Matteo Renzi affronta quello che è il periodo più difficile per il suo esecutivo da quando, scelto da Napolitano, prese il posto di Enrico Letta alla guida del Governo, tra dubbi e scetticismi per quello che era nuovamente un leader non uscito vittorioso dalle Elezioni in seguito allo stallo parlamentare causato dai risultati elettorali delle Politiche. Tra il “caso Lupi”, le accuse di “doppiopesismo” sui Sottosegretari, il rischio di perdere l’alleato Alfano per i tanti malcontenti in Ncd, e i tanti problemi per la scelta del Pd di accettare la candidatura in Campania di De Luca. Non c’è, tra l’altro, giorno che passi senza che debba far conti con i numeri risicati per portare avanti le tanto auspicate riforme, privo dell’alleanza con Berlusconi sancita col “Patto del Nazareno”, mentre i Partiti di centrodestra che hanno adottato la linea intransigente di Brunetta.
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Tante le questioni in sospeso per il Presidente del Consiglio, con cronisti pronti a scommettere sul possibile appannamento della sua immagine di “invincibilità”, che aveva portato il Partito Democratico a volare attorno al 40% nei sondaggi. Con quei numeri impossibile non prevedere infatti la conseguente ed inesorabile ripresa delle opposizioni, tanto ferme e in difficoltà da non poter continuare a restare nell’ombra nonostante le difficoltà del Governo. Ma invece le urla e la rabbia di Salvini e Grillo non riescono a sfondare e i due leader non ne approfittano, anzi nei sondaggi oltre che restare molto lontani nelle percentuali rispetto al Pd, sembrano “litigarsi” i voti di un elettorato simile e indeciso su quale dei due Partiti appoggiare. Discorsi molto differenti però per i due; mentre per la Lega, nonostante la forza e il carisma di Salvini, in grado di rialzare un Partito in crisi adottando una linea populista di estrema destra e abbandonando l’idea secessionista, era abbastanza immaginabile non riuscire a impensierire Renzi per le difficoltà che continua ad avere nell’intercettare elettori al Sud, diverso è invece il chiedersi del perchè il Movimento di Grillo non sia più in grado non soltanto di contrastare il Pd, ma addirittura di tornare almeno ai numeri delle Politiche.
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Tanto martellante quanto a tratti inutile infatti sembra talvolta la strategia dell’ex comico ligure che continua ad attaccare l’esecutivo, ma si rende conto delle difficoltà del suo Partito e “rimprovera” tanti esponenti per dichiarazioni che non lo convincono. Cerca poi timidamente di aprire a Renzi ma ponendo delle basi d’accordo impossibili da accettare per il Presidente del Consiglio, e che di fatto relegano i grillini in Parlamento ad un’opposizione che non gli sta permettendo di portare avanti il programma, e tanti delusi non glielo perdonano. Difficile stabilire se i prossimi appuntamenti elettorali potranno scalfire in parte la leadership renziana, ma sicuramente anche in prospettiva di una possibile flessione soltanto alleanze tra Partiti all’opposizione, ipotesi impossibile forse, potrebbero impensierire la stabilità del Governo.
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