Il 5 febbraio è uscito nelle sale italiane l’opera prima del regista Pietro Parolin dal titolo “Leoni”; un cast d’eccezione che vede protagonista Neri Marcoré, Stefano Pesce, Piera Degli Esposti e Anna Dalton. Ambientato e girato in Veneto, mostra gli aspetti più caratteristici di questa regione ma anche le criticità della società italiana di oggi. Il tutto con semplicità ed un pizzico d’ingenuità. A raccontarlo per Il Giornale Digitale c’è Stefano Pesce, attore di primordine nel panorama artistico italiano, amato dal grande pubblico per le sue partecipazioni in moltissime fiction italiane da Distretto di Polizia a RIS Delitti imperfetti. Da ultimo lo abbiamo visto in Il Tredicesimo Apostolo per il quale ci anticipa una notizia poco gradita ai fan della fiction di Canale 5.

Dal 5 febbraio sei tornato al cinema con il film “Leoni”. Ci dici cosa ti è piaciuto di più del fare questo film e qual è la sua particolarità?

In questo fil mi è piaciuto entrare dentro questo territorio, il Veneto, ben poco indagato e ben più complicato di quel che si creda, più variegato, non c’è un solo tipo di un’umanità, c’è un sacco di roba. Non è solo marittimo, ha la campagna, la pianura, ha i contadini, i nobili, ha i mercanti, Venezia e Rovigo. Quindi fare un film sul Veneto, nel Veneto, riguardo l’imprenditoria che non riesce e si inventa questa stupidaggine dei crocifissi di plastica ed è pronta fare i patti con la camorra, perché di questo poi alla fine si tratta, è complicato, soprattutto se vuoi fare un’opera prima. E’ un’opera abbastanza complessa perché per fare un affresco di una società ci sarebbe voluto forse qualche hanno di esperienza in più.

Il regista ha voluto puntare in alto..

Ha puntato molto in alto. Ed è giusto puntare in alto però è proprio per questo che il film magari ha qualche semplicità di troppo. Proprio per il tema che si sta trattando. Non è una commedia punto e basta, è qualcosa di più, un bel po’ di più. Personalmente, rappresento un tutore della legalità ma costui della legalità non sa niente.

[Credits Photo: Ufficio Stampa Cristina Borsatti]
[Credits Photo: Ufficio Stampa Cristina Borsatti]
Come vi siete trovati sul territorio?

Bene, molto bene, sono stati tutti quanti ospitali, curiosi; sai è la novità e anche l’orgoglio che una regione produca un film su se stessa. Ci siamo trovati molto bene, anche in commition, perché veramente non ha censurato nulla, è stata anche cruda nei propri confronti perché ne emerge un panorama, non quello idrogeologico che è meraviglioso, ma quello dal punto di vista umano che appare sconfortante. Come effettivamente è, e non soltanto il Veneto ed è per questo che secondo me non si tratta di un film regione ma ha un respiro ben più ampio. Parte da un angolo del Paese ma fa una foto a tutta l’Italia. A riprova del fatto che l’obiettivo era alto. Il territorio ci ha molto sostenuto, la polizia locale, gli imprenditori, la cittadinanza, la città stessa, le istituzioni. Pur appunto essendo una “confezione caramellosa”, non si tratta infatti di un film di denuncia, se uno va a vedere il “dietro” diciamo, chi è la polizia, chi sono gli imprenditori, cos’è il clero e la Chiesa, cos’è una famiglia bene, ben lo rappresenta.

Diciamo che questa visione a metà tra commedia e spirito critico potrebbe essere molto utile per il pubblico medio di oggi.

Sì, l’obiettivo è fare un grande pubblico quindi non si può fare un film di nicchia, di critica selvaggia che ti fa uscire dal cinema con un pugno nello stomaco e ti scaraventa a terra. Bisogna fare un film per tutti e con quei temi, è complesso.

[Credits Photo: Ufficio Stampa Cristina Borsatti]
[Credits Photo: Ufficio Stampa Cristina Borsatti]
Ci parli invece del tuo personaggio, Alessio, come lo vedi?

Vedi queste sono le domande sui personaggi, sono molto complesse. Che cos’è un personaggio? E’ una fila di azioni, mi ci ritrovo? Sì in alcune, le faccio anche nella mia vita quotidiana; così, ordinate in quel modo no, non le faccio. Ho cercato di fare un personaggio intollerabile ma molto divertente in modo da fare ingoiare al pubblico tutte le nefandezze che compie.

