“Ti senti un divo? Io non ti invidio
vorresti essere un divo? Io non ti invidio
Vorresti andare in video? Io non ti invidio io non ti invidio io non ti invidio.”
Fabri Fibra, Io non t’invidio (2004)
Chissà se uno dei padrini del rap italiano, al secolo Fabrizio Tarducci, immaginava già nel 2004 da chi sarebbe stata popolata la televisione italiana appena un decennio dopo. Perché a far la parte del leone sul piccolo schermo di oggi, tra coach nei talent o conduttori, c’è la grande nidiata di rapper dell’ultima generazione, quella che va da Moreno a Fedez, passando per Emis Killa, patrocinata dal veterano J-Ax.
Se in America si sta vivendo l’era del rap-everywhere, con un buon 70% di prodotti pop contaminati da ritmi hip-hop, in Italia si assiste invece alla sintesi fra rap e showbiz. “Se fai rap serio né Sanremo, né Festivalbar”: una massima che andava molto fino a poco tempo fa, invero piuttosto anacronistica. É innegabile però che il rap sia (o sia stato?) il genere contro per definizione, quello che deve la propria essenza ai testi crudi e al rifiuto più o meno categorico di essere inquadrati nelle comode strutture dello spettacolo. La rotta oggi è cambiata: il rap è divenuto un trampolino di lancio. Per entrare – perchè no – con maggior facilità nei meccanismi dello show.
“Magari c’è anche qualcuno bravo, ma è la formula che non mi piace, le esasperazioni, tutti i casi umani creati ad arte per il pubblico televisivo.” L’autore della dichiarazione, datata luglio 2012, è J-Ax, lo stesso che nel 2003 cantava – ancora con gli Articolo 31 – “Non ci credo a che ti vende un sogno/Che l’anno prossimo sarà finito”. Quella dichiarazione di Ax si riferisce, manco a dirlo, al mondo dei talent, quello che lo avrebbe visto (e lo vede tutt’ora) protagonista, da coach per The Voice of Italy. La stessa sorta di contraddizione che a molti fan fa preferire l’Alessandro Aleotti degli Articolo 31.
Dopo J-Ax arriva il carico. È storia recente, dei giorni nostri: ci sono Moreno, che un annetto dopo aver vinto Amici ed un album all’attivo, torna a casa a fare il coach; c’è Emis Killa, che viene scelto per sostituire Federico Russo (promosso a The Voice) alla conduzione di Goal Deejay, programma di Sky Sport; c’è anche Fedez – notizia recente – che sostituirà Elio come giudice per la prossima edizione di X Factor.
Sono solo degli esempi, certamente dettati da contingenze peculiari. Se però diversi indizi fanno una prova, la domanda sorge spontanea: gli artisti di oggi, rapper ci sono o ci fanno? La questione forse trova risposta proprio se si considera il potere attrattivo e fagocitante del mondo dello showbiz. Prima c’era l’opposizione fra Jovanotti – primo caso di rapper convertito –
e i duri e puri, Cò Sang, Frankie Hi-Nrg, Joe Cassano, giusto per citarne alcuni.
Adesso il confine è meno marcato: perchè se Cherubini ormai da quasi vent’anni non produce hip-hop, oggi si assiste a sempre più esemplari di ragazzi col faccino da bad-boy, che a modo loro vorrebbero portare avanti – in maniera più o meno disinvolta – la propria poetica neorealista/intimista, correndo però il rischio di restare incastrati nelle anguste vie del piccolo schermo. Nonostante lo spettacolo in questo caso sembri essere l’universo e il rap un semplice pianeta, il dubbio comunque permane: è il rap fagocitato dallo showbiz, o può essere vero pure il contrario?
Rap-everywhere, insomma, anche in Italia.
Il giorno in cui Sanremo verrà condotto da Rocco Hunt, ne avremo la prova definitiva.
[Credits Cover: www.torinotoday.it]