Per parlare di musica con una sintesi tra passione e cognizione di causa bisogna averla praticata, andando oltre le esercitazioni al flauto delle scuole medie. Questo vale anche sul grande schermo: due anni fa Damien Chazelle, ex jazzista, ci ha regalato il bellissimo Whiplash. La conferma però ci giunge direttamente dall’ultimo Festival del cinema di Roma, dove l’irlandese John Carney, in gioventù bassista della rock-band The Frames, ha presentato in anteprima il suo Sing Street: c’è davvero poco da fare, quando un musicista vuole fare un film sulla musica non è mai una cattiva idea. Perché Sing Street, che arriverà nelle nostre sale il 9 novembre, è una delle più belle sorprese di questa stagione.
L’ambientazione, di per sé, prende il cuore: la Dublino del 1985, vessata dalla crisi economica ma già sprizzante quell’entusiasmo che la renderanno pochi anni dopo una delle città migliori al mondo per i giovani. La storia è quella di Conor, teenager con un innato talento musicale, che deve affrontare a casa una situazione familiare tesa (i genitori sono sull’orlo della separazione) e nella nuova scuola, quella di Synge Street, i tormenti dei bulli e soprattutto del bigotto e crudele preside. A scuola Conor conosce però altri ragazzi che condividono con lui l’amore per la musica e insieme decidono di fondare una band, la Sing Street: a fungere da musa per le creazioni di Conor è la sedicenne Raphina, ragazza misteriosa e affascinante, che lo farà innamorare.
È un inguaribile ottimismo quello che consente a Sing Street di conquistare istantaneamente il cuore di chi guarda. Più della musica, un mixage tra cover (Motorhead, Duran Duran, The Cure) e brani originali, e dell’ottima messa in scena, impreziosita da una fotografia di qualità firmata da Yaron Orbach, è la sceneggiatura scritta dallo stesso Carney a costituire il punto di forza del film, che si rivela un gioioso inno, seppur drammatico, alla voglia di fare. Conor, il protagonista, è il bersaglio ideale per la vita: sensibile, delicato, eccentrico. A tratti ricorda Nicholas Hoult in About a boy, ma John Carney plasma il suo luminoso viso e lo rende la perfetta rappresentazione dell’icona pop degli anni ’80, un po’ Boy George un po’ Robert Smith, principi dell’anticonformismo. La piccola band funziona poi a meraviglia, grazie alla scelta azzeccatissima in sede di casting, dei giovanissimi interpreti, capeggiati dall’esordiente Ferdia Walsh-Peelo, nei panni di Conor.
Andate a vedere Sing Street e vi verrà voglia di mettere su una band, o comunque di realizzare i vostri sogni.
[Photo Credits: The Weinstein Company]