Nel film ritroviamo la “rivalità” tra i personaggi di Gualtiero ed Alessio. Come è andata invece sul set tra te e Neri Marcoré, anche lui protagonista di questo film?

Ma bene, Neri è molto rispettoso di tutti e anche del mio lavoro, come io lo sono stato del suo. Mi sono trovato tanto bene che l’ho messo in contatto con mia sorella che lo ha invitato all’Università di Bologna a tenere una conferenza. Diciamo che per quanto riguarda i personaggi io forse ho fatto qualcosa di più caratterizzato, ma questo dipende proprio dalla struttura. Non potevo fare un antagonista televisivo, il cattivo punto e basta. Dovevo fare la commedia, in America la fanno sempre questa cosa, anche se in altre confezioni. Il personaggio angolato, con tante sfaccettature, va molto di moda, specialmente nel cinema americano quindi ho cercato di discostarmi da una forma televisiva di interpretazione del personaggio.

[Credits Photo: Ufficio Stampa Cristina Borsatti]
[Credits Photo: Ufficio Stampa Cristina Borsatti]
Hai fatto ormai da molti anni solo prodotti per la televisione ma oggi torni al cinema con “Leoni”. Qual è la tua vera passione tra i due? Oppure sono solo due aspetti del tuo lavoro?

La mia passione è recitare, non è importante se lo faccio in tv, al cinema o in teatro. In questo momento sono in tournee con uno spettacolo molto grosso, “Servo per due”; ho un mio piccolo monologo che ho scritto personalmente con un musicista, quindi faccio uno show, quasi un musical per l’Italia. Faccio anche piccoli spettacoli per i teatri da 100 posti, torno al cinema quando si può. Scrivo anche, ho un progetto per Rai Cinema, e tutto fa parte del mio lavoro di interpretare, di raccontare qualcosa al pubblico. D’altronde il pubblico che va al teatro non è lo stesso che va al cinema o che guarda la tv.

Si cerca di arrivare a diversi tipi di pubblico…

Sì, anche se poi non so se il pubblico in Italia è così segmentato.

Per due stagioni hai interpretato padre Isaia per la fiction “Il Tredicesimo Apostolo”. Puoi dirci se ci sarà una terza stagione?

No, la terza stagione non ci sarà. Non ha uno share sufficientemente alto per una raccolta pubblicitaria importante che possa permettere investimento e consenso. E non essendoci il terzo anno il mio investimento è andato un po’ così, perché il primo anno ho fatto il 30%, il secondo il 60% come presenza, come forza, come traino e il terzo anno ero pronto a fare il 100% perché diventavo davvero l’antagonista di Gabriel perché comunque era pensata e scritta come un trittico. Il personaggio è di una destra cattolica conservatrice, omosessuale e invidioso della libertà sui dogmi che ha Gabriel all’interno della Chiesa e quindi fa una battaglia per salvargli l’anima perché il primo precetto dei gesuiti è denunciare il fratello che commette un peccato perché quello è l’unico strumento per salvargli l’anima. Da questo assunto io ho costruito il personaggio, poi chiaramente la tv deve polarizzare e deve fare il buono / cattivo e quindi io facevo la parte del cattivo. Capisco anche che questi discorsi sono un po’ troppo raffinati per alcuni e quindi vogliono che tu faccia la faccia da cattivo e che sia, diciamo così il traditore. Anche se poi in realtà chi non osserva i dogmi o i voti che ha preso è Gabriel.

[Fonte Photo: www.ultimenotizieflash.com]
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E’ un vero peccato perché si trattava di un prodotto che usciva dagli schemi del panorama italiano…

Sì, è un peccato, ma non possiamo rimanerne stupiti. L’Italia è un Paese depresso, in regressione e questo produce una produzione artistica depressa e in regressione. Quel poco che prova a fare dei cambiamenti è sotto schiaffo, fa una fatica pazzesca per ottenere niente.

Parliamo allora dei tuoi progetti futuri. Hai detto che sarai a teatro, cos’altro ci puoi anticipare?

Dunque dicevo che al momento sono a teatro con “Un servo per due”, poi porterò avanti il mio spettacolo che si chiama “Crisi” con il musicista Simone Salsa, e poi sto tentando di portare avanti il mio film che, per il momento, si chiama “Papà non sta bene” insieme alla Rai, a CFC e insieme al regista che si chiama Alessandro Casale.

[Credits Cover: Federica Di Stolfo Management]