Giocare. Lo facciamo con i sentimenti, con le persone, con i rischi, ma, una volta adulti, non trasformiamo mai questo verbo in azione, prendendolo così com’è, nella sua accezione più autentica. Perché sì, insomma, siamo fermamente convinti che sia una cosa da bambini, una perdita di tempo, una rinuncia giurata nel momento in cui si trova un lavoro, si mette su famiglia, si va a vivere da soli. Ridere, correre, abbandonarsi in maniera spensierata a un gioco senza regole, condividere tempo con gli altri: quanti lo fanno ancora, nonostante l’adulto che sono diventati? Quanto, quello stesso adulto, ha tolto alla persona che eravamo? Il bilancio è sicuramente negativo: l’entusiasmo, il divertimento, il coraggio, il perenne desiderio di mettersi in discussione e di provare, sono caratteristiche tipiche dei bambini, ma sono anche la marcia in più degli adulti che riescono a conservarle. Quali sono i vantaggi? Più flessibilità per il nostro cervello, incremento della capacità di adattamento e risoluzione dei problemi, stimolazione dell’empatia, meno tensione e più creatività: è questa la magia del gioco, a quanto afferma la psicologa Brunella Gasperini a la Repubblica. Per non parlare dell’influenza che la voglia di giocare ha sulle relazioni: vivacità, spontaneità, negazione dell’abitudine, favoriscono quella complicità che è alla base della lunga durata dei rapporti, che siano d’amore o d’amicizia. E, come quando si giocava suddivisi in squadre da bambini, uniti per un obiettivo comune e complici di cuccioli di uomo sconosciuti, ma che in quel momento erano compagni, alleati preziosi, così da grandi le attività ludiche di gruppo sono in grado di favorire la cooperazione, la collaborazione e la comunione di intenti. Dinamiche di gruppo applicate anche in ambito lavorativo da alcune aziende oltreoceano, che hanno addirittura inserito attività ludiche ai fini del miglioramento della produttività, del morale del personale e della riduzione dell’assenteismo.

Ed è proprio in ambito lavoro che i benefici del gioco, da adulti, esplicano la loro massima espressione. “Senza il lato bimbo non si va da nessuna parte. Non c’è master, curriculum, carriera, lifting che tenga…”, afferma sarcastico il fondatore di Lang&Partners, Roberto d’Incau. Il miglior alleato del disimpegno è la noia, per questo va combattuta attraverso piccoli spazi dedicati a noi e agli altri. Ritroviamo le nostre passioni, il mordente di quando eravamo giovani e audaci sognatori: il carburante della vita è proprio quello, la passione. Cosa credete di fare senza la passione? Cosa credete di fare senza il sorriso? È questa la chiave del successo: ritrovare il bambino che è in noi e lasciarlo libero di esprimersi come l’adulto che siamo. Sdrammatizziamo, affrontiamo la vita con ironia, che tanto la soglia del ridicolo si sposterà continuamente, senza colpevoli. Ma la nostra gioia, invece, parte da noi stessi, dalle nostre decisioni. E giocare ne dona di immensa.

Immaginate come sarebbe il mondo se tutti ritagliassimo uno spazio per giocare, stare con gli altri, tutti gli altri, senza pregiudizio alcuno, per rilassarci e sentirci vivi. Perché non è vita quella che non ti permette di giocare, di ridere, di respirare. Non è vita, è sopravvivenza. E alla fine della giornata, della settimana e di una vita intera, quei momenti saranno gli unici che conteranno. Gli unici che ci faranno ancora sorridere. Nonostante tutto.