Vince una pareggia l’altra, poi viceversa. Perde una e vince l’altra poi ancora viceversa, oppure pareggiano entrambe. Si può riassumere così la storia di questa Serie A 2014/2015, giunta ormai già alla 23esima giornata di campionato. Tutti i discorsi sono aperti, nessuno è totalmente spacciato, ma d’altronde mancano ancora 15 turni, e se la matematica non è un’opinione, i punti in palio sono ancora tantissimi. La Juventus spreca ancora una volta una buona possibilità per allungare le distanze dalla Roma, che attraversa un periodo nero, di crisi d’identità, e che ora non è più sicura nemmeno del secondo posto, anche se rimane a sette lunghezze dalla prima posizione, e quindi ancora in corsa per lo scudetto. Napoli che invece stenta e dopo alcune vittorie consecutive che avevano fatto ben sperare, adesso è inciampata di nuovo contro la sorpresa Palermo, confermando la sua discontinuità e non superando la prova del nove.

Partenopei e rosanero che insieme a Fiorentina, Lazio, Genoa, Sampdoria, Torino, e buttiamo nella mischia come ultime della classe anche Inter e Milan, puntano ad un posto in Europa. La lotta salvezza invece, è animata dagli scontri tra Empoli, Chievo, Verona, Atalanta, Cagliari e Cesena, con il Parma che tra crisi societarie e stipendi non pagati, è il fanalino di coda ed è a ben 13 punti dalla quartultima. Spacciato? No. L’arrivo di Manenti ha dato nuova linfa ai giocatori, che hanno fermato la Roma, e potrebbero finalmente essere pagati di tutti gli stipendi arretrati. Campionato tranquillo invece per Udinese e Sassuolo, che rispettivamente in tredicesima e dodicesima posizione, esprimono un buon calcio e divertono i propri tifosi.

Insomma un campionato senza partite scontate, dove le sorprese non mancano ogni settimana e dove non è un caso se la Juventus capolista si fa fermare sul campo del Cesena, e se la Roma seconda in classifica pareggia con l’ultima della classe. E non solo. Segno di grande impegno da parte di tutte le squadre che scendono in campo ogni domenica, segno di una grande competitività, ma anche testimonianza di un campionato di livello bassissimo, non più affascinante come qualche anno fa, quando la prima che non vinceva con una squadra di bassa classifica, era l’eccezione e non la regola. E forse il dato più evidente di tutto questo, sono i risultati delle italiane sui campi europei. Italia ormai nelle retrovie del ranking, e che quest’anno è riuscita a portare agli ottavi di Champions soltanto la Juventus, che a stento in un girone mediocre con Atletico Madrid, Olympiacos e Malmoe è passata come seconda. Per ora ce la battiamo in Europa League, con ben 5 squadre ai sedicesimi di finale. Un risultato amaro per una nazione che fino al 2010 era Campione del Mondo, e che puntualmente ogni anno portava sul podio del palcoscenico europeo almeno una squadra.

Terra di attrazione per molti campioni in passato, per affermarti tale dovevi passare almeno una volta per il campionato italiano. Ora invece terra di conquista di giovani promesse, pronte a farsi le ossa per poi emigrare verso campionati di maggiore attrazione come la Premier, la Liga e ora sempre più la Bundesliga, concedendo una boccata d’aria ai bilanci delle società. Ad oggi infatti, nessuna delle nostre squadre potrebbe minimamente pensare di poter affrontare team come Real Madrid, Barcellona, Bayern Monaco, Chelsea, Manchester City e United, sperando di vincere. L’ultima in linea di tempo a provarci è stata la Roma con Bayern Monaco e Manchester City: i risultati è forse meglio non ricordarli. All’estero ormai il calcio è enormemente progredito in tantissimi aspetti: da quello tecnico e tattico fino all’intensità di gioco, il nostro invece è rimasto fermo, anzi è regredito.

La nostra Serie A è diventata un campionato mediocre, e quando si esce dai confini nazionali ne subiamo le conseguenze. Per le grandi squadre il calcio italiano è poco allenante, poiché i giocatori sono di basso profilo ed il palcoscenico della Champions League offre una distanza troppo netta rispetto alle partite del weekend. Il gap di differenza tra le squadre si è notevolmente abbassato, basta poco per far bene in Italia e competere per posizioni di alta classifica. Non esistono più le squadre provinciali e le big. Mancano i soldi, mancano gli investitori, mancano i progetti per stadi più moderni, sicuri e all’avanguardia, e forse Lotito, se pur con modi e parole pesanti, non aveva proprio tutti i torti…