Poesia che si fa musica e si reinventa, attraverso note e sonorità. Così Riccardo Sinigallia riesce a conquistare pubblico e critica con il suo nuovo album ‘Per Tutti‘, uscito dopo un periodo di pausa. Il cantautore romano è tornato infatti sulle scene per raccontare il suo viaggio in musica che l’ha portato a nuove consapevolezze.
Impegnato non solo sui palchi, ma anche in tv, Riccardo Sinigallia per il mese di novembre è ospite il sabato nella trasmissione di Fabio Fazio Che fuori tempo che fa, all’interno dello spazio Note al museo.
Nella prima puntata ci ha regalato una suggestiva interpretazione di Clandestino, in un’inedita versione italiana insieme a Francesco di Bella, storica voce dei 24 Grana.
Tra il passato con i Tiromancino, l’esperienza sanremese e il nuovo album, ecco cosa ci ha raccontato Riccardo Sinigallia nell’intervista su Il Giornale digitale.
Riccardo, “Per Tutti” è il titolo del tuo ultimo album, arrivato dopo sei anni e mezzo da “Incontri a metà strada”. Un lungo periodo in cui ti sei dedicato alla produzione e alla scrittura per altri artisti, come mai la voglia di tornare in sala di incisione?
La voglia non manca mai, puttosto mancano a volte le reali motivazioni per pubblicare dei dischi se non sei veramente convinto di quello che stai facendo. Tra il secondo e il terzo disco è passato molto tempo perché nel frattempo ho avuto altre urgenze.
Ho avuto due figli, ho lavorato con altri artisti e quindi la vita mi ha portato a riflettere un po’ di più prima di fare uscire un album, ma mai è stata abbandonata quella predisposizione naturale che ho nel fare dischi in prima persona, quella fa parte di me.
Più che un ritorno, parafrasando un titolo di una tua canzone, questa sembra essere una rigenerazione: da chi o da cosa ti senti rigenerato?
In realtà ancora non posso dirmi di sentirmi rigenerato in assoluto, magari ho dei brevi momenti di rigenerazione poi ci sono spesso altre cose che ti riportano nello stagno. Più che altro questo è un invito a una rigenerazione collettiva nella consapevolezza che gli scambi umani, a tutti i livelli, tra le persone possano aiutare a cambiare la situazione generale.
Ricordiamo l’episodio dell’ultimo Festival di Sanremo: sei stato costretto ad uscire dalla gara poiché venne diffuso un video di una tua serata, in cui eseguivi il brano presentato Prima di andare via.
Hai dei rimpianti? Cosa ti ha lasciato quell’esperienza?
No, un’esperienza bellissima sono stato trattato come poche volte capita di essere trattati in tv negli ultimi anni, con grande rispetto e attenzione. L’eliminazione è stata una cosa contingente, nel senso che è apparso questo video che mi ha un po’ “inchiodato” dal punto di vista del regolamento, per quanto possa sembrare un po’ ridicola c’erano comunque delle regole e non abbiamo potuto fare altrimenti.
Tornerai a Sanremo?
Sanremo non lo vedo come una cosa uguale a se stessa e ferma negli anni, dipende da chi lo presneta e lo dirige artisticamente. Se la persona che è a capo della selezione artistica – oltre ad avere la benevolenza di scegliere una mia canzone- è una persona che mi comunica affidabilità dal punto di vista dei contenuti e della cura dell’attività che faccio allora è una bella occasione, se devo andare lì a cantare cercando di fare più ascolti possibili vestendomi in un modo strano preferisco evitare.

Il successo per te è arrivato nel 2000 con i Tiromancino, poi dopo tre anni la scelta di debuttare da solista: da cosa è nata l’esigenza di sperimentarsi in una nuova dimensione?
