Negli ultimi anni il mercato discografico mondiale ha subito modifiche importanti sia per qualità che per quantità. Le star della musica godono di una sorta di effetto globalizzazione che le rendono più accessibili e rintracciabili, si pensi ai social da loro amati Twitter e Instagram, e alla tecnologia come YouTube ma soprattutto Spotify. Accanto al lato puramente artistico ciascuna star che si rispetti costruisce un piccolo grande impero fatto di mattoni diversi: concerti evento, network e brand personali, linee di bellezza e quant’altro. In tutto questo una delle regine è sicuramente Taylor Swift.

Certo, Katy Perry da molti è considerata come la vera macchina da guerra che del resto con lo spettacolo al Super Bowl ha asfaltato le potenziali concorrenti come Michael Jackson usava fare anni or sono. Ma se è vero che Katy Perry ha affinato la tecnica negli anni, creandosi uno zoccolo duro di seguaci disposti a tutto, una fra tutte ha superato le aspettative e con un’abile reinvenzione di se stessa si è portata alle vette non solo delle classifiche ma anche dell’indice di gradimento del pubblico, partendo da quello americano e volando alto anche in altri Paesi del mondo: Taylor Swift.

credits foto: www.huffingtonpost.ca
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La sua operazione riscossa è sicuramente una delle più riuscite nella storia dello show bitz mondiale. 20,4 milioni di followers e 51,5 su Twitter ad oggi, Taylor Swift ha fatto affidamento su una scommessa che di fatto l’ha resa la pop star più seguita e famosa del globo. Nata come cantante country il carisma le ha permesso di esplodere in un genere che in America è sacro ma che nel resto del mondo non ha così tanto successo: il talento della Swift ha reso il country esportabile. Ripercorrendone la carriera l’effetto Swift ha qualcosa di incredibile: Love Story ha registrato oltre cinque milioni di download soli negli States, diventando la canzone country più venduta della storia.

Dal 2006 Taylor Swift fa incetta di Grammy Awards che nel 2008 la portano a “Miglior performance country femminile”, “Miglior canzone country” con White Horse e “Album dell’anno” e “Miglior album country” per Fearless. Le sue quotazioni crescono a vista d’occhio tanto che nel 2011 Forbes la incorona al settimo posto fra le celebrità più importanti del mondo, con un reddito di 45 milioni di dollari guadagnati durante l’anno. Il 2011 è un anno dai grandi numeri: 20 milioni di album venduti, 42 milioni di singoli, Guinness World Record per “la più veloce vendita digitale” con Speak Now e per il maggior numero di canzoni in classifica simultaneamente di un’artista femminile.

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Taylor Swift diventa in breve tempo un fenomeno. È una teenager, classe 1989, ma guarda caso nessuno rimarca troppo su questo aspetto e a nessuno viene in mente quella carrellata di meteore che negli anni hanno collezionato parabole del genere. Britney Spears chi? È anche lei bionda, a suo agio sul palco, sorridente, giovanissima e quindi determinata e ambiziosa. Eppure conserva un aspetto di normalità che per forza in qualche modo la mantiene in vetta. I numeri in questi casi sono importantissimi perché se vuoi fare la star, quei numeri ti devono materializzare la carriera e se quei numeri aumentano senza troppa difficoltà, il gioco è pressochè iniziato.

La consacrazione del Red Tour del 2013 si compie: lì succede inevitabilmente qualcosa. Hunger games, pubblicità in aumento, svolta: a sorpresa (non per tutti) Taylor Swift smette i panni della ragazza country per indossare quelli della star mondiale pop e a coronamento del sogno che diventa realtà “1989” il quinto album in studio, in uscita il 27 ottobre 2014. Shake it off fa da traino a una nuova avventura che si rivela un azzardo vecchio stile da profumo di vittoria, ennesima, per volontà e determinazione personale, più che per il fato e la sorte, buonissima, che caratterizzano la nuova reginetta del pop.

Un pop che non scende certo a compromessi tanto che la Swift si sgancia da Spotify, non per uno snobismo che non la contraddistingue, quanto per una furbizia di base. Furbizia che l’ha portata qualche giorno fa a una scelta di stile (per non dire di mercato) piuttosto sorprendente: ha chiesto e ottenuto di brevettare le parole delle canzoni contenute nel nuovo album, 1989. Cosa significa? Che, stando al documento dell’ufficio depositi che alcuni giornali americani hanno pubblicato, nessuno potrà azzardarsi a riprodurre quella frase “su porta-tovaglioli, macchine per scrivere, bastoni da passeggio, prodotti di profumeria, decorazioni di alberi di Natale, presine, cordini, grembiulini, fruste, finimenti e articoli vari di selleria“.

Non è proprio tutta farina del sacco della Swift perché prima di lei ci fu un’altra donna della musica americana, Beyonce, che però si era fermata a una parola usata in modo ingannevole per vendere un prodotto che richiamava il suo nome. Le frasi depositate dalla Swift hanno dell’originale? No. Per esempio: “Potrei mostrarti cose incredibili“; “Perché non passiamo mai di moda“; e una più elaborata, si fa per dire, “Piacere di conoscerti, dove sei stato?“. In sostanza la mossa è quella di vendere più che di proteggere: non si tratta di un’invenzione, di una scoperta rivoluzionaria ma una studiatissima mossa ai fini economici. Vuoi una maglietta con quella frase? Comprala da Taylor Swift! A breve nascerà probabilmente un sito, un merchandising variegato.

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Furbizia signori, nulla di più. Furbizia nell’accativarsi il mercato discografico e quello collaterale. Furbizia nel sapersi destreggiare, distinguere, sfruttare il proprio brand che si chiama in questo caso “Taylor Swift”, farlo alla luce del sole e ragionare con le carte sul tavolo senza trucco e senza inganno. Formula esportabile? Vedremo se non brevetterà anche questo.

[Fonte cover: www.theguardian.com]