Helen Fielding disegnò nel suo romanzo la figura della single depressa, incline al fumo, all’alcool, alle figuracce e a alle relazioni tossiche. Il suo nome è Bridget Jones e nel 1995 prima, e con la trasposizione cinematografica del 2001 poi, consolò migliaia di ragazze in attesa del principe azzurro.
Oggi risultano essere sempre più numerose le Bridget Jones, angosciate dal ritardo dell’amore da film, quello vero, incondizionato, quello del “per sempre“, quello che le ragazze sognano sin da bambine.
Single per scelta fino al punto in cui ci si rende conto che scegliere di intraprendere una relazione non è più così facile. E così ci si sente asfissiate dallo scorrere del tempo, dalle amiche che, una ad una, mettono su famiglia, dai parenti che ogni domenica chiedono, pressanti e senza tatto alcuno, “e il fidanzato?“.
E si cede, perché, quando si tratta di cuore, non si è mai abbastanza forti. Si cede alla voglia di sentirsi meno soli, di ricevere attenzioni, di rinchiudersi in una effimera e fittizia vita di coppia che distragga dal ticchettare di quell’orologio biologico e salvi dal titolo di “zitella dell’anno” che tanto spaventa.
Secondo uno studio americano pubblicato su The Journal of Personality and Social Psychology, la paura di restare single alimenta relazioni inappaganti e infelici con partners poco o affatto desiderabili.
I dati Istat dichiarano però un aumento dei single nella popolazione italiana: una famiglia su tre è composta da una sola persona e le più grandi città della penisola assumono sempre più i tratti di “single city“.
Prima dei trenta infatti sembrano essere ricercate relazioni a breve termine, divertimento e disimpegno: che arrivi il Principe Azzurro su un levriero o in Mercedes, con un castello in eredità, poco importa. Ma superata quell’età, Fantozzi in cinquecento, disoccupato e con un monolocale in periferia, appare come l’uomo dei sogni.
La consequenzialità tra il momento di estrema esigenza e quello di estrema disperazione è, dunque, comune, reale e diffusa, conseguenza a sua volta di varie evoluzioni sociali come l’accesso della donna al mondo del lavoro, l’emancipazione e il continuo rimandare quell’istinto materno, anteponendovi la realizzazione personale.
Così l’anuptafobia, la paura di rimanere single, si smembra in tante altre innumerevoli paure: “Restare sole, invecchiare, non riuscire ad avere figli. Ma è importante comprendere che queste paure sono normali, condivise anche dai non-single e bisogna continuare a vivere la propria vita cercando di mettere al centro i propri desideri profondi, umani e condivisibili. La positività del pensiero, anche se a volte difficile, attrae positività. Quando si cambia il modo di guardare alle cose, le cose stesse cambiano. È il potere trasformativo della mente sulla realtà, il pensiero che modifica l’agire“, spiega a D.repubblica.it la dottoressa Adelia Lucattini, psichiatra psicoterapeuta e psicoanalista.
“La solitudine è un sentimento naturale, a volte cercato e vissuto piacevolmente. Permette di viversi le proprie cose, con i propri tempi, e di pensare. Altra cosa è l’isolamento, lo stare da soli, il sentirsi soli. Ecco perché avere amici e coltivare relazioni sociali è fondamentale, perché consente di non emarginarsi, di vincere la sensazione di abbandono e vuoto che talvolta si affaccia, soprattutto la sera, nel fine settimana o durante le feste comandate. Un buon modo di affrontare la singletudine è di guardare oltre il contingente e leggere dentro di sé quello che si desidera veramente. Mentre si continua a vivere la propria vita, cambiare il punto di osservazione può aiutare a vedere quello che ci circonda in modo nuovo e diverso. Spesso la persona giusta era già accanto, ma non la si era notata o non ci si era fatti notare“.
Non lanciarsi in relazioni poco salutari o, peggio, infelici, ma piuttosto investire su di sé, migliorandosi, riempiendo la propria vita di quello che si sarebbe voluto fare nonostante l’altro: questa è la soluzione alla solitudine, nell’attesa di quel qualcuno che ci squarci il cuore.
Le persone non sono analgesici, la metà della mela non deve essere una mera compagnia. L’amore deve spettinare, deve sconvolgere la nostra vita tanto da farci decidere di condividerla. Non si può pensare con la testa, si deve pensare con il cuore. Si deve scegliere qualcuno con esso. Perché è meglio essere soli da soli, che soli in due.