La dipendenza
La parola dipendenza spaventa. Eppure i sintomi comportamentali e i dati raccolti dalle numerose ricerche effettuate sul campo parlano chiaro: non si può più fare a meno della tecnologia. Esiste una sindrome, l’Internet Addiction Disorder, caratterizzata da un forte desiderio di connettersi al web. “Il soggetto” spiega Esc Team “aumenta progressivamente il tempo in rete tanto da compromettere la propria vita reale; se non puo’ connettersi soffre, diventa irritabile fino a stati di agitazione o depressione”.
L’Italia, con oltre 21 milioni di utenti è il paese con il maggior numero di utilizzatori di social network al mondo. A subire maggiormente di questo disagio, pur inconsapevolmente o con la consapevolezza di non voler accettare la realtà dei fatti, sono gli adolescenti: il 22% di questi dichiara di passare ore davanti al computer, soprattutto per connettersi a Facebook, mentre il 53% degli utenti si connette alla rete da cellulare per accedere ai social network.
Uno studio di IMR Ricerche realizzato su un campione di 100 persone con metodo cawi (computer-assisted web interviewing) ha rilevato che il 38% degli intervistati ammette di ‘esagerare’ nell’utilizzo dei social, il 6% ammette di esserne ‘dipendente’, mentre una buona parte degli intervistati crede che i Social abbiano un potere quasi ‘ipnotico’, tanto da esserne legati anche senza che vi sia un effettivo e razionale interesse, infine il 20% ammette di avere avuto problemi ‘relazionali’ derivanti dall’uso smodato di questi strumenti.
Lo stato di dipendenza è stato inoltre confermato anche da uno studio condotto dall’Università del North Carolina. Ogni volta che riceviamo un ‘Mi Piace’, il nostro organismo rilascia una piccola scarica di dopamina, il neurotrasmettitore che viene coinvolto nei fenomeni di dipendenza.
Sempre connessi. Ma connessi con chi?
I social network entrano in modo sempre più predominante all’interno delle nostre vite. Facebook, Twitter, Instagram sono i nostri compagni quotidiani. Ci accolgono al mattino, quando tra caffé, cornetto e spazzolino, afferriamo con ansia il telefono alla ricerca degli aggiornamenti che la notte ci ha impedito di seguire. Durante l’arco della giornata, nonostante i mille impegni e il lamento comune del “non ho tempo per fare tutto quello che vorrei o dovrei” si perdono ore ad aggiornare il proprio profilo, anche con semplici frasi che testimonino la nostra continua presenza.
È diventata una consuetudine collegarsi, comunicare con persone, più o meno conosciute, toccando con il dito uno stato di vera estasi digitale. Quasi a voler urlare agli altri: io esisto, io ci sono. Si è sempre connessi, a lavoro, a casa, a scuola o in vacanza. Anche in mezzo agli amici, quelli in carne e ossa a pochi passi da noi. Accanto al vicino d’ombrellone, con cui qualche tempo fa magari si socializzava, guardandosi negli occhi.

Avere il telefono in tasca, con un’ottima connessione ci rende soddisfatti, sollevati al pensiero di sapere sempre tutto, di tutti. I guai arrivano quando la mancanza di rete o wi-fi rende il telefono un oggetto praticamente inutile. La spina si stacca, il collegamento cede. Uno stato di puro nervosismo e frustrazione prende il sopravvento, come se per un momento ci sentissimo esclusi da un mondo che non vive più intorno a noi. Si è spostato lì, in un mondo immaginario dove sembrano tutti più belli, più intelligenti, più simpatici. Da cui a volte abbiamo paura di essere esclusi.
Ma cosa ci spinge in realtà ad accedere continuamente ai social network?
Bisogno di gratificazione
Secondo una delle più grandi ricerche condotte in Svezia sull’uso di Facebook, alla voce dedicata all’uso compaiono: il mantenere i contatti con una percentuale di 88%, leggere gli aggiornamenti di status 77%, mostrare incoraggiamento 69% e far sapere agli altri che mi importa di loro 66%. Controllare costantemente le notifiche e desiderare un alto numero di like a foto e stati è il modo principale per verificare la percezione che gli altri hanno di noi. Avere la conferma di piacere o meno ai nostri ‘amici’, trovare una propria identità online, mettendosi sempre in competizione con gli altri utenti. La notifica gratifica, perché è il segnale che qualcuno da qualche parte ci sta considerando. La certezza che c’è un pubblico, conosciuto o meno, che ci regala attenzione. Sul web scopriamo tutte le nostre carte (o quasi). Lì nessuno sa se siamo timidi, oppure egocentrici, ma tutti noi riveliamo il nostro lato narcisista che si manifesta a suon di scatti o autoscatti, o per meglio dire, selfies. Che poi non è molto diverso dalla realtà. Solo che dietro uno schermo è più facile notificare, commentare o segnalare.
Dietro uno schermo si appare, poche volte si è.
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