L’inizio con Linus nel 1987. Poi le pagine di Cuore, Smemoranda, Topolino, Comix. Un amore per la Disney, dove storie, strisce e vignette portano la sua firma da anni per la gioia di migliaia di bambini. Fino a Lucrezia, personaggio dissacrante che ironizza sui più comuni “difetti” della figura femminile, rappresentando lo stereotipo della “donna moderna”, non a caso il nome della rivista dove le storie di Lucrezia prendono vita ogni settimana.

Unico comune denominatore: la matita di Silvia Ziche. Mano e mente che da anni fanno vivere personaggi entrati nel cuore di bambini e adulti che attendono l’appuntamento settimanale con l’uscita dell’intramontabile Topolino o del nuovo numero di Donna Moderna come un “must have”. Perché lei li fa sorridere; lei li fa emozionare; lei li proietta in un mondo avulso dalle inquietudini del nostro quotidiano.
Chi è Silvia Ziche? Com’è il mondo del fumetto che rappresenta con stile inconfondibile? Se e come si evolverà questo mondo? Lo abbiamo chiesto a lei in un’intervista esclusiva.

Silvia, sei consapevole che con le tue tavole hai regalato un sorriso a migliaia di bambini, ragazzi, persino adulti? Ritieni per questo il tuo lavoro un po’ “speciale”?

Silvia: “Sì, penso che sia un lavoro specialissimo. Mi piace raccontare storie. E come chiunque racconti storie, la massima soddisfazione è che qualcuno le stia a sentire, e partecipi emotivamente. Mi diverto io per prima quando scrivo storie e vignette. Credo che sia questo divertimento che porta anche il lettore a divertirsi”.

Topolino in primis, ma anche i fumetti di Comix, Linus, Smemoranda, Lucrezia. A quale tra questi sei più affezionata? E quale ti ha comportato la maggior “fatica creativa”?

Silvia: “La fatica non esiste più da anni. Non nella creazione, almeno. Con l’esperienza si trovano un sacco di modi per mettersi nella condizione di avere delle idee, quasi a comando. Quasi. La fatica c’è, ma è quella del lavoro pratico, del disegno. Anche in questi giorni devo finire un lavoro, una storia di tante tavole, lavoro giorno e notte per riuscire a consegnare in tempo. Questa, sì, è fatica.
Tra i personaggi che ho disegnato sono molto affezionata a Lucrezia, perché è un personaggio vivo, è una specie di sorella per me, me la porto dietro sempre, ed è dalla mia esperienza e dalla sua costante presenza che alla fine escono le vignette. Ma sono affezionatissima, per altri motivi, anche ai personaggi Disney. Ho imparato a leggere sulle pagine di Topolino, ricordo le storie che leggevo, e come mi immergevo totalmente in quelle avventure. Ecco, se riuscissi a dare a qualche bambino quel tipo di emozione totale sarei la persona più felice del pianeta”.

Lavorare come fumettista in Italia è appagante o l’estero valorizza di più questa professione?

Silvia: “Ho lavorato sempre e solo in Italia, quindi non ho termini di paragone. Per me è appagante. Mi rendo conto che l’editoria sta attraversando un periodo pessimo. Molti colleghi sono in difficoltà, qualcuno cerca altre possibilità all’estero. Se fossi più giovane, probabilmente valuterei anch’io la possibilità di farlo”.

Cosa rimproveri – se rimproveri qualcosa – al mondo del fumetto italiano?

Silvia: “Al mondo del fumetto, niente. Mi spiace un pochino, a volte, lo sguardo di sufficienza che gli riserva chi non è lettore di fumetti”.

Quanto è complessa la strada per diventare fumettista e dove si trova la migliore scuola formativa? L’Italia vanta uno storico di grandi nomi, è ancora così?

Silvia: “Ci sono tanti luoghi comuni sull’Italia e sugli italiani. Credo che il fatto che siano creativi non sia un luogo comune, ma una cosa vera. Come sono veri, purtroppo, molti dei difetti che ci vengono imputati. Abbiamo avuto e abbiamo grandissimi autori. Però adesso la strada per arrivare alla pubblicazione è dura. Non so quale sia la migliore formazione possibile, credo che dipenda più da chi vuole apprendere che da chi insegna. Direi che la via più comoda, anche se può essere illusoria, al momento è il web, che dà la possibilità a tutti di mettersi alla prova”.

