Sempre più spesso lo sport è stato preso come punto di riferimento per la formazione e i valori aziendali. Quante convention hanno visto sul palco grandi nomi come Velasco (avete mai visto questo video straordinario?) Javier Zanetti, Collina, Alex Zanardi, ormai veri e propri testimonial dei sani valori manageriali.
E dopo tutto questo gran parlare di sana competizione, rinnovamento, meritocrazia e talento il nuovo Presidente della FIGC si chiama Carlo Tavecchio. Come dire: siamo di nuovo al punto di partenza se non peggio.
Se non fosse bastata la polemica riguardo le frasi offensive su Opti Poba tutt’ora soggette ad un’inchiesta della Federazione a garantire un sistema tutt’altro che innovativo si sono aggiunte due settimane di vera e propria campagna politica all’ultimo voto che ricorda tanto le lotte parlamentari di questi ultimi anni.
Il paragone con la politica non è del tutto casuale e anzi guardando con occhi critici tutta la bagarre fatta intorno a questa elezione i punti in comune sono davvero tantissimi.
Primo fra tutti l’emergenza di riavvicinare il sistema (politico o sportivo) alle Persone. E’ innegabile che il giro di soldi, gli scandali, gli sperperi dello sport così come quelli della politica avessero segnato il loro tempo e la promessa di qualcosa di nuovo che rottamasse i vecchi modelli abbia fatto breccia nel cuore degli elettori.
Ma se si vuole davvero dimostrare di essere nuovi rispetto al passato bisogna farlo anche negli atteggiamenti. Come potrà un Presidente che ha rilasciato dichiarazioni offensive di genere, garantire quella correttezza negli stadi dove le tifoserie spesso sono state multate per atteggiamenti razzisti e diffamatori nei confronti di altre Persone o avversari? Ancora una volta le istituzioni fano pesare la loro differenza, anzichè dare l’esempio?
Nessuno tuttavia potrà storcere il naso in merito, considerando che una delle prime decisioni di Tavecchio è stata quella di eleggere Fiona May come “consigliere all’integrazione”. Come dire: una bella lavata di faccia col sapone dell’ipocrisia. Sarà una casualità anche qui se il “ministro dell’integrazione” si chiamava Kyenge ed era una donna di colore?
Oppure siamo davvero così meschini da dover sbandierare un colore diverso (quasi sempre nero) per dimostrare quanto siamo aperti alla diversity, mentre ancora non riusciamo a inventarci uno straccio di legge per arginare, moderare, integrare e regolarizzare le migliaia di profughi che ogni estate attraccano ai nostri confini scatenando commenti di un razzismo estremo (spesso guidati dai Salvini di turno) sulle bacheche di Facebook?
Ed è ancora politica vs. sport
Infine, ultima analogia è nella squadra chiamata a sostenere il nuovo Presidente.
Se l’obiettivo era quello di dare un’immagine moderna dello sport, prendere le distanze dal passato, dimenticare gli scandali giudiziari, questo nuovo governo dello sport non ha fatto meglio dell’altro Governo. A partire dal nuovo ct della Nazionale (associazione a delinquere e squalifica) il secondo osservatore sarà Mauro Sandreani (indagato per Calciopoli), il consigliere sarà Giorgio Perinetti (sotto inchiesta penale), Angelo Peruzzi preparatore dei portieri (12 mesi di squalifica per doping) è stato scelto a Marco Savorani (coinvolto nel giro delle partite truccate del Siena) solo perchè aveva già firmato con le giovanili della Roma, mentre il ruolo di Team manager potrebbe andare a Paolo Rossi, grandissimo campione della Nazionale (ma anche lui implicato nel calcioscommesse con conseguenti due anni di squalifica).
Proprio come fanno certi Amministratori Delegati quando entrano in azienda licenziando il board precedente e portandosi dietro i “fedelissimi”, il buon Conte porterà con sè il fratello Gianluca nelle vesti di osservatore. Considerando lo stipendio multimilionario (più del doppio rispetto al suo predecessore e straordinario rispetto ai budget del passato), poteva almeno dare una prova di eleganza.
In merito al tema dei giovani talenti non possiamo far notare che i vice Presidenti della FIGC saranno Mario Macalli e Maurizio Beretta (quest’ultimo aggiunge allo stipendio FIGC da dirigente anche quello come dirigente di Unicredit…) sono over 70.
Siamo in un momento di grande transizione. Le aziende hanno fatto tagli importanti agli organigrammi aziendali. Temi come il ricambio generazionale, il cambiamento e il talento dinamico sono all’ordine del giorno per ripartire con il piede giusto e dimostrare che la crisi non ha lasciato solo cadaveri sul campo ma una muta stagionale che nasconde forze nuove e più coraggiose.
Siamo certi che questo sport sia quello che rappresenti in maniera degna questi valori, o è l’ennesimo autogol?