In un momento storico in cui l’economia del Paese sembra in ripresa e la fiducia degli italiani ai massimi storici, ci si interroga su quali possano essere i settori nei quali investire. La risposta pare essere univoca, indicando come interessanti tutti quei settori a forte contenuto innovativo. L’innovazione, infatti, rappresenta oggi per l’Italia uno dei principali temi di politica economica, all’interno della quale l’Università potrebbe giocare un ruolo centrale con una missione ben precisa: adempiere a quell’insieme di attività destinate a trasformare la ricerca in innovazione che crea prodotti e servizi in grado di spingere la nostra economia. Il cammino, però, sembra ancora lungo in tal senso e qualche barlume di speranza si deve più al coraggio, all’inventiva e alla condivisione dei singoli che ad un’azione comune e lungimirante calata dall’alto.

Di questo e altro ne abbiamo parlato con Alessandro Rimassa, dopo l’incontro al Forum delle Eccellenze di Milano. Classe 1975, scrittore, imprenditore, manager, consulente, speaker e altro ancora. All’interno del network Talent Garden, è cofounder e CEO di TAG Innovation School, la prima scuola dedicata al digitale e all’innovazione, una vera e propria fucina di talenti e di condivisione.
Nel 2006 ci ha fatto scoprire l’Italia dei precari con “Generazione mille euro” (Rizzoli), diventato il manifesto di un’intera generazione. A quasi 10 anni di distanza, nel suo quinto libro,”La repubblica degli innovatori” (Antonio Vallardi Editore, 2015), racconta un Paese che rinasce, grazie all’intuizione, alla caparbietà e alle capacità di chi mette in gioco il proprio futuro ma non solo.

Partiamo da tre parole che tu conosci molto bene: Pensare, Fare, Insieme. Che significato dai a questi concetti e cosa li lega l’un l’altro?

Non c’è azione senza pensiero, che significa mettere assieme visione, strategia e sogno. E non c’è futuro senza mettere insieme persone, ideali, valori, competenze. Insomma, per me sono parole fondamentali perché muovono spirito e forze, uniscono la praticità all’idea di cultura e di condivisione, delineano cioè una società da co-costruire per rilanciare il centro della società stessa, cioè noi, le persone, gli esseri umani.

Cosa significa innovazione nel 2015? Pensi che parlare di innovazione possa prescindere dal concetto di digitale?

Innovazione è pensare out of the box e creare qualcosa di nuovo, con tecnologia e digitale come assi abilitanti, che migliori la vita delle persone. Oggi digitale e innovazione sono connessi l’uno all’altra, domani l’innovazione sarà altro perché il digitale farà parte delle vite di tutti noi, senza più essere qualcosa di nuovo.

Talent Garden: l’«Huffington Post» la definisce “la migliore piattaforma fisica per connettere i talenti di tutto il mondo”. A quattro anni dalla sua nascita come pensi si sia evoluta questa realtà?

L’evoluzione è data dalla connessione: siamo nati 4 anni fa a Brescia, nel nostro coworking c’erano 50 persone in tutto, ora abbiamo spazi di lavoro condivisi in 14 città e abbiamo connesso migliaia di talenti, abbiamo creato la prima scuola dell’innovazione italiana, la TAG Innovation School, portiamo il futuro nelle piazze col festival Supernova. Ecco, siamo cresciuti perché per noi crescere significa connettere talenti, e non ci fermiamo, puntiamo ad aprire almeno altri 10 spazi nel 2016.

Credits: brescia.talentgarden.org
Credits: brescia.talentgarden.org

Per chi ne volesse entrare a far parte, quali sono i requisiti per potervi accedere?

Nel coworking ospitiamo aziende, startup e freelance che operino nel campo del digital e dell’innovazione, nella scuola accettiamo studenti e professionisti che vogliono accrescere le proprie competenze in questi stessi campi.

Nel tuo ultimo libro, “La repubblica degli innovatori”, racconti 85 storie di chi ha scelto di fare impresa in Italia, riuscendo a trasformare un’intuizione in un successo. Perché deve partire tutto dalla curiosità, no?!

La curiosità è tutto: o hai voglia di scoprire e fare qualcosa di nuovo ogni giorno, oppure oggi non puoi competere con la corsa continua verso l’innovazione a cui il mondo sta partecipando. Il gioco è tutto qui: se hai fame di sapere, mangerai successo. Se non sei affamato, finirai per non avere più cibo per r-esistere.

Sono tutte storie di donne e uomini, giovani, che si potrebbero definire “eroi del contemporaneo”, vista la burocrazia folle, le imposte, e i mille impedimenti. Quant’è difficile ancora fare impresa in Italia?

Tantissimo, ma lo è sempre stato. E sempre abbiamo fatto impresa. Vale la pena farlo ancora di più adesso, gli imprenditori sono eroi moderni, persone che scommettono tutto sul futuro non solo proprio, ma di tante persone e del Paese. Poi, certamente, si deve anche pretendere dal Governo un cambiamento radicale di mentalità, burocrazia e imposizione fiscale che sono i veri mali di questo Paese!

Qual è il filo che unisce “Generazione mille euro” a “La Repubblica degli innovatori”?

Il filo della denuncia, da parte mia: allora, dieci anni fa, dissi che c’era una generazione in difficoltà, quando giornali e politici sembravano sostenere che tutto fosse perfetto e luccicante. Oggi dico che sotto traccia si muove una generazione che ribalterà, davvero, questo Belpaese. E, per fortuna, nessuno se ne rende conto nemmeno questa volta… per fortuna, dico, perché chi non vede il cambiamento sarà spazzato via dal cambiamento stesso.

Come mai, in Italia, non sono le Università ad essere trampolini di lancio per quel che riguarda l’innovazione e i nuovi modi di fare impresa?

Perché le Università pensano più ai propri professori, e alle rendite di posizione, che non agli studenti. E così si preoccupano più di guardarsi allo specchio che di guardare fuori dalla finestra, per vedere che mondo c’è. Ed è un peccato, credo che l’Università italiana, con le sue solide basi culturali, servirebbe ancora tantissimo al futuro di questo Paese!

In quali settori pensi ci sia più spazio per chi ha voglia di costruirsi un proprio futuro?

In tutti quelli connessi al digitale e al direct to consumer, cioè alla disintermediazione totale tra produttore e consumatore.

Sul tuo sito www.alessandrorimassa.com campeggia una citazione di Albert Einstein: “La follia consiste nel fare le cose sempre allo stesso modo sperando che i risultati possano cambiare.” Quanto credi nel cambiamento e da cosa pensi si debba partire per far sì che non rimanga solo un bel proposito.

Si deve partire dalla frase di Einstein: cambiamo il modo di fare le cose, sperimentiamo, agiamo senza paura di sbagliare. Sbaglieremo, capiterà, ma cresceremo e smetteremo di essere immobili. Perché la scelta, oggi, non ce l’abbiamo: se non cambiamo, moriamo. E l’Italia ha la possibilità di una vita meravigliosa!

Grazie a Alessandro Rimassa da Il Giornale Digitale