Partendo da un presupposto: immaginare che un movimento nato da pochi anni e in grado di diventare secondo partito del Paese, possa spuntare dal nulla è se non impossibile, quantomeno azzardato. Chi ha studiato almeno una volta i flussi di voti sa che fondamentalmente il sistema politico della Seconda Repubblica si è sempre basato su un bipolarismo imperfetto, ma comunque stabilizzato, in cui la vittoria di uno o dell’altro schieramento dipende più dalla variabile astensionismo che da reali trasferimenti di voto da una coalizione all’altra; in poche parole un elettore berlusconiano preferisce rimanere a casa se deluso piuttosto che andare a votare il Centrosinistra e viceversa.
Data questa premessa, da dove sono arrivati all’improvviso milioni di voti a Grillo?
Il M5S nasce come movimento di sinistra
C’è uno strano fenomeno nella politica italiana, per cui si tende in fretta a dimenticare determinati fatti e se ne ricordano fin troppo nitidamente altri. Ecco uno di quei casi in cui sembra che i sociologi, gli studiosi, i giornalisti siano caduti nell’oblio sta nella ricerca di quella che fino al 2006 era la “sinistra radicale”. Molto semplicemente si è detto che il Pd di Veltroni nascendo sarebbe diventato la nuova casa della Sinistra, un partito socialdemocratico in grado di fare da grande contenitore trasversalmente a quei partiti che avevano composto l'”Unione” di Prodi. Falso, i partiti più estremi non solo hanno contribuito a far cadere il governo Prodi, ma hanno da subito rifiutato l’idea di confluire nel Partito Democratico; piccolissimo problema, milioni di elettori che per anni erano stati in piazza a fare i girotondi con Moretti, a cantare Bella Ciao ai concerti dell’1 Maggio e a protestare con la Cgil di colpo si sono sentiti al tempo stesso traditi dai propri partiti che hanno riconsegnato a Berlusconi il ruolo di Premier, e orfani di un’ideologia ormai superata.
Milioni di voti non si cancellano, e i flop elettorali che da lì in poi hanno contraddistinto Rifondazione, Italia dei Valori, Sel, Radicali e Verdi hanno formato lo zoccolo duro del M5S fin dalla sua nascita. D’altronde basta andare a vedere gli obiettivi iniziali di Grillo, fondamentalmente anti militaristi, ambientalisti e contrari alla cosiddetta “casta”, pane quotidiano per quegli elettori. E le piazze del “Vaffa Day” si riempiono con le stesse persone che qualche anno prima erano definite “popolo viola”.
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Elezioni politiche 2013: Grillo si dichiara apartitico
Partito nato dalle ceneri di sinistra si, ma che per attirare un numero maggiore di elettori in pochi anni si trasforma in movimento apartitico, che cerca consensi trasversali, abbandona gli obiettivi iniziali per dedicarsi a quello fondamentale : l’anti politica per distruggere la casta. Non c’è da sorprendersi allora se accanto a militanti ambientalisti della prima ora all’improvviso sono apparsi simpatizzanti di forze neofasciste ( d’altronde Di Battista, volto “buono” del movimento, non ha mai nascosto le sue simpatie ). Ma per arrivare ad essere un grande partito non basta catturare gli estremi, bisogna convincere di essere quantomeno “presentabili”, presentarsi come il nuovo che scaccia il vecchio.
Alle Politiche 2013 il consenso per il M5S è stato al di sopra di ogni aspettativa; è riuscito tanto a catturare i voti degli imprenditori del Nord- Est da sempre polarizzati verso Lega e Berlusconi quanto quelli delle cosiddette regioni rosse feudo del Pd. L’obiettivo di non poter essere identificati con nessuna forza politica pre esistente è riuscito perfettamente; ma come d’altronde era normale aspettarsi prima o poi un partito per sopravvivere ha bisogno di fare alleanze, e se queste sono state evitate nel caos totale delle elezioni Nazionali, discorso differente è quello per le Europee del 2014.
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La svolta verso l’estrema destra
Non si sa se l’insuccesso elettorale delle ultime Europee sia stato condizionato dai toni aspri e violenti con cui Grillo ha condotto da subito la campagna elettorale, ma una cosa è certa: contro di lui in poco tempo si è concentrata una voglia di fare politica che la Sinistra aveva dimenticato da tempo. Merito di Renzi, che col suo carisma è riuscito a raccogliere consensi, ma buona parte del merito paradossalmente anche dell’ex comico ligure che nel trasformare le elezioni in un aut aut ha risvegliato la coscienza civica di migliaia di elettori che da pigri votanti di Centro Sinistra sono diventati veri e propri nerd pronti a controbattere parola per parola alle frasi dei grillini; risultato: Il Pd doppia il M5S.
Ma sarebbe facile e sbagliato dire che la svolta verso l’estrema destra si veda semplicemente dai toni o dai comportamenti autoritari all’interno del movimento ( con le espulsioni sempre più numerose ); la svolta si è vista ( per chi l’ha voluta vedere ) mesi fa, a partire da eventi simbolici ma non sottovalutabili come il corteo anti- Obama a Roma al fianco di rappresentanti di Casa Pound e Forza Nuova.
Ora Grillo col 20 % dei consensi e il gruppo di europarlamentari che si ritrova è perfettamente cosciente di contare quasi nulla in Europa e che il baccano che il movimento fa nel parlamento italiano, là diventa una flebile voce. Si avvicina allora a Farage, l’uomo dell’estrema destra inglese, al centro di scandali per ripetute esternazioni xenofobe, razziste e violente che però non hanno spaventato l’elettorato britannico che lo ha premiato facendo diventare il suo Ukip primo partito.
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E ora? ora si apre una resa dei conti interna al Movimento 5 Stelle nonostante le smentite del leader. Grillo per quanto per molti possa risultare indigesto, è sicuramente un capo carismatico che è riuscito in brevissimo tempo a plasmare un nuovo tipo di elettore che sorvola l’ideologia partitica e fa finta di nulla davanti a esternazioni che un tempo l’avrebbero fatto arrabbiare.
Ma ciò non toglie che fino a quando si tratta di parole, Grillo è un fenomeno nel rassicurare e unire il suo elettorato, ma quando poi, si passa ai fatti, l’alleanza con Farage spaventa non poco i grillini della prima ora, quelli che manifestavano per l’ambiente, contro il nucleare e per abolire la Bossi- Fini. Grillo è davanti ad un bivio: da una parte, si gioca la sua credibilità politica non potendo indietreggiare dopo le parole scambiate con il leader dell’Ukip, dall’altra rischia di perdere una consistente parte del suo elettorato ( magari non a favore di altri partiti, ma a rimpilzare, ulteriormente, la percentuale d’astensionismo ).
In qualunque caso il M5S qualcosa perderà, e non è detto che non sia l’inzio della fine.
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