All’anagrafe Oronzo Rubino, per tutti Renzo Rubino, il cantautore pugliese che ha incantato l’Ariston per ben due volte, la prima volta nella categoria Giovani, vincendo il premio della critica dedicato a Mia Martini con la meravigliosa “Il postino (amami uomo)“, dedicato alla tematica gay, e l’anno scorso piazzandosi al terzo posto con il brano “Ora“, dove l’orchestra gli ha assegnato il premio al Miglior arrangiamento Sezione Campioni per il brano “Per sempre e poi basta“.
Testi maturi e originali, con melodie moderne, ricche di accenti classici e impronte retrò. Tutto questo e non solo, è Renzo Rubino. Premiato al festival Musicultura 2011 per il brano “Bignè”. 3 album all’attivo: “Farfavole“, “Poppins” e “Secondo Rubino“, e tanti concerti, in cui ha instaurato un rapporto speciale con i suoi fan.
Nato a Taranto nel 1988, ha trascorso tutta la sua infanzia e adolescenza a Martina Franca, dove ha studiato recitazione. Ebbene si, la musica è arrivata per caso. Ma scopriamo meglio il magico mondo di Renzo Rubino in questa intervista.
Descriviti utilizzando 3 aggettivi?
Camaleontico, romantico e operistico.
Quando è nata la tua passione per la musica e perché hai deciso di fare proprio il musicista?
A dire la verità non ho ancora deciso. La mia passione è nata perché aveva un pianoforte scassato a casa di mia nonna, che era il giocattolo più grande che avevo a disposizione, quindi ho iniziato a giocare con questo pianoforte e nel tempo mi sono appassionato alla musica in generale, che è stata sempre una valvola di sfogo, però non volevo fare questo, mi ci sono ritrovato in questo mondo perché in realtà volevo fare teatro.
Raccontaci di più.
Sarebbe davvero lunga da raccontare, però diciamo che ad un certo punto, ho iniziato a far musica, piu che altro per mantenermi in Puglia, suonando un po’ ovunque, anche in un night club tutte le notti, e ad un certo punto mi sono accorto che il pubblico, anche se non veniva per me, ha iniziato ad appassionarsi alle mie canzoni, e quindi mi son detto “Renzo se funzionano qui le tue canzoni, puoi provare ad andar fuori”, e allora ho iniziato ad andare in giro a suonare e portare la mia musica.
Perché hai deciso di partecipare a Sanremo?
Portando in giro la mia musica, ho incontrato Andrea Rodini, che è il mio produttore, e da lì è iniziato un percorso che poi ad un certo punto, mi ha portato all’Ariston, semplicemente perché ho presentato una canzone all’Accademia Area Sanremo, che è piaciuta molto.
Quindi, hai scelto Sanremo, senza passare dai talent?
Non ho provato i talent perché non erano la scelta giusta per me, perché davvero inizialmente volevo fare l’attore. Non sono innamorato della fama, ma sono innamorato della continua crescita e della continua voglia di scoprire e di scoprirmi, di capire dove si può arrivare e quali sono i miei limiti. Diciamo che è un po’ come una sfida, che per me non è intesa su un palco con delle persone che ti possono giudicare, non è il mio caso. Non rinnego i talent perché comunque oggi sono un mezzo, il problema vero è che sono l’unico mezzo per artisti che hanno voglia di mostrarsi e quindi chi lo vuole fare in maniera diversa non è avvantaggiato. Quindi, ho scelto Sanremo perché mi ha dato la possibilità di farmi vedere, lasciando la vita privata un po’ da parte.
Tu sei un cantautore, quindi scrivi i testi delle tue canzoni. A cosa o a chi ti ispiri per creare la tua musica?
Prendo ispirazione da tutto, anche dal supermercato. Uno stato d’animo può darti una mano, i libri, anche da altra musica, però preferisco prendere spunto dalla quotidianità, da quello che mi succede giorno per giorno, perché bisogna vivere per poter raccontare.
