La scuola è iniziata per tutti, ma per gli studenti con disabilità si tratta solo dell’inizio di una guerra senza fine. Una guerra che non combattono in prima persona, ma indirettamente, attraverso i loro genitori, stanchi e disperati di ripetere ogni anno lo stesso inutile processo. Denunce e ricorsi per poche ore di assistenza, per ridare ai propri figli il diritto allo studio, perché senza urla non ottengono nulla.

Quanti sono i bambini disabili in Italia?

Essere disabili in Italia, significa soffrire doppiamente il disagio fisico o psicologico, dovuto alla mancanza di attenzione di uno Stato che si dichiara civile, ma che rare volte dimostra di esserlo realmente. I bambini disabili e le loro famiglie rappresentano infatti per l’Italia una parte consistente, quanto invisibile. Loro esistono, lavorano, pagano la tasse e desiderano offrire ai propri figli l’educazione che meritano. Eppure in questa catena vitale c’è pur sempre un anello mancante, che rende questo processo ancora più difficile in quanto in Italia si è disabili non soltanto dal punto di vista prettamente medico, ma anche da quello ambientale e soprattutto sociale. Così, si viene emarginati ai confini di una società che non offre loro la possibilità di crescere e formarsi all’interno di ambienti appositamente creati per le esigenze di chi ha difficoltà di carattere motorio o sensoriale. La stessa raccolta dei dati, che non solo sono poco affidabili, ma scarseggiano a causa della mancanza di studi periodici e dati aggiornati sui bambini con disabilità, conferma questa tendenza a lasciare nel dimenticatoio bambini e adolescenti con disabilità, nonché le loro stesse famiglie, che devono combattere contro un sistema che non ne vuole sapere di cambiare e dirigersi verso un programma di maggiore tutela nei confronti di una parte consistente della popolazione.

Secondo i dati più recenti forniti dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) il numero degli studenti con disabilità nell’anno scolastico 2011/2012 è stato complessivamente di 215.590 unità contro le 208.521 dell’anno scolastico precedente. Secondo i dati UNICEF, nel panorama delle disabilità, il ritardo mentale risulta essere la patologia più diffusa e nella scuola primaria si registrano anche disturbi dell’attenzione, del linguaggio e dell’apprendimento. Disabilità che necessitano di una particolare attenzione e assistenza, di cui i diretti interessati vengono annualmente privati. Perché, come fin troppo spesso accade, il debole viene tristemente accantonato e respinto, mai riconosciuto e aiutato, ma allontanato.

La situazione nelle scuole italiane

A un mese dall’inizio dell’anno scolastico, la situazione si presenta dunque identica a quella degli anni precedenti, con una consistente mancanza da parte dei docenti di sostegno, a causa dei soliti ritardi nell’assegnazione delle risorse annuali o per i meccanismi legati all’aggiornamento delle graduatorie delle scuole. Non solo: la maggior parte di questi insegnanti che sono spesso presenti solo per pochi mesi o persino poche ore, risultano essere persino privi del titolo di specializzazione. A tal proposito non sono mancate nemmeno le segnalazioni da parte di famiglie disperate, che soffrono doppiamente il disagio dei propri figli portatori di handicap. Doppi anche i sacrifici e la richiesta disperata di aiuto per questi genitori che chiedono soltanto che i propri figli vengano tutelati, per offrire loro la possibilità di frequentare l’ambiente scolastico con dignità, ma soprattutto con serenità. Al contrario si registrano numerosi casi in cui una mamma rimane in classe, perché il figlio necessita di assistenza o in cui un papà lascia il lavoro per sostare ogni giorno in macchina fuori dalla scuola perché il proprio figlio potrebbe aver bisogno di aiuto. Genitori che vivono costantemente con la paura che i propri figli possano ferire se stessi e gli altri, per la mancata attenzione che dovrebbero invece ricevere. Ecco alcune testimonianze di genitori abbandonati al loro destino, alla ricerca del diritto allo studio negato.

Le testimonianze dei genitori

Alina: “Accompagno Daniele e scopro che le due maestre di sostegno sono assenti, entrambe hanno il giorno libero. A quel punto, ho chiamato i carabinieri, che hanno constatato la situazione in cui si trovava mio figlio, senza nessuno che si occupasse di lui, e hanno steso la relazione. Con questo foglio in mano denuncerò il Comune e il provveditorato.” Così, ogni giorno, la madre di Daniele rimane in corridoio per non lasciare suo figlio solo. “Ogni tanto lo spiavo: era lì da solo, con lo zaino sul banco e la testa sopra. Non ha fatto nulla, in tre ore e mezzo. È così da quattro anni, ogni volta la stessa storia. O tengo Daniele a casa oppure lo accompagno in classe. E sto tutto il tempo con il cellulare in mano, pronta a scattare quando alla sua prima crisi mi chiameranno.”

Patrizia: “Il giorno prima dell’inizio della scuola. il preside mi chiama per comunicarmi che Matteo non avrebbe avuto, l’indomani, né l’insegnante di sostegno né l’assistente. E che, in verità il sostegno non l’avrebbe avuto mai, perché erano finiti”.

Ma come Matteo e Daniele sono moltissimi i casi che si presentano in maniera analoga in tutte le scuole presenti sul territorio italiano. Per loro, sono necessari migliaia di insegnanti preparati ad hoc e in grado di garantire il rapporto di uno a uno con gli studenti, indispensabile per seguirli nelle loro attività quotidiane. Il motivo alla base del mancato sostegno? Nulla di nuovo. Da una parte vi è come sempre la piaga della precarietà per i docenti, dovuta dalla mancanza di finanziamenti; quindi, spostandoci sull’altro fianco, vi è la costante assenza di fondi, che porta quindi a tagliare lì dove fa più male. Lì dove si dovrebbe curare e tutelare maggiormente. Lì dove è tutto più fragile.

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