Milano è una città fredda ed inospitale: questo il giudizio dato al capoluogo lombardo dai lettori della rivista Condè Nast Traveller, nella sua edizione americana. Questo report dei lettori della rivista ha fatto “guadagnare” alla città di Milano l’ottavo posto nella classifica delle città più inospitali nel mondo, un giudizio assolutamente legittimo, ma quantomeno fantasioso e, a giudizio dei cittadini stessi, incomprensibile e dato da una terribile superficialità.

Che Milano sia una città da sempre votata agli affari e al lavoro è una cosa universalmente nota, a parte Piazza Affari è poi la moda a richiamare turisti da ogni parte del mondo. Queste sono tutte cose assodate e condivise dai milanesi stessi, ma quello che ai cittadini e alle istituzioni locali non è andato giù è che la rivista abbia dato una valutazione portando come motivazione i luoghi comuni. Ed è proprio dalle istituzioni cittadine e regionali che arrivano commenti indignati: infatti Milano non sarà la prima città in Italia per quanto riguarda bellezze storiche o architettoniche, ma le cose da vedere sono sicuramente tante. Non volendosi soffermare sulle “vasche” nelle boutique del centro, a Milano c’è un’enorme quantità di musei e di esposizioni di rilevanza internazionale, apprezzati dalla maggior parte dei turisti.

Altro punto di forza del capoluogo lombardo è quello dell’organizzazione e dell’accessibilità ai luoghi da visitare e alle esposizioni: le indicazioni sono quasi sempre chiare e gli orari di apertura sono razionali, a differenza della condizione in cui versano molti monumenti e complessi architettonici del nostro paese: abbandonati a loro stessi ed aperti alle visite solo uno o due giorni a settimana.

In questo senso l’invito rivolto agli statunitensi, nel ruolo di ispettori “cattivi”, è quello di ritornare a Milano, e di godere delle infinite opportunità che la città offre: ricordandosi che per valutare la gente è prima di tutto necessario conoscerne lo stile di vita. Se si viene qui per vedere lo stereotipo pasta pizza e mandolino si casca male, però a Milano si respira un’aria diversa: quella di apertura alle varie culture, di dinamismo e di cambiamento urbanistico.

Corso Como

A Milano sono le vie con le case più antiche ad accompagnare gentilmente le persone verso i nuovi grattacieli, i cui cortili interni offrono panorami verticali entusiasmanti. Ma anche la sete di cultura viene soddisfatta, oltre alle esposizioni temporanee e permanenti, la città offre un gran numero di gioielli nascosti, pronti a farsi scoprire da turisti attenti più dei recensori americani, che se li sono fatti imperdonabilmente sfuggire.

Certo è che questa recensione ha dato un duro colpo alla città che tra poco più di otto mesi ospiterà l’Esposizione Universale: fervono le preparazioni ma i ritardi sono già molti, come ad esempio quello delle linee metropolitane, soprattutto la 4, che rischia di slittare oltre l’evento per evitare cantieri aperti (e antiestetici) durante i sei mesi. Fatto sta che “i Milanesi non ci sono stati, e con le opere complete puntano a riconquistare la credibilità ed il prestigio internazionale che questa assurda recensione ha messo in discussione”, come si legge in una nota della Confcommercio Milano.

Nella top ten dell’inospitalità figurano assieme al capoluogo lombardo anche Cannes (definita brutta), Marsiglia (troppo pericolosa) e Parigi, ma l’ultima voce a parlare arriva dal comune, ed è quella dell’assessore al commercio D’Alfonso, che tuona: “Dire che siamo inospitali è fare un torto a tutte le energie, pubbliche e private, che rendono viva e sempre più operosa questa città: negozi, esposizioni, musei, eventi, artisti di strada.. Se si sceglie la giusta classifica, il quadro cambia”.