È un inverno artico quello che investe New York nel 2009. A metà gennaio, dall’aeroporto LaGuardia, è pronto a decollare un volo della US Airways, capitanato da Chesley Sullenberger, ex membro dell’Air Force e con trent’anni di esperienza tra i cieli. Poco dopo la partenza, lo scontro con uno stormo di oche provoca la rottura del doppio motore dell’apparecchio, così Sully, così chiamato da parenti e amici, si trova costretto a prendere una decisione di cruciale importanza in pochissimi secondi: evitare il ritorno a LaGuardia per effettuare un ammaraggio sul fiume Hudson, in modo da evitare schianti coi grattacieli di New York. In questa maniera, Sully riesce a salvare le vite dei 155 passeggeri a bordo del volo: tale atto eroico non basta tuttavia a evitare al comandante il processo da parte della National Transportation Safety Board, che provocherà un’ingombrante eco mediatica.
Alla più che veneranda età di 86 anni, Clint Eastwood non smette di confrontarsi, mediante i personaggi delle sue opere, con la scelta. Quella di Chesley Sullenberger (un Tom Hanks destinato alla nomination all’Oscar) è una scelta che in ogni caso lo porterà a uno scontro: evitando, dall’alto della sua esperienza e della sua perizia, quella che con tutta probabilità sarebbe costato la vita a lui, al vice-comandante Skiles (Aaron Eckhart) e ai 155 passeggeri del volo, Sully si scontra tuttavia con l’apparato burocratico USA, già punto da Eastwood in altre occasioni. Il viso austero e gli occhi glaciali di Hanks/Sully (impressionante la somiglianza tra l’attore e il vero pilota) trasmettono un perenne senso di responsabilità alle volte anche difficile da sostenere.
Sempre piuttosto classico nella sua impalcatura, come tutte le opere di Eastwood, e favorito da una durata niente affatto eccessiva, Sully fa della solidità la sua forza: solida la sceneggiatura di Todd Komarnicki, solide le interpretazioni, solida la fotografia di Tom Stern, fedelissimo di Clint. Al quale, alla fine della fiera, interessa esplorare e approfondire il solito aspetto umano: qui è chiamato fattore umano, ed è quello che Sully sbatte in faccia alla glaciale e ottusa commissione aeroportuale, in un duello su cui fondamentalmente si basa la narrazione del film e che provoca il travaglio interiore del protagonista.
Sully non è un film memorabile, ma uno di quelli di cui, francamente, non se ne può fare a meno.
[Photo Credits: Tom Stern]