Credits: Silvia Ziche
Credits: Silvia Ziche

Quello dei fumetti è un mondo maschilista? Di donne con la matita ce ne sono poche, o almeno al tuo livello. Pregiudizio o casualità?

Silvia: “Le donne stanno aumentando. Ce ne sono sempre di più, e bravissime. Ci vuole tempo. Ancora un po’ di tempo. Fino a qualche decennio fa era un mondo quasi completamente maschile. Credo dipendesse dal fatto che le ragazze non leggevano i fumetti, che erano considerati cose da maschi. Non leggendoli, non potevano certo desiderare di scriverli, o disegnarli. Con qualche eccezione, come Lina Buffolente, Grazia Nidasio, le sorelle Giussani, o in Francia Claire Bretecher. Dagli anni settanta, più o meno, abbiamo cominciato a leggerli anche noi ragazze. E a volerli disegnare”.

Hai studiato con il grande Carpi. Tra gli altri, qual è il ricordo che custodisci nel cuore e quale l’insegnamento più prezioso?

Silvia: “Carpi è stato uno dei miei maestri. L’altro è stato il grandissimo Giorgio Cavazzano. Di Carpi l’insegnamento più utile è stato quello di non innamorarmi mai dei disegni che faccio. Rifare. Cancellare. Ridisegnare. E’ l’unico modo per continuare a migliorare”.

Lucrezia: quanto c’è di Silvia in quel personaggio?

Silvia: “Lucrezia è un po’ una versione paradossale di me. Le presto molti dei miei difetti (molto amplificati) e la mia esperienza. Lei però ha un carattere estremo, fa e dice cose che io non potrei neanche pensare di fare. Per questo per me è molto liberatoria. Attraverso di lei però non racconto niente di privato. Cerco nelle cose che mi succedono il denominatore comune con quello che può essere l’esperienza comune anche ad altre persone. E da lì parte la ricerca dell’idea per una vignetta o per una storia”.

Credits: Silvia Ziche
Credits: Silvia Ziche

Qual è il messaggio più bello ricevuto dai tuoi lettori, quello che ti ha fatto “commuovere”?

Silvia: “Il più bello in assoluto è quando qualcuno mi dice che si riconosce in Lucrezia, o che ci riconosce la fidanzata, la sorella, l’amica”.

I personaggi dei fumetti seguiranno le evoluzioni della società che cambia? Troveremo mai un Paperino omosessuale o una coppia di fatto che adotta un paperetto, o altre realtà sociali odierne, oppure la Disney pone un limite su questo?

Silvia: “Per quanto riguarda Disney io mi devo adattare a regole e direttive che non dipendono da me. Per quanto riguarda altri fumetti, mi pare che l’apertura ci sia, e la società sia ben rappresentata in tutti i suoi aspetti”.

Quanto sono importanti i fumetti nella crescita di un bambino? Non immagino un bambino senza un “Topolino” tra le mani.

Silvia: “Neanch’io. Per me i fumetti sono stati fondamentali. Ho cominciato a leggerli da piccolissima, ho continuato da grande, ma mi hanno aperto le porte anche della narrativa, e sono diventata una lettrice onnivora. Ora i bambini sono diversi da come ero io da piccola. Hanno più stimoli, e molto diversi. Tutto è più veloce, immediato. Io spero che Topolino rimanga sempre una delle letture preferite dei bambini, ma mi rendo conto che il mondo, e il modo di leggere, stanno cambiando”.

Quanto, invece, i fumetti hanno bisogno dei bambini?

Silvia: “Anche del bambino che c’è in ogni adulto. Quello che è ancora capace di farsi coinvolgere dal racconto di una storia, e che ne subisce ancora il fascino”.

Il personaggio che vorresti disegnare o che avresti voluto – qualora esistesse già.

Silvia: “Posso esagerare? Asterix, di Goscinny e Uderzo. Gaston Lagaffe, di Franquin. I Frustrati, di Claire Bretecher”.

Chi è Silvia Ziche, posata la matita?

Silvia: “Una che non ha capito bene il mondo, ma si intestardisce a tirarne fuori un qualsiasi senso. E racconta questa terribile fatica con i fumetti”.

[Credits photo: Gentile concessione di Silvia Ziche]