Febbre da Mondiali, per un mese tutto il mondo sarà sintonizzato su un unico canale: Brasile. Un evento, a prescindere dall’interesse calcistico o nazionale. Un evento che diventa una vetrina e forse è anche questo il problema. Apparire ad ogni costo e qui i costi sono alti sia quelli finanziari che quelli umani. Le ultime notizie non sono affatto confortanti visto che al di là dei ritardi, a dir poco imbarazzanti, si aggiungono bilanci poco civili: dalle morti bianche a quelle innocenti, di bambini. Pochi giorni fa un operaio è rimasto folgorato a Cuiabà mentre stava lavorando all’impianto elettrico dell’Arena Parental e i fuochi nelle favelas sono solo la coda di una lunga scia di focolai.
Il Mondiale più costoso della storia era nato sotto i migliori auspici. Un Paese emergente, dove il calcio lo si mastica ad ogni età, la fucina di talenti e di ricordi emozionanti per molti tifosi nel mondo. Una vetrina appunto per mostrare a tutti i cambiamenti, le speranze, la positività di una crescita economica e sociale. Poi però dagli entusiasmi iniziali si é arrivati ai primi ostacoli che la FIFA forse non aveva proprio messo in conto. Gli scudieri di Blatter lamentano la difficoltà nel districarsi nel mostro della burocrazia brasiliana e via via viene scoperchiata una serie di vasi di Pandora davvero imbarazzante. Dal 2007, dalla proclamazione dell’assegnazione di una delle manifestazioni sportive più importanti, sembra essere passato un secolo.

Ritardi nel completamento degli impianti, infrastrutture ancora in progress, distanze enormi fra uno stadio e l’altro, costi esagerati per alloggi (500 euro al giorno) sia camere che case e alberghi, approssimazione e sostanziale presa in giro del governo brasiliano. In termini di denaro la macchina organizzativa é costata al Brasile 11,7 miliardi di dollari e realtà alla mano sembrano pure insufficienti. Si perché i ritardi costano e costano soprattutto perché se gli stadi non sono perfettamente completati per il 12 giugno, il lavoro di sette anni crolla. Se in vetrina i manichini sono vestiti a metà e pure male, in pochi entrano e comprano. La presidente Dilma Rousseff ha investito quasi 30 miliardi di dollari e ora il 50% dei brasiliani dichiara ostilità per la manifestazione.

Ma cosa troveranno i 600.000 turisti proveniente per lo più da Stati Uniti, Argentina e Germania? Molte sorprese. Stadi senza copertura come nel caso dell’Itaquerao, la cui copertura in vetro sintetico verrà ultimata solo a Mondiali finiti. Ottimo. E gli alloggi? Peggio che andar di notte. Uno dei motivi che più ha influenzato l’alto numero delle disdette è stato proprio l’alto costo degli alloggi. In extremis c’è stato un calo dei prezzi quasi del 30%. Se già prima di partire si è certi del fatto che sarà piuttosto difficoltoso seguire la propria squadra a causa della lontananza degli stadi, allora il gioco è fatto e non è quello del calcio. I 12 impianti in progetto presentati alla FIFA dovevano essere pronti entro il 31 dicembre 2013. Avrebbero dovuto.
Poi quello che nella vetrina nessuno vorrebbe vedere. E proprio per il fatto che nessuno vorrebbe vedere si è messa in atto una sorta di operazione di pulizia. Repressioni, cariche, spari. Spari come quelli di Pasqua quando la polizia ha ucciso un ballerino pensando fosse uno spacciatore. Scatenata la guerriglia fra Copacabana e Ipanema. Poi le condizioni nelle favelas: mancanza totale di igiene, paura delle milizie armate. Un giornalista danese, Mikkel Jensen, ha recentemente denunciato una situazione a dir poco allucinante: sul suo profilo Facebook ha dichiarato che le forze dell’ordine brasiliane stanno “spazzando” via i bambini che vivono per le strade. Secondo il suo racconto Fortaleza rimane la sede più oscura per operazioni atroci e dichiara a riguardo dei bambini: “Spesso li uccidono di notte quando dormono in una zona dove ci sono molti turisti“.
Un altro male, un cancro che affligge il Brasile e non solo, verrà sicuramente a galla: la prostituzione minorile. Kakà e Juninho sono due testimonial scelti per combattere il coinvolgimento di minorenni nel giro di compra vendita del sesso. Si stima che 500.000 adolescenti, sia ragazzi che ragazze, dei quali molti tossicodipendenti, vendono il proprio corpo soprattutto nella parte Nord Est del Brasile. Lungo le città balneari del Pernambuco, dove l’Italia giocherà, bambine fra i 12 e i 17 anni si prostituiscono per cifre irrisorie: dai 3 ai 6 euro. E ad aggiungersi il fatto che il 12 giugno, fischio d’inizio dei Mondiali, è anche il giorno di San Valentino. Il business ci gioca e allora molti dei motel di incontri amorosi, che si sono rinnovati momentaneamente per ospitare anche le famiglie di turisti, hanno pensato bene di lanciare il “movimento 11“: anticipare i “festeggiamenti” insomma.
Nei movimenti di protesta che hanno capillarmente coinvolto il Brasile, le ultime notizie non sono per nulla buone: sono state denunciate infiltrazioni di narcotrafficanti. A San Paolo per esempio il Primero Comando da Capital domina già socialmente sia le favelas che le periferie. E se è vero che molti dei turisti che arriveranno in Brasile saranno americani, la CIA non sta a guardare e prepara la miglior arma: ha già inviato specialisti per prevenire sequestri di cittadini americani. Un’altra preoccupazione riguarda i black bloc: si temono ulteriori infiltrazioni in una situazione già di per sé poco tranquilla. Dopo i tumulti durante la Confederations Cup, scaturiti da un aumento di 20 centesimi sul prezzo del biglietto dei mezzi pubblici, qualche altra classe sociale potrebbe osare.
La corruzione è alle stelle andando in parallelo con gli alti interessi in gioco. I 180 miliardi di dollari di guadagni previsti all’inizio non sono più così sicuri e finché si può mangiare, si mangia. E questo i brasiliani l’hanno capito bene. Ecco perché la presidente Rousseff, impegnata in inaugurazioni di stadi incompleti (uno è stato battezzato addirittura tre volte con tanto di scatto selfie con gli operai), dovrebbe prepararsi all’inaspettato: il malessere che dilaga, l’insofferenza per lo spreco umano e economico di questi Mondiali, potrebbe essere cavalcato non solo dai dipendenti dei mezzi pubblici ma anche dagli insegnanti per esempio. Una vetrina si diceva: se i tumulti per il pane necessitassero veramente di un intervento armato per sedarli, avverrebbe tutto sotto gli occhi del mondo.
[Fonte foto cover: www.si24.it]