Stefano Benedetti, giornalista sportivo e direttore di Cittaceleste, sito rivolto a tutti i tifosi della Lazio, ma anche free press distribuito fuori lo Stadio Olimpico prima delle partite casalinghe della squadra biancoceleste, ha parlato oggi in esclusiva a “Il giornale digitale”. Ci racconta della progressiva evoluzione dell’informazione, di internet e anche della Lazio.
Ciao Stefano. Le nuove tecnologie stanno oscurando sempre maggiormente la radio. Se si continua così pensi che il sistema radiofonico possa scomparire in tempi brevi?
Credo che la radio avrà sempre il suo fascino. E’ un mezzo immediato, facilmente trasportabile. Presente in tutte le macchine. Probabilmente sono gli editori che sono rimasti obsoleti. Da questo punto di vista si corre il rischio di una scarsa “contemporaneità”. Del resto gli smartphone ormai ti inondano di notizie e il web sta incalzando tutti. Non solo le radio.
I blog negli ultimi anni si stanno imponendo come un modo di fare informazione, ma possiamo definire un blogger “giornalista”? Tu come lo definiresti?
Assolutamente no. La stragrande maggioranza delle notizie pubblicate su internet sono il frutto di un “copia e incolla” che può fare chiunque. E’ giornalista solo chi, partendo da una notizia, cerca nuovi elementi da offrire ai suoi lettori.
Giornalismo, internet e social network. Quanto sono importanti per l’informazione? Che apporto possono dare alla crescita del giornalismo?
L’immediatezza. Internet, se fatto bene, deve garantire un’informazione in tempo praticamente reale. I giornali hanno l’obbligo di fare opinione riguardo le notizie del giorno. Di fare inchieste. I giornali che pubblicano solo notizie sono già “vecchi”. Come se fossero del giorno prima. Anche qui, molti editori non lo hanno compreso e stanno affondando. E’ giornalista solo chi continua ad essere un tramite tra la notizia e il suo lettore. Tutto il resto è “fuffa”.
Qual è la prima cosa che consiglieresti a chi vuole intraprendere la strada intrapresa da te anni fa? È così difficile oggi diventare un giornalista sportivo affermato?
Oggi è complicatissimo. Serve talento e qualcuno che te lo riconosca al punto di darti possibilità di manifestarlo sul suo mezzo di comunicazione. Non si impara a disegnare, non impari a giocare a calcio o a tennis ecc… Alla base ci sono le capacità di ognuno di noi nel saper fare qualcosa, poi anche un pò di fortuna.
Un aspetto positivo ed uno negativo del tuo mestiere?
L’aspetto positivo è la libertà, quello negativo è il sistema che a volte facogita la verità, facendo venire meno la libertà.
Sappiamo tutti della tua fede laziale, cosa ne pensi del fenomeno mediatico creato dal presidente Lotito?
Ormai ha vinto. Su tutto e tutti. E’ riuscito a ribaltare tutto dallo scarso amore dei suoi tifosi alla scalata in atto nei vertici politici. Sia dal punto di vista sociale che sportivo. Peccato che la Lazio in tutto questo sia stata soltanto un mezzo per raggiungere certi obiettivi.
Il ricordo più bello della tua carriera? Puoi raccontarcelo?
Il ricordo più bello è l’attesa della fine di Perugia-Juventus in cui tutto il popolo laziale presente all’Olimpico stava impazzendo perché non sapeva come ingannare il tempo per poi esplodere di gioia.
Cosa ti aspetti dalla Lazio quest’anno?
Spero faccia bene. E può farlo. Ha una rosa molto ampia ma giocatori all’altezza solo per giocare il campionato. Non avendo le coppe da questo punto di vista è di sicuro avvantaggiata.
Noi ti salutiamo e ti ringraziamo per la disponibilitá. Tu vuoi lasciare un messaggio ai lettori di “Il giornale digitale”?
Un saluto a tutti i lettori de “Il Giornale Digitale”. La libertà di espressione e comunicazione non ha prezzo e voi ne siete la testimonianza più lampante.
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