Il suo percorso dicono sarebbe dovuto finire nel 2012, perché se a 35 anni lasci l’Italia per andare a giocare negli Emirati Arabi, hai poco ancora da chiedere alla tua carriera, se non arricchire il tuo conto corrente e far perdere le tracce di se stessi. E invece quell’avventura all’Al Nasr durò solo sei mesi. Troppo forte la voglia di giocare in un campionato competitivo, perché se ti chiami Luca Toni e hai vinto un Mondiale da protagonista, il campionato arabo è poca roba. E allora ancora una scommessa, a 35 anni Toni si rimette in gioco, e vince ancora, perché i sei mesi alla Fiorentina sono da incorniciare, e perché poi, a fine stagione e senza contratto, alla sua porta bussano ancora. È il Verona neopromosso in Serie A di Mandorlini, ed è pronto a costruire una squadra che giri proprio intorno a lui, cucita su misura per Luca Toni. Il resto poi è storia recente, ieri il centravanti modenese, ha abbattuto il Napoli con una doppietta. Due goal alla Luca Toni, di potenza, con il fiuto per la porta. Pronto a spegnere 38 candeline a Maggio, ma che storia Luca Toni…una storia che dice 64 presenze e 35 reti con la maglia del Verona, in poco più di una stagione e mezza. Ad oggi è il miglior marcatore italiano, e nella classifica marcatori con 13 reti affianca il tanto celebrato Gonzalo Higuain, che ieri prima ha dovuto ammirare le sue prodezze dalla panchina, poi ha dovuto provare a contrastarlo, ma vanamente con soli 20 minuti a disposizione. Toni invecchia bene, e invecchiando sembra migliorare sempre di più.
Ma la sua storia, la sua carriera non è stata sempre rose e fiori. Le difficoltà di emergere per uno della sua stazza, con il suo fisico, sono tante. Fosse stato per Cavasin, Toni oggi sarebbe nel suo paese Natale a fare l’impiegato. Proprio così, perché ai tempi della Fiorenzuola, in Serie C1, Cavasin non lo faceva giocare, e gli fece pensare di abbandonare i sogni di gloria. Perché se a 20 anni non giochi in Serie C, c’è qualcosa che non va. E invece Toni non si arrende, lascia la Fiorenzuola e va a giocare alla Lodigiani, dove Guido Attardi lo trasforma in un centravanti vero e proprio. Lodigiani, Treviso e Vicenza, il passo dalla C1 alla A è brevissimo, e infatti Toni nel 2000 esordisce in Serie A, a 23 anni, a San Siro, contro il Milan di Maldini campione d’Italia solo due stagioni prima. Arriva il Brescia, ergo Roberto Baggio, il divin codino al fianco, e Toni di goal ne segna 14 alla prima stagione. Poi l’infortunio a rovinare una carriera in fase di ascesa che sembrava destinata a grandi palcoscenici.
Ancora una scommessa, perché Toni a 26 anni si rimette in gioco e riparte ancora dalla Serie B, questa volta in Sicilia, a Palermo. Due stagioni intense, 50 goal in 80 presenze tra Serie B e Serie A, più la prima convocazione in Nazionale. Il sogno di ogni italiano con il pallone tra i piedi è quello di giocare con la maglia azzurra. Toni ci ha messo un po’, ma alla fine traguardo raggiunto, e le soddisfazioni da togliersi sono ancora tante. Due stagioni alla Fiorentina dove vince la scarpa d’oro il primo anno con 31 goal, e il Mondiale con la Nazionale Italiana, con cui mette a segno due reti all’Ucraina nei quarti. “Campioni del mondo”, è forse questa la gioia più bella della vita di un calciatore. Luca ha il desiderio di confrontarsi con un campionato nuovo, vuole giocare la Champions League, ma la Fiorentina lo trattiene per un altro anno. Alla fine però il desiderio di grandi palcoscenici ha il sopravvento e Toni fa le valigie direzione Bayern Monaco. In Germania fa quello che gli riesce meglio, segnare. 82 presenze, 57 goal prima dell’arrivo di Van Gaal sulla panchina dei bavaresi. L’amore tra i due non sboccia mai, e quindi il centravanti modenese è costretto a lasciare Monaco. Inizia qui la fase discendente della carriera di Toni, quella che inesorabilmente porta ogni giocatore verso la “pensione”. Roma, Genoa, Juventus, Al Nasr, Toni ha sempre le valigie pronte.
Torniamo quindi al punto di partenza, alla sua nuova scommessa, alla Fiorentina e al Verona, di cui oggi è capitano. Non male per uno che sta per compiere 38 anni, e che stava per essere dimenticato solo qualche anno prima. Intanto Verona se lo gode, Toni aveva pensato di smettere a fine stagione, ma la speranza dei tifosi e di Mandorlini è di poterlo vedere giocare ancora, almeno un altro anno. Toni è l’eroe di Verona, perché uno così può avere solo i super poteri. E allora si alza forte un coro più che mai: “Toni non smettere”, perché hai ancora tanto da dare al calcio italiano.
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