Il Social Bombing è il primo aggregatore mondiale di missioni social, nato quasi spontaneamente, visti i tempi.

Una piattaforma internazionale che sfrutta i social network, come Twitter, Facebook e Google Plus, per promuovere la cittadinanza attiva e per stimolare soluzioni concrete ai problemi sociali. Bisogna quindi scegliere un obiettivo di “potere” fra gli account importanti e bombardarlo, da qui il nome, legalmente, di notifiche.

Il bersaglio riceverà una valanga di notifiche con messaggi di protesta o di proposta, seguendo ovviamente le classiche regole del web etiquette. Il fine è stimolare un’azione che sia realizzabile, sfruttando la viralità dei social network. Niente campagne troppo generiche, ma traguardi che possano essere davvero raggiunti.

Ogni utente può creare la sua campagna di protesta, basta accedere al portale e compilare 5 passaggi. Una mail di approvazione della protesta, farà del tuo messaggio, una vera bomba virale, che da account in account, raggiungerà tutto il web. Una volta creato l’hashtag della missione, si compone il classico messaggio da 140 caratteri, corredato magari da foto o video, e si inseriscono i dati personali di base, quindi si procede all’invio.

Per utilizzare la piattaforma online socialbombing.org serve però un account Twitter. Infatti, con i profili di Facebook e Google+ si può solo condividere la campagna con l’intenzione di farla conoscere agli altri.

L’idea è di un imprenditore milanese residente a Londra, Marco Camisani Calzolari, studioso di business communication, che con la sua azienda inglese, ha realizzato il progetto, che sta facendo molto discutere per efficienza e funzionalità. “Le petizioni tradizionali” , ha spiegato, “hanno un grande limite: non si possono controllare con numeri e risultati. Ma esiste un modo di fare attivismo ancora più trasparente e anche più diretto, ed è proprio questo. Nell’era 2.0 il bombing è decisamente il metodo più semplice e immediato“.

Le campagne sociali lanciate sul Social Bombing, hanno avuto successo, costringendo Twitter ad una presa di posizione verso il progetto. C’è chi chiede alla Nazionale Italiana di schierarsi e dire basta alla violenza negli stadi e chi al ministro Boschi di abolire Equitalia. C’è chi vuole impegnarsi per fermare il dilagare del gioco d’azzardo e chi combatte contro l’abbandono dei cani

Migliaia di tweet e condivisioni per una buona causa, con l’obiettivo di far arrivare il messaggio forte e chiaro al destinatario, in modo che non lo possa più ignorare. Il sito è molto accattivante, con un’interfaccia grafica semplice e orientata all’azione e alla partecipazione degli utenti. Nella parte bassa della home page, si può seguire lo stream dei messaggi, con l’hashtag #Socialbombing, aggiornato in tempo reale per conoscere le “missioni” più partecipate.

Ultimamente, sta facendo molto discutere la campagna #Noabbandono contro l’abbandono di cani e gatti, che sta spingendo sul Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per trovare una soluzione al randagismo. Le proposte sono la riduzione IVA sulle cure veterinarie e nuove politiche di possesso responsabile. Sono già più di 2 milioni, gli utenti che hanno aderito a questa giusta causa, tra cui anche tanti supporter vip del mondo dello spettacolo, dello sport e del web, come Ferzan Opzetek, Guglielmo Scilla, Luca Carboni, Paolo Cannavaro, Paolo Belli, Massimo Caputi, Mario Biondi, Filippo Magnini, Luca Ward e molti altri.

no abbandono

L’iniziativa #SocialBombing ha già fatto discutere, non solo perché inizialmente bloccata da Twitter, preoccupata che potesse generare spam, ma anche per la sua reale utilità.

Quindi, non ci resta che partecipare.