Un cult già prima di iniziare. È sempre così quando saghe letterarie di successo vengono adattate per lo schermo. Lo è stato per «Game of Thrones» e lo sarà (forse) anche per «Outlander», il nuovo ambizioso progetto della rete cable Starz, reduce dai successi di Black Sails, Da Vinci’s Demons e Power. All’origine dello show più atteso dell’estate c’è l’epica serie scritta da Diana Gabaldon, un fenomeno letterario di portata globale che in vent’anni ha venduto oltre 26 milioni di copie in tutto il mondo: il primo libro, «La Straniera», è stato pubblicato nel 1991, l’ottavo appena uscito negli Stati Uniti, «Written in My Own Heart’s Blood», è andato dritto al numero uno dei bestseller del New York Times. Al centro di questa avvincente saga c’è l’incredibile viaggio nel tempo di Claire Beauchamp Randall (interpretata in tv da Caitriona Balfe) che attraversando un antico cerchio di pietre viene inspiegabilmente catapultata dal 1945 alla Scozia del 1743. Bloccata del passato, di colpo “straniera” in una terra dilaniata dai conflitti tra i clan e l’esercito britannico, Claire è coinvolta in avventure e pericoli che mettono a rischio la sua vita ma anche il suo cuore, quando per aver salva la vita è costretta a sposare l’highlander Jamier Fraser (Sam Heughan), pur desiderando dentro sé di tornare a casa dal marito Frank (Tobias Menzies).

© PR/ VOX/Sony Pictures Television Inc.
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O, per dirla spicciola come Taystee, nel secondo finale di stagione di «Orange is the new black»: “Una donna viaggia indietro nel tempo fino in Scozia…aggancia questo fuori legge grosso e sexy, e ci danno dentro giorno dopo giorno…”. Detta così sembra un Cinquanta Sfumature versione tartan per casalinghe annoiate. Sì, certo, racconta di due persone che si innamorano e la passione è una parte importante di questo rapporto. Ma ridurlo “solo” a questo è come dire che «Star Wars» è soltanto una storia di guerre spaziali. Qui invece c’è qualcosa per tutti: un’eroina forte e coraggiosa che cerca di sopravvivere in un mondo che non conosce, un valoroso alterego maschile, viaggi nel tempo, storia, politica, guerra, e sì, romance. Ma se questo non bastasse a spazzare via ogni dubbio, a garanzia della qualità ci sono i nomi coinvolti nel progetto televisivo: il creatore dello show è Ronald D. Moore di Battlestar Galactica e Star Trek, Bear McCreary (The Walking Dead) ha composto la musica e il regista dei primi due episodi è John Dahl, lo stesso di Breaking Bad. E in effetti la prima puntata (dal titolo “Sassenach”, parola gaelica usata per apostrofare gli inglesi) non ha deluso affatto le attese. Personaggi, trama, location, fotografia, colonna sonora: tutto funziona a meraviglia. Il che lascia presagire che anche i restanti 15 episodi di questa prima stagione riusciranno a soddisfare le aspettative che tanti ripongono in questa serie.

© PR/ VOX/Sony Pictures Television Inc.
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L’adattamento di un libro, che sia per il cinema o la tv, è sempre un’incognita. Il rischio è quello di rovinare tutto quello che di buono c’è nelle pagine del romanzo. Ma la Starz sembra aver fatto centro con quella che, fin da subito, è stata salutata dagli addetti ai lavori come la “Game of Thrones della Scozia”. Per ora, le premesse sono buone perché la serie diventi un fenomeno globale in grado eguagliare il successo dello show “rivale” della HBO. Come in Game of Thrones ci sono personaggi per cui fare il tifo, cattivi che si vorrebbe poter uccidere a mani nude, suggestive location, avventura, intrighi, una buona dose di corpetti e sottane strappate, colpi di scena e violenza. Il sangue scorrerà a fiumi anche in Outlander, ma non aspettatevi nulla di così scioccante come la Red Wedding, a meno che in un’ipotetica seconda stagione non si arrivi alla battaglia di Culloden. Certo le due serie condividono un po’ del loro DNA (sono tratte entrambe da lunghe saghe letterarie piene di avventura e azione e sono girate in Gran Bretagna) e qualche attore (Tobias Menzies aka Edmure Tully in GOT), ma in fin dei conti si tratta di due generi completamente diversi: radicato nella storia reale il primo, in un mondo fantasy il secondo. Le poche somiglianze hanno però generato un hype che può solo spianare la strada a una nuova serie che ha comunque, anche senza illustri paragoni, molte frecce al suo arco.

© PR/ VOX/Sony Pictures Television Inc.
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Se Outlander sembra destinata ad essere un successo ancora prima di iniziare, infatti, il merito è soprattutto del vastissimo e solido fanbase che si porta dietro grazie alla popolarità dei libri della Gabaldon (proprio come la serie tratta dai romanzi di George R.R. Martin). La fedeltà al libro e il supporto della scrittrice (che apparirà anche in un breve cameo) possono essere determinanti per creare uno zoccolo duro di audience. Ad intercettare nuovi telespettatori invece c’è molto altro: i nomi di spessore coinvolti nella produzione; il cast forte e ben assortito, con nomi anche abbastanza noti (James Fleet, Graham McTavish, Gary Lewis, Tobias Menzies); la chimica pazzesca tra i due protagonisti principali; e la qualità tecnica (costumi, location, fotografia ecc…) notevole. Basta dire che la serie avrà 16 episodi che è il doppio di quanto ha solitamente uno show al suo debutto (a Game of Thrones ne hanno dati dieci, ad esempio). Considerando che potrebbe durare a lungo, con otto libri da cui attingere materiale, Outlander non solo dimostra di avere la fiducia della Starz ma anche di essere un prodotto appetibile per i compratori internazionali che tendono a preferire serie lunghe per riempire i loro palinsesti. Non resta che guardarla, se poi sarà davvero la “nuova” Game of Thrones, come qualcuno l’ha già definita, ce lo dirà solo il tempo.

[Credit Photo Cover: PR/ VOX/Sony Pictures Television Inc.]