Nella vita ci sono momenti in cui ti trovi bene in un posto a frequentare delle persone continuatuivamente. C’è stato un momento in cui tutti noi – eravamo in 4- ci siamo trovati bene, abbiamo lavorato tantissimo per la realizzazione di un sogno. Nel momento in cui ci siamo riusciti poi tutte le coordinate e tutte le modalità attraverso le quali eravamo a arrivati quel punto si sono sciolte, è cambiato un po’ tutto e io non ho più ritenuto stimolante e bello proseguire quel lavoro.
Dei brani con i Tiromancino, l’unico che ancora porti nei tuoi concerti è La descrizione di un attimo, come mai questa scelta?
Quella canzone volevo portarla dietro perché parla di una situazione personale, di un passaggio di vita. La ritengo più mia che dei Tiromancino, rappresenta un caso particolare per me.
Una lunga carriera in cui sei stato spesso dietro le quinte di grandi e importanti successi. Da Quelli che ben pensano a Lasciarsi un giorno a Roma, da Cara Valentina a Vento d’estate: cosa si prova a sentir cantare la propria canzone da altri artisti? Quale tra queste canzoni avresti voluto anche interpretare?
Ho partecipato molto a queste canzoni, quasi come fossero mie. Le avrei interpretate tutte volentieri, ma si partiva da un presupposto diverso, che fossero di altri, quindi no, non mi è mai venuto in mente.
Nel 2012 hai scritto per Marina Rei insieme a Valerio Mastandrea Che male c’è, sul caso di Federico Aldovrandi.
La madre di Federico, Patrizia Moretti, lo definì un inno alla vita. Cosa ha significato scrivere questa canzone?
E cosa rappresenta, ora, anche alla luce del caso di Stefano Cucchi?
È stato un momento impegnativo, doloroso, perché Valerio aveva queste righe scritte che mi portò una sera dentro una chiavetta dicendo vengo da te perché vorrei tu la facessi diventare una canzone.
Io per mesi dopo aver letto questo testo non sono riuscito a mettermici per una specie di pudore.
Poi un giorno ho deciso di farlo con grande forza e impegno ma è stato faticoso, doloroso, perché mi ricordo che ero entrato dentro la faccenda di Federico, avevo in testa le immagini del suo ritrovamento con la faccia e il corpo segnato da queste aggressioni.
Ovviamente ogni commento potrebbe sembrare molto banale, ma è abbastanza offensivo, soprattutto mettendosi nei panni di un genitor0,e sentire delle dichiarazioni in cui si dice che una persona che fa uso di stupefacenti non tiene alla propria salute.
Questa cosa non si può commentare, chiunque abbia avuto esperienze difficili nella vita si può trovare a fare delle scelte e questo non significa che si possano giustificare atti di violenza nei confronti di quella persona, anzi andrebbe aiutata.
Non ti vediamo spesso in televisione, ma per il mese di novembre sei ospite della trasmissione di Fabio Fazio a Che fuori tempo che fa all’interno di “Note al museo”.
Come mai la scelta di partecipare? Ci dai qualche anticipazione per le prossime puntate?
Quando mi invita Fabio Fazio, dopo il trattamento fantastico che ho avuto a Sanremo, per me rappresenta una grandissima occasione. Ci sono poche trasmissioni in cui la musica viene apprezzata in un modo diverso rispetto a quello che va per la maggiore.
Dopo la scorsa puntata in cui ho suonatao con Francesco di Bella – artista che amo particolarmente- nelle altre puntate andrò da solo chitarra e voce. Nell’ultima invece sarò con una parte della band che mi accompagna in cincerto: Laura Arzilli, Francesco Valente, Maurizio Loffredo.
Per concludere, dove possiamo ascoltarti dal vivo?
Continueremo la tournée tutto l’inverno tra locali e teatri.
Il 25 novembre sarò a Milano alla Salumeria della musica, il 3 dicembre all’Auditorium di Roma, poi a gennaio si riparte con nuove date.
[Fonte Photo Cover: rockol.it]