“Ah, che bello cafè…”. Pure a Dimaro lo sanno fa, direbbe Maurizio Sarri. L’allenatore del Napoli, che parla toscano e reclama le proprie origini operaie, con la moca in mano in ritiro. La normalità che fa notizia, la banalità che sembra straordinaria. Sarri non va alla ricerca di gesti eclatanti, non ha l’appeal dell’allenatore che ha vinto tutto fuori dai confini italici, e in tuta ci sta benissimo. A proprio agio, come su un qualsiasi campo da calcio. Quel campo che avrebbe calcato come dopo lavoro gratuitamente se non fosse riuscito a farne una professione. La passione che va oltre il lavoro, il lavoro che va oltre gli obiettivi. Il sogno di Maurizio Sarri a tinte biancoazzurre è iniziato da poco, ma lui è già simbolo di una squadra. Simbolo di un modo di intendere il calcio che va oltre lo schema tattico, il giro-palla e gli esercizi portati a Dimaro per lavorare su una squadra che nell’ultimo anno ha deluso le aspettative di tifosi e opinione pubblica.

Il Napoli riparte da Sarri, e riparte anche da Valdifiori. Stessa origine, stesso modo di fare, stesso paradigma. Valdifiori non è solo un fedelissimo di mister Sarri, è anche la sintesi perfetta del modo di Sarri di guardare al calcio e al campo. Il calciatore che ha fatto tanta gavetta e ora va a giocarsi in una big l’occasione della vita. E non sarà probabilmente Pirlo, ma ad oggi Valdifiori risulta il miglior regista presente in una squadra italiana, almeno dal punto di vista tattico. L’affare, visto in prospettiva, è ancora più godibile. Al momento però c’è una squadra che lavora a Dimaro, con un nuovo tecnico, un nuovo staff e la voglia di riscattare le ultime stagioni non proprio esaltanti.

Il Napoli riparte dunque dalla normalità di chi conosce bene il calcio italiano. Rivoluziona il proprio centrocampo, che sarà costituito probabilmente dalla coppia Valdifiori – Allan, arrivato qualche giorno fa dall’Udinese, ripetendo il percorso fatto qualche anno fa da Inler. Non c’è però la presentazione con la maschera della tigre, né altri colpi scenici del genere: Allan arriva con poche responsabilità, e la voglia di stupire tutti. A Udine ha fatto bene, senza far parlare molto di sé. Con Valdifiori costituirà l’ossatura mediana di un Napoli che non ha più tempo per andare a pescare calciatori che sono incognite.

Riparte a fari spenti la società di De Laurentiis, con qualche errore dal punto di vista della comunicazione e ancora qualcosina da sistemare. Le chiavi di volta a livello tattico sono quelle cose che nell’ultima stagione non hanno funzionato: intanto la co-esistenza di Higuain e Gabbiadini, per non rinunciare a nessuno dei due. Poi magari il rilancio di Insigne, che in questi primi giorni di ritiro ha dimostrato voglia di fare e buona condizione, come trequartista, con un pizzico di concorrenza (Callejon e Mertens) che non guasta. Il fulcro può essere, in un 4-3-1-2 che almeno all’inizio sarà il modulo del Napoli, la posizione di interno di Hamsik. Ma c’è anche da sistemare una fase difensiva che in passato ha fatto acqua da tutte le parti. Qui serve il lavoro del tecnico, prima che dei calciatori. Cura maniacale alla fase difensiva, già dal ritiro, e attenzione ai particolari. Mentre a Dimaro hanno imparato anche a far un buon caffè napoletano. Lo ha portato in campo un toscanaccio, di origini napoletane. A lui la palla, e il compito di rendere dolce quel caffè, perché quello di Don Raffaè è stato amaro.

[Credits Cover photo: LaPresse]