L’articolo 67 della Costituzione Italiana recita: ” Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato “; attorno a questa breve ma fondamentale frase sono girate le sorti di quasi tutti i governi degli ultimi vent’anni.

Innumerevoli sono stati i passaggi di partito nella storia politica italiana, fenomeno enfatizzato nella Seconda Repubblica, nella quale hanno comportato quasi sempre un transito da una coalizione all’altra, tra il generale disprezzo degli ex compagni d’avventura e i plausi dei nuovi colleghi. L’attaccamento al partito sembra storia d’altri tempi, le differenze tra sinistra e destra si assottigliano e l’identità ideologica diventa un ricordo. Difficile se non impossibile immaginare un deputato del Pci passare alla Dc o viceversa, oggi è decisamente diverso il discorso.

[ Credits photo: www.travelemiliaromagna.it ]
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Domenico Scilipoti

Il Senatore messinese Domenico Scilipoti è forse l’emblema più significativo di questa nuova tendenza; eletto nel 2008 alla Camera per l’Idv di Di Pietro nella coalizione di centro-sinistra, diventa “salvatore della patria”, facendo sopravvivere il governo Berlusconi nell’ormai famoso voto di fiducia del 14 Dicembre 2010, passando al gruppo misto tra i fischi degli ex colleghi di partito. Poco dopo fuori da Montecitorio furono inquadrati dai tg degli immigrati che appoggiavano Scilipoti con striscioni e slogan, che rilasciarono poi lo stesso giorno al sito www.repubblica.it una dichiarazione in cui affermavano di essere stati pagati per inscenare la mini- manifestazione.

[ Credits photo: www.6aprile.it ]
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Antonio Razzi

Storia simile per il Senatore Antonio Razzi; eletto inizialmente anch’egli nelle fila dell’Idv, denuncia prima il tentativo di compravendita da parte di Berlusconi per poi passare proprio al suo partito del quale fa ancora parte. Diventato famoso per le dichiarazioni a telecamere ritenute spente e per particolari punti di vista su argomenti delicati quali ad esempio la situazione della Corea del Nord, Razzi è diventato forse il più simpatico tra i politici che hanno cambiato schieramento, grazie a una buona dose di autoironia e all’ormai celebre imitazione di Crozza.

Daniele Capezzone e Daniela Santanchè

Diverso e a tratti più complesso il discorso per loro, che non sono saliti alla ribalta per il passaggio di casacca, ma erano già noti, ed entrambi per una particolare antipatia politica verso Silvio Berlusconi. Daniele Capezzone era uno dei leader dei Radicali; giovanissimo ed emergente sembrava destinato a prendere le redini del partito afferrando il testimone da Pannella e Bonino. Fatale il litigio proprio col leader storico Pannella, che lo porta ad allontanarsi e a passare al Pdl, di cui diventa portavoce, cambiando tra lo stupore di molti la propria posizione rispetto all’ormai ex Cavaliere.

Ancora più celebre la storia di Daniela Santanchè, candidata Premier con la Destra nel 2008, distaccandosi da Alleanza Nazionale e rifiutando l’alleanza con Berlusconi. Il “Corriere della Sera” del 26 Marzo di quell’anno riporta due sue dichiarazioni choc: ” Vorrei fare un appello a tutte le donne italiane. Non date il voto a Silvio Berlusconi, perché Silvio Berlusconi ci vede solo orizzontali, non ci vede mai verticali” e “Il voto a Silvio Berlusconi è il voto più inutile che le donne possano dare”. L’elezioni non andarono bene, e la Santanchè nel 2010 passò al Pdl dove divenne una delle più fedeli collaboratrici dell’uomo di Arcore.

[Credits photo: qn.quotidiano.net ]
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In mezzo come dice la parola stessa poi sta il Centro con gli ormai innumerevoli dribbling dei partiti ex democristiani che strizzano l’occhio a sinistra guardando a destra, e con i Mastella di turno che non trovano pace.

Queste storie possono forse far sorridere qualcuno, e storcere il naso ad altri ma credo che gli stessi politici in un altro periodo non avrebbero mai deciso di dare vita a questo spettacolo poco gratificante. Il divieto di vincolo di mandato rimane tutt’ora uno degli argomenti su cui si fanno dibattiti più accesi sulla possibile riforma della Costituzione.

Quello che probabilmente i padri costituenti scrissero per tutelare la libertà di coscienza dei parlamentari, è diventato un fenomeno più grande di questo ed un’arma a doppio taglio che ha causato più problemi all’equilibrio istituzionale di quanti siano stati i benefici.

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