Lasciarsi, poi riprendersi, poi lasciarsi e infine riprendersi ancora. Un’alternanza ciclica che ricorda le stagioni, caratterizza l’amore e i rapporti sentimentali degli anni 2000. Sì perchè la precarietà – oltre ad investire il lavoro – sembra aver travolto anche le relazioni amorose e se fragilità, insicurezze e mancanza di obiettivi sono all’ordine del giorno a farne le spese è in genere il partner.

Il risultato è una conflittualità diffusa che mina presunte certezze e spesso fa restare imbrigliati in rapporti che diventano catene, difficili da spezzare. Almeno per chi è coinvolto. Da fuori tutto sembra più semplice e fioccano i saggi consigli di amici e parenti Ma come fai ad andare avanti così? Perché non lo/la lasci? Non vedi che stai male?

E la risposta molto spesso è quella che non si riesce a dare neanche a se stessi: So che è giusto farlo, ma non ci riesco. Ci si condanna in una relazione che ricorda ben poco l’amore e molto la dipendenza.

Il senso è unico e ci si ritrova perlopiù da soli a spendersi per lui/lei. Ma le energie finiscono e prima che questo avvenga bisogna fermarsi e porsi delle domande. La psicologa americana Sherrie Bourg Carter, esperta di relazioni traumatiche, nel suo libro “High Octane Women: How Superachievers Can Avoid Burnout” suggerisce infatti di non ignorare i campanelli d’allarme e di formulare alcuni semplici interrogativi per capire se quello che si sta vivendo è un legame dannoso.

Quale sensazione prevale quando si trascorre del tempo insieme?

La propria autostima migliora o peggiora?

Ci si sente appagati o prevale l’insoddisfazione?

Insomma, condividere il tempo – e quindi la vita – con il partner ci fa stare meglio rispetto a quando si è da soli? Se la risposta a queste domande è negativa, significa che siamo in una relazione potenzialmente dannosa e che pur di raggiungere l’altro si è disposti a snaturarsi. Si insegue un’aspettativa, un modello che non esiste, dimenticando le nostre necessità e le priorità.

Bisogna quindi ripartire da se stessi, imparando a volersi bene e a non farsi del male. Un po’ di sano egoismo, perché nella scala delle priorità al primo posto deve esserci il benessere personale.
Se la persona infatti impara ad amare se stessa e a darsi valore e importanza non sarà più disposta a sottomettersi a relazioni dannose. Il restart inizia da qui.

Lo sanno gli esperti, ma soprattutto quanti hanno vissuto queste situazioni. E il nuovo percorso non è una via di fuga, ma una strada principale. Da percorrere, magari, con un amore (sano) al proprio fianco.

[Fonte Photo Cover:today.it]