Quando un viaggiatore attento alle bellezze della natura, non ‘massificato’, giunge nelle campagne del Salento si accorge dopo pochi chilometri di almeno tre fattori a dir poco ripetivi: i muretti a secco, i vigneti (soprattutto nel nord del leccese) e le distese di alberi d’ulivo a perdita d’occhio. Vino e olio: sono questi, o quantomeno dovrebbero essere questi, i principali vanti di una terra, quella del Salento, baciata dal sole e bagnata dall’abbraccio di due mari, lo Jonio e l’Adriatico.
Gli uliveti dominano soprattutto i paesaggi del centro e del basso Salento. Distese infinite di alberi d’ulivo segnano le distanze fra i centri abitati e caratterizzano il luogo in maniera costante. Da almeno un anno queste zone del Salento sono balzate agli onori delle cronache giornalistiche per una questione poco chiara e che divide molti: il caso legato alla xylella. Più che caso dovremmo definirlo ‘caos’ visto che le notizie legate al fenomeno del disseccamento rapido degli ulivi sono diverse e confusionarie.
Disseccamento rapido degli ulivi: colpa della xylella o anche dell’incuria?
Da una parte ci sono coloro i quali da subito hanno legato indissolubilmente il nome della xylella al fenomeno del disseccamento rapido degli ulivi sottolineandone i rischi e chiedendo immediatamente fondi per porre un freno alla possibile contaminazione di altre zone del territorio salentino e pugliese. Dall’altra parte ci sono, invece, quelli che possono assicurare che il problema del disseccamento degli alberi non può essere imputabile solo al batterio xylella e che nel fenomeno concorrono molti altri fattori.
Insomma, da una parte c’è chi definisce la xylella come un batterio killer, dall’altra chi dice che il batterio può anche aver influito al disseccamento ma solo in virtù dell’azione di altri fattori determinanti. Ne è nata una rivalità fra opposte fazioni che ha contribuito a rendere più acceso un tema che preoccupa agricoltori e amanti della biodiversità.
Quel che si sta iniziando ad appurare con una buona dose di certezza è che il batterio xylella non agisca da solo sulle piante di ulivo ma che il disseccamento degli alberi sia dovuto a un’azione combinata di diversi fattori come, appunto, la xylella, un fungo conosciuto con il nome di Phaeocremonium e un lepidottero (un piccolo insetto). Questi tre fattori, uniti spesso all’incuria di alcuni agricoltori verso i propri alberi, hanno portato alcuni alberi a subire questo processo di rapido disseccamento.
Le zone più colpite dal disseccamento rapido degli ulivi
Il fenomeno del complesso del disseccamento rapido degli ulivi si è esteso soprattutto nella zona del gallipolino, nelle campagne di Matino, Parabita, nella zona fra Copertino e Lequile e fra Squinzano e Trepuzzi per un totale di circa 8000 ettari. L’allarmismo delle prime settimane ha portato in molti a credere nell’unica e drastica soluzione: i taglio e l’estirpazione degli alberi che presentano tracce della patologia. Così negli ultimi tempi non sono stati pochi i casi in cui si è dovuto assistere al taglio dei tronchi degli ulivi secchi e al successivo sradicamento completo della pianta. Per ogni albero eradicato una sensazione di impotenza, di amarezza per i contadini. La domanda che molti si chiedono e sono gli stessi contadini che hanno nei loro terreni alberi colpiti dal disseccamento è legata alla necessità o meno di un rimedio così drastico per porre fine al problema. Davvero è necessario sradicare l’albero, eliminarlo, lasciarlo morire definitivamente o si sta speculando fin troppo su questa vicenda magari arrivando a cedere i tronchi degli alberi a chi ne farà legna da ardere e i rami piccoli e il fogliame secco da trasformare in biomasse?
I comitati, i forum di cittadini formati in questi mesi in difesa del patrimonio olivicolo salentino rispondono a questo interrogativo dicendo che questi metodi drastici sono assolutamente sbagliati e che gli alberi possono guarire dal complesso del disseccamento rapido. Ed è la stessa Accademia dei Georgofili a dire in un articolo di fine marzo 2014 che probabilmente la xylella non sia davvero così fastidiosa da sola. Proprio in questo articolo si sottolinea che nelle zona rossa, quella a massimo contagio, alcuni alberi colpiti dal disseccamento abbiano recuperato il proprio vigore con il passare dei mesi presentando succhioni anche nelle zone apicali della chioma. Si tratta proprio di quelle piante per cui l’unica soluzione prospettata era l’eradicazione. Non è chiara ancora il modo in cui questi alberi d’ulivo dopo un’apparente morte abbiano preso vigore. Secondo l’Accademia una possibile spiegazione alla rinascita degli ‘ulivi malati’ potrebbe essere legata al fatto che non tutti i vasi xilematici della pianta erano stati colpiti dal complesso del disseccamento.
Quello che è certo, però, è che per sconfiggere la Xylella non servono tanto misure d’emergenza, ma, come dice l’Accademia, una rivoluzione culturale e colturale che rivaluti le buone pratiche agronomiche e di gestione degli oliveti. Quelle pratiche che ancora non sono state dimenticate e che ancora tanti vecchi contadini custodiscono nella loro memoria e che sono pronti a tramandarci.