di dissertazioni intellettuali e critiche trasversali.

La sveglia, a distanza di tre decenni l’ha data Matteo Renzi; piccolo insormontabile problema: il ragazzo di Firenze non è un ex comunista, non faceva i cortei con D’Alema e Veltroni, non era nemmeno un sindacalista. Un boyscout, di tradizione democristiana, di stampo cattolico, al comando di quella grande e gioiosa macchina da guerra che avrebbe dovuto rappresentare la rivincita del Pci dopo decenni di opposizione forzata.

[ Credits photo: espresso.repubblica.it ]
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La politica italiana era davvero pronta ad accogliere il Pd ?

Il Partito Democratico, spesso lo si dimentica, ma è quello che i sociologi politici definirebbero una forza politica nata da una “fusione a freddo” tra due componenti che di così simile poi non avevano moltissimo. C’è chi se ne esce con la storia che ormai nel 2014 i vecchi schieramenti politici non esistano più, ma chiedete a quella che ora è minoranza nel partito, ai Fassina, Chiti, Orfini, quanto fossero contenti dell’ascesa di Matteo Renzi dopo la vittoria alle Primarie.

Il Pd è nato con un nobile intento, ma è stato da subito fucina di dissidi interni che lo hanno logorato più della concorrenza politica esterna. Solo nella natura di chi non si riconosce in un progetto, possono nascere dubbi e proteste pochi giorni dopo una vittoria schiacciante come quella del 25 Maggio.

L’emblema è la foto di giovanissimi deputati che sorridenti festeggiano il risultato elettorale. Metà di loro non solo non appoggiavano Renzi, ma anzi hanno ostacolato con tutte le loro forze la sua ascesa a Segretario del partito. Ma adesso sono là, pose allegre, dissidi dimenticati per salire sul carro di un vincitore che non avrebbero mai voluto nemmeno come collega di partito.

[ Credits photo: giornalettismo.com ]
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I “dissidenti” e Mineo

Matteo Renzi aveva affrontato in questo modo l’autosospensione di Mineo e degli altri “dissidenti” del suo partito: “Noi non mandiamo via nessuno ma non possiamo permettere a qualcuno di ricattare con la sua presenza la maggioranza”.

Vannino Chiti ( il suo nome ritorna ), uno dei senatori sostituiti dal Premier in commissione Affari costituzionali del Senato, dalle colonne del Corriere della Sera aveva attaccato il segretario: “Sono deluso, il Pd non è quello che sognavo, sono stato sempre leale. Sono amareggiato sul piano personale, per quanto sereno e a posto con la coscienza. Io non ho mai visto, nella storia repubblicana, una cosa così grave. È stato calpestato l’articolo 67 della Costituzione, dove è scritto che ogni parlamentare rappresenta la nazione senza vincolo di mandato”.

Bastano queste dichiarazioni per comprendere come apparentemente non si possa rimproverare nulla a Chiti e compagni, molto più semplicemente si intravede la loro totale stonata presenza in un progetto in cui non si riconoscono. Questo serve a comprendere le scelte forzate di Renzi.

[ Credits photo: espresso.repubblica.it ]
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Il caso Livorno

Poi c’è la Sinistra radicale, quella ” dura e pura ” che piuttosto che scendere a compromessi col Pd preferisce allearsi al ballottaggio in una città storica roccaforte come Livorno, col M5S. Non c’è da sorprendersi se Nogarin, il candidato grillino, passa e pure con facilità. Là la Sinistra ha ancora il 18% dei voti.

Di chi la colpa? Beh di nessuno. C’è chi dice che il Pd avrebbe potuto scegliere un candidato migliore, ma quando c’è un’opposizione ideologica a priori verso una persona ( Renzi ) e perciò verso il suo partito, anche il candidato più meritevole avrebbe difficoltà contro un’alleanza che va dalla Sinistra al M5S alla Destra.

E adesso? Civati sarà il nuovo leader di una Sinistra antagonista a Renzi che va da Tsipras e Sel ( logorata dallo scandalo Spinelli ) con i dissidenti della prima ora del M5S? Forse. Ma questo cosa segnerebbe per la politica? Solamente l’ennesima dimostrazione che una parte della Sinistra preferirà sempre stare all’opposizione che vedere qualcuno che non la pensa allo stesso modo raccogliere consensi.

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