Stelle del cinema e della musica; amati da milioni di spettatori; idolatrati, invidiati e rispettati come icone, ora di stile, ora di successo, ora di charme o simpatia. Tanti i volti dello showbiz che vantano una stella sulla nota Walk of Fame di Hollywood. Molti di questi, però, sono stati avvolti da un manto scuro che li ha strappati via alla vita quando ancora il sorriso era l’unica veste che avrebbero dovuto indossare.
Robin Williams è l’ultima stella cadente di Hollywood. Un cordoglio inarrestabile ha percorso il globo alla notizia della sua cruda scomparsa. Suicidio; depressione; alcol; un principio di Parkinson: Hollywood in lutto non solo per la perdita del mondo del Cinema, ma per l’ennesimo nome celebre nella lista di chi ha ceduto al male oscuro dell’infelicità.
Prima di Williams quanti altri protagonisti del mondo dorato – solo all’apparenza – dello showbiz sono rimasti vittime di un mix letale di droga, fama, e depressione?
L’ultimo in ordine di tempo è stato Philip Seymour Hoffman. Il Premio Oscar è stato trovato agli inizi del 2014 steso a terra nel suo bagno con una siringa ancora nel braccio. Andando indietro nel tempo, Marilyn Monroe il 5 agosto del 1962 si spegneva per suicidio. 47 pasticche di Nembutal ingerite insieme all’idrato di Cloralio le furono letali. La sua morte destò clamore e le indagini proseguirono a lungo, portando ad insinuare l’ipotesi di omicidio, poi smentita dai tossicologi.
John Belushi, volto indimenticabile di “The Blues Brothers”, nel 1982, ancora poco noto, era con Robert De Niro e lo stesso Robin Williams quando rimase vittima di un “coca party” in Sunset Boulevard.
Droga letale anche per River Phoenix nel 1993. L’attore di “Belli e dannati” moriva a 23 anni per overdose, mentre era insieme a Leonardo Di Caprio e Johnny Depp. Nel marzo scorso moriva suicida la stilista, compagna di Mick Jagger, Wren Scott. Ancora, Cory Monteith – protagonista della serie TV Glee – nel 2013 perdeva la sua battaglia contro la droga da cui stava cercando di disintossicarsi dall’età di 19 anni.
Heath Ledger sconvolse tutti per la giovane età e la tragica fine. Nonostante ad Hollywood tutti sapessero della sua depressione, il mix di droga e farmaci assunto dall’attore lo ha strappato alla vita prima ancora di poter vedere realizzata la sua ultima fatica cinematografica: “Il Cavaliere Oscuro” di Nolan (per alcuni possibile aggravante delle sue ossessioni).
Il mondo della musica non ha risparmiato dolori. Whitney Houston due anni fa poneva fine ad una carriera di successi. Alcol e droga l’avevano catturata per scappare delle ansie dello showbiz e dalle violenze del marito, Bobby Brown. Nonostante il tentativo di disintossicarsi, a 48 anni venne trovata senza vita nella suite del Beverly Hills Hotel per un attacco cardiaco letale.
Intossicazione da alcol è stata la croce di Amy Winehouse. La cantautrice, morta nel 2011 nella sua casa londinese, era sola, infelice e – a detta del fratello – provata anche dalla bulimia. Tre bottiglie di Vodka e un tasso alcolemico 5 volte superiore alla media le furono fatali.
Precedente noto quello che stroncò Kurt Cobain. Il cantante dei Nirvana moriva nel 1994 con una dose di eroina in corpo tre volte superiore ai limiti “normali”. Il corpo di Cobain fu ritrovato nella sua casa vicino al lago Washington, nei dintorni di Seattle: la polizia stabilì che il cantante e chitarrista si era suicidato tre giorni prima, con un colpo di fucile. Aveva 27 anni, come Amy Winehouse.
Celebrità dannate, apparentemente felici, ma intimamente bruciate. Forse il successo crea ossessione; forse i soldi non danno sicurezza; forse le troppe aspettative dei fan impennano i livelli di ansia; forse i riflettori sempre puntati addosso non lasciano i dovuti spazi per riflettere sulla propria vita e curare gli affetti. Forse il “troppo” non è mai abbastanza e la verità è che le vite vissute pigiando sull’acceleratore non rendono felici.
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