Renzi che piaccia o meno si conferma un fine stratega e a chi lo aveva sottovalutato apostrofandolo come un fenomeno di passaggio spinto dal solo slogan rottamatore, risponde con la forza portando avanti il programma di riforme; tra litigi nel Partito Democratico e continue dichiarazioni di scissione, riesce comunque a gestire un esecutivo in quello che forse è paradossalmente uno dei periodi di maggiore stabilità politica degli ultimi anni, anche se i numeri in Parlamento direbbero ben altro. In questo quadro tanto confuso per molti quanto gestito da lucidamente da Renzi, le opposizioni non riescono a sfondare e si ostacolano a vicenda attorno ad argomenti di attualità, cercando di conquistare la maggior fetta possibile di elettorato su tematiche di destra, che se, da un lato trovano spazio dall’altro ostacolano una reale possibilità di attirare quell’elettorato moderato necessario, se non indispensabile, per impensierire in parte il Pd.

Credits Photo: [pickline.it]
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Cosa dicono i sondaggi

Mettendo a confronto gli ultimi sondaggi elettorali sulle intenzioni di voto Il Pd di Renzi si conferma saldamente primo Partito, e anche se tra lo scandalo Lupi delle scorse settimane e gli scossoni Parlamentari per le riforme hanno in parte diminuito la percentuale di potenziali elettori del Partito, comunque non sembra che possano minimamente avvicinarsi al Pd in questo momento altre forze politiche. Grillo tiene e anzi sembra risalire ma non basta, mentre l’ascesa di Salvini che gli è servita a superare FI non risulta comunque sufficiente per una forza che risulta nonostante gli sforzi del suo leader indissolubilmente legata all’idea secessionista. Gli altri Partiti relegati al ruolo di comprimari non sembrano poter influire più di tanto e aspettano notizie sulla legge elettorale che per molti di loro potrebbe rappresentare un ostacolo enorme per poter rientrare in Parlamento. Così come le forze minori in caso di premio alla Lista e non alla Coalizione perderebbero il ruolo di arbitri che hanno invece ricoperto fino alle ultime Politiche.

Credits Photo: [sondaggiopiepoli]
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Social(ismo) 2.0

Chi tra Renzi, Grillo e Salvini è riuscito a convincere di più sui Social Network? Il Presidente del Consiglio si conferma come il più attivo su Twitter, dove nonostante scriva meno i suoi tweet anche grazie all’efficace rete di follower famosi che è riuscito a collezionare, risulta il più efficace e diretto. Lasciata da parte la fase del tweet critico, ha assunto una veste più istituzionale, utilizzando il sistema di fatto per sottolineare l’operato del Governo. Frasi spesso ripetitive ma efficaci, dichiarazioni secche che non riportano quasi mai ad un kink esterno. Discorso diverso su Facebook dove invece nonostante like in crescita sembra non riuscire da avere la stessa presa, forse anche per una minore propensione a quel tipo di messaggio, più lungo e per via di cose strettamente collegato ai commenti e alle interazioni. Salvini invece sembra molto più a suo agio, interagisce con gli utenti e scatena polemiche, spesso volontariamente, che diventano per il leader della Lega l’occasione sia per rafforzarsi col suo elettorato sia per confrontarsi, anche aspramente con chi non lo vota. Grillo che su questo ha costruito la sua ascesa politica sembra a tratti in difficoltà, non tanto per i numeri che gli continuano a dare ragione quanto per il sistema strettamente collegato a link che riportano al suo blog o all’aggregatore di notizie Tze Tze, che non soltanto è stato più volte criticato, ma che potrebbero anche stancare. L’efficacia in calo dello stile “notizia bomba” ha effettivamente perso smalto negli ultimi mesi.

Credits Photo: [TzeTze.it]
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Strategie e possibili cambi di rotta per Renzi, Grillo e Salvini

Senza dubbio le settimane che si apprestano ad affrontare i leader dei maggiori Partiti daranno un’idea più lucida della reale situazione al di là di fluttuazioni nei sondaggi e di dichiarazioni di voto spesso molto vaghe. Le Regionali non saranno soltanto un test per i candidati, ma anche importante termometro politico per definire le strategie e eventuali cambi di rotta, a partire dalle alleanze in bilico a destra e del mai definito intento di ricostituire l’asse Lega- FI o meno. D’altro canto serviranno anche per vedere la tenuta di Grillo e dei suoi nel territorio e per verificare se effettivamente il programma perseguito è a tratti condiviso da un elettorato leghista, fattore che al Nord potrebbe determinare un calo vistoso per il suo Movimento. Regionali che potrebbero definire meglio la questione irrisolta della minoranza Pd e la scelta di una scissione spesso dichiarata mai effettuata.

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