Il duetto dei tuoi sogni: con chi ti piacerebbe cantare e perché?
Ce ne sarebbero diversi. Potrei dirti Celentano, perché faceva parte dei miei ascolti da bambino e perché in qualche modo, ancora oggi, continua ad essere un precursore, un genio, un artista che musicalmente parlando ha fatto cose straordinarie. Oppure potrei dirti Jovanotti, che fa un tipo di musica diversa dalla mia, o anche Renato Zero per una questione di gusti legati all’adolescenza.
I tuoi fan si chiamano “Rubinetti” e ieri, giorno 27 novembre, si è tenuto il primo raduno con loro. Che cosa ti aspettavi da questo incontro e che tipo di rapporto vuoi instaurare con i tuoi fan?
I Ribinetti, innanzitutto, sono dei fuori di testa, nel senso buono del termine, e di questa cose me ne sono accorto durante i miei concerti, perché ogni volta si sono messi alla prova, hanno inventato sempre qualcosa di nuovo per riempire e arricchire lo spettacolo, divenendo parte dello spettacolo. È gente a cui piace l’onirico, il surrealismo, la fantasia, la fantascienza, un po’ come piace a me e questa cosa l’ho proprio vista con i miei occhi nei concerti. Ad esempio, una volta si sono organizzati con centinaia di maschere raffiguranti la mia faccia o cose di questo genere. La cosa bella di questo percorso è che in qualche modo crei una famiglia di amici, di persone che hanno voglia di condividere, quindi l’idea di questo raduno nasce proprio dall’esigenza di fidelizzare questo rapporto con loro, proprio in questo periodo in cui socialmente siamo un po’ in crisi, per potersi guardare negli occhi e condividere faccia a faccia, non solo musica, ma pezzi di vita, anche una barzelletta va benissimo.
Ti vediamo molto attivo sui social network. Quanto sono importanti in un lavoro come il tuo e quanto tempo dedichi ad essi?
Cerco di essere abbastanza vicino a chi mi segue, anche se quel mondo rimane virtuale, quindi anche se esiste potrebbe non esistere, quindi legarsi troppo significherebbe premere di più sulla solitudine, per quanto sia paradossale, perché secondo me, i social usati all’eccesso creano più solitudine, che amicizia, e quindi tento di farlo con moderazione, quando mi va e quando ho qualcosa da dire.
Nel 2015, esattamente il 5 gennaio da Prato, partirà il tuo tour #SecondoRubino. Puoi darci qualche anticipazione?
Torna questo Secondo Rubino tour, che riprenderà il lavoro fatto quest’estate, ma con una scaletta rivista e rivisitata, con qualche aggiunta. Ritornerò a fare quello che mi piace di più, cioè lo spettacolo dal vivo, che è tutta un’altra cosa. Per me è fondamentale esibirmi sul palcoscenico e fare in modo che per due ore tutti possiamo viaggiare insieme in un universo parallelo. Le altre date del tour le ho svelate al raduno con i fan, quindi ci saranno delle belle novità.
Ti vedremo a Sanremo 2015?
A febbraio non sarò al Festival semplicemente perché sto scrivendo ed ho voglia di raccontare qualcosa di importante e di forte e per fare questo devo avere il tempo per vivere e per creare, per buttare giù cose belle e per cancellare e riscrivere e l’anno prossimo non posso essere pronto per esserci da partecipante, anche se non escludo di andarci in altre vesti.
I tuoi progetti per il futuro?
Da domani, sabato 29 novembre, sarò nel programma di Fabio Fazio, “Che tempo che fa”, per 4 puntate, chiudendo il programma con una bella canzone del repertorio della musica italiana d’autore, che mi dà una continuità con quello che ho costruito quest’anno e poi ripartirò con i concerti, come detto prima.
Il mondo è come montare una cassettiera…c’è sempre qualche pezzo che rimane fuori e dopo non sai più dove metterlo.