Ogni giorno siamo sfiorati da rumors di ogni tipo che lambiscono diverse sfere della nostra società, dalla politica alla cronaca rosa, dalla finanza alla tecnologia. Ma sappiamo effettivamente definire il fenomeno “rumors”?

Il termine rumors non ha un sostanziale corrispondente nella lingua italiana. Potrebbe essere tradotto con voci che corrono, ma di sicuro risulterebbe quantomeno riduttivo e incompleto. Spesso e volentieri psicologi ed esperti di comunicazione hanno tentato di darne una definizione, mai però con troppo successo. Quella più ricorrente è “informazione non verificata”. Quando si parla di rumors, infatti, l’incertezza è assoluta e il dubbio è legittimo. Con questa definizione, però, non si tiene conto che di solito la voce si presenta con gli attributi della verifica ideale: la testimonianza diretta (negli ultimi anni spesso corredata di contributi video, audio, foto).

Per il pubblico, la parola rumors evoca un fenomeno misterioso, quasi magico, che affascina, conquista, seduce, infiamma, coinvolge. Andando oltre quest’aura magica e misteriosa, i rumors obbediscono in realtà a una logica molto ferrea di cui è possibile analizzare i singoli meccanismi: come nascono, da dove partono, perché compaiono, perché in un preciso momento e in un determinato luogo.

Il rumor è ovunque, innanzitutto. Appare come un’informazione “mediata” ma al tempo stesso ha i connotati di un potente mezzo di comunicazione. A ben vedere, è il più antico dei mass media, che nasce prima della scrittura e ha resistito all’avvento della stampa, della radio e della tv. Si potrebbe facilmente confondere con il passaparola, ma differisce da esso per strategia, canali mirati, scelta del target.

Gli ambiti di pertinenza dei rumors sono i più disparati, dalle indiscrezioni di cronaca rosa fino ai dettagli inerenti segreti aziendali, e fra le informazioni in grado di generare un rumor si trova principalmente tutto ciò che disturba l’ordine delle cose e provoca una reazione. Esempio lampante ne sono le avvisaglie di pericolo, le questioni morali, i mutamenti di ordine sociale, le rivelazioni di grande interesse mediatico e tecnologico.

La contemporaneità dei rumors è quella che li vede frugare nel privato dei personaggi pubblici o che li usa, in maniera strumentale, in prossimità delle elezioni, ad esempio per screditare un avversario. Il caso più importante in tal senso è rappresentato dallo scandalo Watergate che nel 1972 avrebbe determinato la caduta del presidente degli Stati Uniti, Nixon. Esplose proprio a seguito di una fuga di notizie, a opera di un informatore segreto soprannominato “Deep Throat” (gola profonda).

Il perché nascano i rumors è facile capirlo. Sono almeno 4 i motivi che ne incoraggiano la proliferazione:
1. Il senso critico e la non totale fiducia nei media ufficiali (stampa, radio, televisione) spingono ognuno a costruirsi una propria verità, il tutto facilitato dall’avvento di Internet.
2. La crescente sfiducia e l’onnipresente teoria del sospetto verso le istituzioni, i dirigenti, il governo non sono altro che il concime che fa crescere forti e vigorose fonti alternative e voci di corridoio.
3. La curiosità e gli interrogativi spontanei che la gente si pone e ai quali non è data risposta in maniera rapida e completa sono il terreno fertile dove far crescere verità parallele.
4. La scelta dei giusti canali in cui veicolare le informazioni rappresenta oggi più che mai un tassello importante nel processo della conoscenza. Diffondere informazioni non garantisce di per sé che esse siano recepite.

Negli ultimi vent’anni stiamo assistendo alla continua crescita del fenomeno rumors. La sua pervasività, infatti, si è notevolmente accentuata come ovvio parallelismo della rivoluzione tecnologica dell’era digitale, della globalizzazione dei mercati e dell’informazione, oltre che dell’internazionalizzazione delle culture.

La domanda, a questo punto, sorge spontanea: ma perché hanno così tanta importanza? La risposta è abbastanza semplice: ai rumors si dà credito e lo si fa perché spesso accade che siano veri. Questo è il motivo per cui i rumors inquietano: sono un’informazione non controllata, né dai governi, né dalle multinazionali, né da chicchessia. Sono quello che qualcuno definisce il mercato nero dell’informazione e, senza possibilità alcuna di arginare il fenomeno, sono destinati a occupare un posto sempre più rilevante nel mondo dell’informazione.

[Cover source: npr.org]