Jesi, Viale della Vittoria, trafficato come non mai nelle ore di punta del mattino. Entro nel bar-ristorante a conduzione familiare di Sergio Paolinelli, classe ’55, una vita nel calcio.
Sul muro giganteggia un foto della Cremonese e sui tavolini, in bella vista, i quotidiani sportivi. Ci sediamo per una chiacchierata in confidenza, visto che quindici anni fa ho avuto la fortuna e il piacere di avere Sergio come allenatore, una persona con grandi competenze calcistiche abbinate a straordinarie doti umane.

Sergio, e quella foto lassù?
Foto della Cremonese in Serie A, era la stagione 1984-85. C’era Mondonico in panchina e avevamo vinto il campionato di Serie B l’anno prima, riportando la Cremonese in A dopo 54 anni.

Quanto anni hai giocato a Cremona?
Dal ’79 all’85, sei stagioni indimenticabili. Prima il ritorno in B, nell’81, poi la Serie A conquistata con 6/11 della squadra che avevamo in C. Retrocedemmo subito, ma aver giocato contro il Napoli di Maradona, il Verona di Bagnoli e la Roma di Falcao fu straordinario.

Chi sono stati i migliori giocatori che hai avuto con te in squadra in quegli anni?
Tanti ragazzi bravi, ma due in particolare mi hanno impressionato: Gianluca Vialli e Alviero Chiorri. Vialli, dopo la promozione in A passò alla Sampdoria, e nell’affare entrò proprio Chiorri che era chiuso da un certo Roberto Mancini.

Un gol che ricordi con piacere nei trascorsi a Cremona?
Il mio primo gol in Serie B. Derby lombardo contro l’Atalanta a Bergamo, la partita finì 1-1 e segnai di pallonetto.

Poi il passaggio al Brescia in B dopo la retrocessione con la Cremonese…
Sì, e lì vincemmo il campionato. Alla guida della squadra c’era Antonio Pasinato, il miglior allenatore che ho avuto in carriera, una gran persona.

Qualche aneddoto?
Innanzitutto Pasinato ai giocatori dava sempre del ‘lei’. Aveva grande rispetto dei ragazzi e ne prendeva sempre le difese, ma bastava una volta che tradivi la sua fiducia che con lui eri fuori. Ricordo in una conferenza stampa dopo un 1 a 1 in casa contro la Cremonese, che un giornalista gli fece notare che due nostri giocatori, Gritti (attaccante) e Aliboni (portiere) erano stati visti il giovedì in discoteca. Lui rispose: “Evidentemente si stavano divertendo!”.
Con lui ho sempre avuto un ottimo rapporto, era come un padre di famiglia. Una volta mi infortunai alla caviglia in allenamento. Era martedì e Pasinato mi diede una settimana di riposo, ma io ritornai al campo il venerdì perché stavo meglio e volevo giocare contro l’Arezzo. Il giorno della partita mi disse: “Paolinelli, io la faccio giocare, ma se chiede il cambio perché non ce la fa, con me ha chiuso per sempre”. Giocai e salvai un gol andando in contrasto sul pallone con la caviglia infortunata. Non mi tolse più dalla squadra titolare.

Dopo tanti anni di professionismo ora sei allenatore qui a Jesi. Prima con l’Aurora, adesso con la Junior Jesina ‘Scuola Calcio Roberto Mancini’.
Ma non so ancora per quanto riuscirò a fare l’allenatore nel settore giovanile. E’ sempre più difficile rapportarsi con i ragazzi di oggi e con le loro famiglie. Meno passione, meno attaccamento, tanta superficialità e a volte i genitori non collaborano con le società sportive per la crescita dei propri figli. I tempi sono cambiati.

Sergio allarga le braccia, come in segno di resa, e rivolge lo sguardo alla foto della Cremonese 1984-85: nostalgia di un calcio che non c’è più.