Il campionato più bello del mondo è stato un mantra che ci siamo portati avanti, anche in maniera un po’ forzata, per almeno un ventennio. L’accezione, divenuta in seguito “Il campionato più difficile del mondo“, per farla sopravvivere oltre il normale ciclo di vita, è vetusta quanto la pausa del campionato a Natale. Quello italiano non sarà il torneo più bello, non sarà quello più difficile, ma di certo è il più equilibrato ed impegnativo. Anche questo non è vero, e lo dimostrano di numeri degli ultimi 8 imbarazzanti anni. Con cinque titoli di seguito all’Inter (uno a tavolino) e tre alla Juventus, esiste poco di più scontato e meno egemonico rispetto al nostro campionato. Perfino il campionato tedesco ha espresso più sorprese, per non parlare di quello spagnolo. “Alla fine vincono sempre il Real e il Barcellona“, il normale luogo comune spazzato via dal titolo dell’Atletico.

Il problema però è un altro. Non amo fare l’anglofilo a tutti i costi, anche perché nel calcio inglese vedo anche molte cose che non vanno, dietro la patina del calcio perfetto e dello spettacolo per le famiglie: su tutte le risse nei pub dove gli hooligans si danno appuntamento per fare quello che non gli è più permesso dentro gli stadi. Ma tant’è. Una cosa che ho sempre invidiato alla Premier League è il Boxing Day, la partita di Santo Stefano. Trovo perfetto che si giochi un campionato durante le festività natalizie, per una serie di motivi che magari non piaceranno ai nostri prelati, ma che considero un punto di partenza importante per il rilancio di un campionato che non è, al momento, né il più bello, né il più difficile, né il più equilibrato e tantomeno il più spettacolare.

In primo luogo considero la crisi: durante le feste le persone sono più pronte a spendere soldi per partecipare ad un evento. Non per niente si va più spesso al cinema con la famiglia o al teatro. La partita è anche un evento, e non vedo perché non sfruttare le festività per renderlo un evento speciale. E per far partecipare più donne e bambini.

In seconda battuta considererei la mobilità lavorativa che coinvolge molte persone nel nostro Paese, soprattutto al Sud: ci sono moltissimi napoletani, baresi, siciliani, calabresi, tanto per citare alcuni casi, che vivono lontani dalle loro città e riescono a tornare a casa solo a Natale. Perché non pensare ad un calendario che tenga conto anche di queste necessità per permettere a questi studenti o lavoratori (tra i quali mi ci metto anche io) di godersi la propria squadra allo stadio? Non è utopia. In NBA le partite più importanti si giocano il 25 dicembre per poter guadagnare dai diritti televisivi e permettere alle famiglie di partecipare al più affascinante degli spettacoli. Tanto, parliamoci chiaro, a messa ci si va prima o dopo, non vedo il problema.

Il clima: Natale non è il periodo più freddo dell’anno. Lo è semmai gennaio – febbraio, non mi sembra di ricordare grandi nevicate il 26 dicembre. Quando parlo di clima, parlo anche di quello allo stadio e lancio una provocazione. Fissare eventuali partite a rischio nel giorno di Natale sarebbe una mossa tanto ipocrita quanto efficace per limitare il rischio di scontri. I pubblicitari ne sarebbero felici, e gli eventuali colpevoli di tensioni finirebbero in una gogna mediatica ancora più spietata.

Infine parliamo del lavoro: oggi più che mai quei pochi che hanno un lavoro devono tenerselo. Il calcio spezzatino non consente a chi lavora nei negozi, ne centri commerciali o in attività al pubblico di godersi molte partite durante l’anno, nemmeno nei giorni di festa. Magari giocare durante le feste aumenterebbe la possibilità di poter vedere serenamente una partita, e le Società potrebbero offrire, tra i regali di Natale, anche pacchetti di biglietti per le famiglie. A proposito: tra quelli che il lavoro ce l’hanno e devono tenerselo penso ai calciatori. Nessuno deve fargli i conti in tasca, e quindi non glieli farò nemmeno io. Ma facendo parte, loro, del mondo dello spettacolo non vedo lo scandalo di metterli al servizio della gente che compra maglie, biglietti, abbonamenti, diritti televisivi, gadget. Ovvero della gente che li mantiene, più che dignitosamente, tra l’altro.

Spero che, come nell’articolo che chiedeva di invertire i campi di Coppa Italia, ci sia in Lega qualcuno pronto a prendere in considerazione questo appello. Diversamente ci godremo comunque il Natale in altra maniera. Peccato, perché altrimenti potrebbero guadagnarci tutti.

Buon Natale in ogni caso, anche senza Serie A.

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