Forse la sfida più difficile per il Governo Renzi è proprio quella a cui è chiamato in questi giorni per affrontare la mancata indicizzazione delle pensioni legata al blocco del “Salva Italia” varato dal Governo Monti. Una sfida che più che giocarsi sui numeri è legata molto anche al modo in cui l’ex Sindaco di Firenze riuscirà a districarsi tra un’opinione pubblica fortemente irritata e dei conti che non possono essere ignorati soprattutto adesso che la situazione dopo molti sforzi sembrerebbe più vicina alla normalità. In questo quadro anche la necessità di modificare quella Legge Fornero sulle pensioni che è pomo della discordia fin dalla sua nascita.

Credits Photo: [linkiesta.it]
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Il Bonus Poletti

Renzi davanti alla necessità di dare risposte concrete e veloci ha preso una decisione tanto pragmatica quanto facilmente contestabile. Il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato un Decreto Legge in seguito alla sentenza della Consulta che ha stabilito l’incostituzionalità per il mancato adeguamento delle pensioni deciso dall’esecutivo Monti con il decreto “Salva Italia” nel biennio 2012-2013. Un adeguamento che di fatto non può essere risarcito senza intaccare le casse già non piene dello Stato, e che per questo è stato sostituito da quello che lo stesso Renzi ha definito “Bonus Poletti”, un risarcimento solo in parte ed una tantum coperto dal famoso tesoretto scovato da Padoan, e che sembra non accontentare quasi nessuno. Esclusi, com’era prevedibile, quelli che percepiscono pensioni più alte, restano fuori dal Decreto anche coloro che percependo pensioni basse in teoria non avrebbero subito il blocco previsto dal Governo Monti. Una platea troppo ampia per non suscitare polemiche e forti disaccordi, unita ai cori di coloro che pur rientrando nel Bonus si sentono privati della gran parte del denaro che secondo la sentenza gli spetterebbe. Le opposizioni in fretta hanno cavalcato l’onda del malcontento, definendo “incostituzionale” la decisione del Governo, ma non riuscendo quasi mai a fornire dati concreti su come avrebbero ottenuto la copertura economica necessaria. Intanto a prescindere da ciò, i trattamenti previdenziali saranno oggetto, a partire dal 2016, di una re-indicizzazione per garantire i principi di adeguatezza, gradualità e proporzionalità, richiesti dalla Consulta.

Credits Photo: [giornalettismo.com]
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Renzi e il peso del Governo Monti

Non c’è dubbio che il Governo Monti sia stato tra gli esecutivi più discussi e discutibili della Seconda Repubblica per una serie di riforme impopolari e spesso ritenute inique. Monti d’altronde si era ritrovato a dover affrontare una situazione dei conti disastrosa, e il suo Governo tecnico era stato scelto proprio per prendere quelle decisioni che un esecutivo politico non avrebbe mai potuto prendere senza avere ripercussioni sui voti. Per questo non è facile a posteriori commentare decisioni prese che probabilmente potevano essere ponderate meglio ma che comunque vista la situazione non sarebbero mai potute essere poco dolorose. Le lacrime della Fornero sono rimaste nell’immaginario collettivo tra facili ironie e dure contestazioni, come simbolo di scelte poco digeribili. Renzi adesso affrontare, in quello che è stavolta un Governo politico a tutti gli effetti, decisioni e scelte che potrebbero condizionare le prossime tornate elettorali, ma non può rimandare la modifica di alcune leggi varate nei precedenti esecutivi, a partire proprio da quella sulle pensioni della Fornero.

Credits Photo: [urbanpost.it]
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La nuova riforma delle pensioni

L’annuncio del Governo è stato quello che entro l’anno cambierà la legge Fornero. Ogni cambiamento nella legge sulle pensioni, passa proprio da quella riforma che, se per tanti economisti ha contribuito a evitare il default dei conti pubblici, ha però dato il via ad una serie di drammatiche difficoltà per coloro che ne hanno subito le conseguenze. Renzi ha rotto il silenzio su un tema delicato quanto necessario; nei due rami del Parlamento sono ferme delle proposte di legge mirate a rivedere i meccanismi della legge ma il Governo non gli aveva prestato attenzione. Non una semplice promessa, con il Presidente del Consiglio che è entrato nello specifico della normativa mostrano il piano con cui intenderebbe insieme ai Ministri Padoan e Poletti, avviare la restaurazione del sistema pensionistico. Sarebbero introdotti alcuni correttivi per consentire, a chi ne avesse l’intenzione, di lasciare il lavoro anzitempo. La novità più rilevante sarebbe quella della reintroduzione della possibilità una maggiore flessione, come previsto già dal ddl Damiano; ma anche in questo caso non mancano polemiche per le penalizzazioni che accompagnerebbero l’eventuale scelta di andare in pensione in anticipo.

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