“Ogni cosa che ho fatto nella mia vita diventerà obsoleta prima dei miei 50 anni”. Le parole di un trentanovenne Steve Jobs, per nulla consapevole del segno che avrebbe lasciato nell’umanità, risuonano come monito in un video datato 1994. Oggi, nel 2014, a distanza di 20 anni, tanto è cambiato e la tecnologia sembra davvero aver rivoluzionato la vita di ognuno di noi.

Nel 1994 il fondatore di Apple ammetteva con modestia (finta o vera che fosse) che i suoi sistemi “non sono la stessa cosa di un quadro o di una Chiesa e non sono destinati a essere ammirati e a sopravvivere nei secoli” ma sono come uno strato di roccia che sedimenta e che è solo una piccola parte di una montagna alta dalla cui superficie nessuno può vedere quello strato. Col passare degli anni, una materia, quindi, che interesserà solo i geologi.

È sotto gli occhi di tutti l’impatto che le invenzioni di Jobs hanno rappresentato nel corso di questi 20 anni, tanto che storici e nomi importanti dell’hi-tech sono arrivati a paragonarlo a Cosimo de’ Medici o alla Rivoluzione Francese per la forte impronta che ha lasciato nella società contemporanea. Nonostante ciò, le parole del visionario della Silicon Valley hanno un fondo di verità.

La tecnologia ci ha rivoluzionato la vita, probabilmente in meglio o forse in peggio ma di sicuro l’ha cambiata, questo è un dato di fatto. Abitudini che facevano parte della nostra quotidianità oggi non sono che un mero ricordo, o sono state soppiantate da altre che, alla stessa maniera, hanno le ore contate. Dal 1994 ad oggi abbiamo assistito a una vero e proprio terremoto nel campo dell’Information Technology, dove anche i rapporti di forza tra elettronica, informatica e telecomunicazioni sono cambiati e maturati, dando vita a un mutamento sociale e culturale.

20 anni fa eravamo ancora lontani dai tempi della risposta pronta di Google, che oggi è quasi un prolungamento del nostro sapere, lo strumento che ci fornisce un’onniscienza da esibire e sfoderare in qualunque momento. Il più famoso motore di ricerca per Internet fu fondato solo 3 anni più tardi, il 15 settembre 1997, da cui circa un anno dopo nacque l’azienda omonima. Oggi Google, oltre a catalogare e indicizzare le risorse del World Wide Web si occupa anche di foto, newsgroup, notizie, mappe, mail, shopping, traduzioni, video e tante altre app create appositamente dagli sviluppatori del colosso di Mountain View. È il sito più visitato del mondo, e alla fine di ogni anno col suo Zeitgeist manifesta quello che è lo “spirito dei tempi” che accomuna milioni di persone attraverso le loro ricerche. È divenuto talmente popolare che in inglese è nato il verbo transitivo “to google”, col significato di “fare una ricerca sul web” ed è ormai di uso comune anche in tantissime altre lingue.

Il 1994 fu anche l’anno della PlayStation, la console per videogiochi a 32 bit della Sony Computer Entertainment che il 3 dicembre vide il suo lancio in Giappone. L’arrivo sul mercato statunitense ed europeo avvenne rispettivamente il 9 e il 29 settembre dell’anno successivo. Oltre a permettere di giocare con titoli dedicati (su supporto CD-ROM), consente anche l’ascolto di CD audio. La fine, quindi, delle cartucce SNES Nintendo e un nuovo modo di intendere il gaming tra le quattro mura domestiche. Il dispositivo divenne così comune da diventare sinonimo stesso di console, ma soprattutto tanto popolare da indurre a definire i giovani degli anni ’90 come la Generazione PlayStation.

Oggi siamo alla PlayStation 4 che fa parte dell’ottava generazione di console insieme alla Wii U di Nintendo e alla Xbox One di Microsoft, macchine sempre più multimediali e interattive, e che su queste caratteristiche scendono in campo per la “console war”.

Un altro dei cambiamenti epocali di questi 20 anni è avvenuto nel modo di comunicare. Nel 1994 per effettuare una chiamata bisognava avere gettoni o scheda e recarsi nei pressi della cabina telefonica più vicina, una delle 300mila e passa che erano dislocate sul territorio italiano. Con l’avvento della telefonia mobile, il loro destino apparve segnato sin da subito. Le cabine italiane non hanno mai avuto il fascino di quelle londinesi, le phone box rosse diventate simbolo e icona britannica alla pari almeno del Big Ben, ma di certo hanno segnato la vita di ognuno di noi con quei gettoni che facevano anche da moneta e quelle attese che sembravano interminabili pur di fare una chiamata. Tanto in Italia quanto in Gran Bretagna, però, sono ormai diventate inutili e il piano di dismissione cominciato nel 2010 ne ha decretato la fine o quasi (oltremanica sono diminuite ma non sono scomparse del tutto).

Il 2014 sarà l’anno dell’iPhone 6, di uno smartphone che sarà in grado automaticamente di riconoscere i luoghi sicuri, ovvero quelli dove non ci sarà bisogno di attivare quei sistemi di sicurezza come Pin o riconoscimento delle impronte digitali. Un nuovo brevetto dovrebbe garantire di bypassare i tipici meccanismi di protezione se il dispositivo è sulla rete di casa del proprietario o su un luogo spesso visitato, come l’ufficio. Al contrario, il livello di protezione potrebbe essere innalzato in luoghi pubblici e mai visitati, considerati meno sicuri. Un dispositivo, quindi, che ormai non ha più la sola funzione di stabilire un contatto a voce tra due persone distanti, ma che ricopre tanti altri ambiti andando a sviscerare e conoscere le abitudini del suo utilizzatore e arrivando persino a comprenderne le esigenze. Dalla fotografia all’entertainment, dal social al fitness, passando per la domotica e l’automotive: infinite sfaccettature di un solo dispositivo, fino a 20 anni fa nemmeno lontanamente immaginabili.

Come sarebbe la nostra vita senza tutte queste tecnologie? Come sarebbe se tornassimo nel 1994? Un esempio ci viene fornito da una video-parodia della serie televisiva “24”, in cui il protagonista, l’agente anti-terrorismo Jack Bauer, si trova a sventare attentati senza l’ausilio di tutto lo scibile tecnologico che contraddistingue i giorni nostri ma ritrovandosi catapultato nel 1994. Il risultato? La sua vita sarebbe stata davvero un inferno. Sarebbe stata così impossibile anche la nostra?

[Cover source: tech-wd.com]