La decisione del Comune di Milano è quantomai coraggiosa: mettere dei paletti al dedalo di regolamenti che fino ad oggi ha gestito il “mercato” del gioco d’azzardo tramite slot machine. D’ora in poi infatti nel capoluogo lombardo non sarà più possibile per i proprietari di sale slot, tenere la serranda alzata anche per tutto l’arco della giornata, e i baristi dovranno tassativamente spegnere gli apparecchi in dotazione. I nuovi orari di maggior tutela sono stati studiati soprattutto per i bambini ed i ragazzi che escono da scuola, infatti la fascia no slot va dalle 12 alle 18. Sostanzialmente gli apparecchi potranno rimanere accesi quando la maggior parte dei giovani è a scuola o a casa.

Questo è quindi uno stop alle sale giochi aperte 24 ore su 24, punti di ritrovo e di bivacco estremamente frequentati da persone ai margini della società che, secondo una recente indagine, facevano calare la percezione di sicurezza nelle vie fino al 75%. Ma questa ordinanza del Comune di Milano è all’interno di un nuovo provvedimento contro il gioco d’azzardo, che punta a sradicare dalla città le innumerevoli sale slot che hanno aperto e ad evitare nuove aperture. Da giovedì 16 ottobre le sale non potranno più restare aperte 24 ore su 24, ma solo dalle 9 alle 12 e dalle 18 alle 23. L’obiettivo è ridurre la possibilità di accesso a tali luoghi. Le medesime limitazioni sono scattate anche per tutti quegli apparecchi collocati all’interno di bar e pubblici esercizi: al di fuori dell’orario indicato le slot dovranno restare spente e sono previste sanzioni per chi non ottempererà al divieto.

Fuori dal generale coro di approvazioni si schiera la voce del sistema gioco di Confindustria: «Come operatori – ha dichiarato il Vice Presidente Giovanni Emilio Maggi – siamo i primi a voler contrastare il fenomeno del gioco d’azzardo patologico, fenomeno che va stimato in modo obiettivo e scientifico così da poterlo affrontare al meglio, e non con ordinanze populiste e di dubbia applicazione. È un provvedimento completamente fuori fuoco. Il provvedimento, così come formulato avrebbe come risultato certo non solo un danno all’erario e l’abbattimento dell’iniziativa imprenditoriale ma, sostanziandosi in una limitazione arbitraria e forzata, porterà a un non voluto, ma reale, via libera al gioco illecito che andrebbe a sostituirsi così all’offerta lecita. Faremo ricorso, il Comune ha ritenuto di prendere il provvedimento in autonomia ed in contrasto non solo con le regole nazionali in materia di gioco che non prevedono limitazioni di orario, ma anche con la commissione preposta dalla Regione a gestire il tema della ludopatia. Solo lo Stato può regolare l’esercizio di un prodotto e stabilire con quali limiti e cautele può essere commercializzato».

Dichiarazione che pare fuori dal mondo attuale quella di Maggi, che sembra non prendere in minima considerazione l’entità dei problemi che la ludopatia causa nella popolazione del nostro paese in questo periodo di crisi. Inoltre le parole che giungono da Confindustria sembrano pronunciate da persone che non conoscono minimamente l’atteggiamento dei proprietari delle sale slot, che nella maggior parte dei casi permettono l’accesso ai locali anche ai ragazzi sotto i diciotto anni. Le inchieste lo confermano: moltissimi giovani si avvicinano alle slot molto prima di aver raggiunto la maggiore età, e questo problema non sarà risolvibile finché questi esercizi saranno accessibili a tutti senza filtri di orario e con controlli anagrafici inesistenti.

Schierarsi contro le politiche che sta faticosamente attuando il Comune di Milano contro questo “sdoganamento” del gioco d’azzardo vuol dire parteggiare per una crescita ulteriore delle patologie ludopatiche. Nel capoluogo lombardo è il comune in primis ad impegnarsi perché non aprano nuove sale da gioco, ma questi provvedimenti disperati contro una situazione oggettivamente fuori controllo vengono sempre resi inutili dalle varie istituzioni che, in assenza di normative precise, lasciano che tutto vada avanti come prima. La limitazione oraria è l’ennesimo tentativo di regolamentare un ambito che non ha alcuna regola, e soprattutto di salvare la gente dalle grinfie di un business in mano alla criminalità organizzata. Cerchiamo almeno una volta di non buttare via tutti gli sforzi in nome del politically correct, soprattutto perché si sta provando a tutelare la gente comune, cosa che in questo paese non accade quasi mai.