La “Terra dei Fuochi” continua a bruciare; ettari di terreni un tempo coltivabili, resi aridi e pericolosi da roghi tossici, inquinamento sfrenato, e abuso del territorio; discariche illegali ed enormi quelle che distruggono il territorio campano, rendendo vano lo sforzo di agricoltori e allevatori. Ma a preoccupare maggiormente non è il comunque drammatico aspetto economico-sociale, ma soprattutto l’elevatissimo rischio per la salute che corrono i cittadini campani, con casi di morti più che sospette che continuano a riempire tristemente le pagine di cronaca con una frequenza più che disarmante.
![Credits Photo: [napoli.repubblica.it]](https://www.ilgiornaledigitale.it/wp-content/uploads/2015/01/igd_0b9fd73dd9bdfc3badded2577fd3b2cc.jpg)
La “Terra dei fuochi” interessa tutta la Campania brucia
Attesa (ormai piuttosto inutile visto che molti siti già ne sono entrati in possesso), per le analisi dei terreni della “Terra dei Fuochi” condotte da tecnici ministeriali incaricati di certificare la pericolosità delle zone e di classificarle in base al livello tossico. Allarme e preoccupazione per molti Comuni in cui di fatto la stragrande maggioranza delle coltivazioni sarebbero a rischio. Quasi un centinaio di campioni di particelle dei terreni catturate nelle cittadine campane, e il dato precedente che vedeva soltanto il 2% delle zone essere tossiche, sarebbe sovvertito ad Acerra, Caivano, Castelvolturno, Giugliano, Nola, Succivo e Villa Literno; dati parziali ma che sembrano non lasciare dubbi con i picchi di Acerra in cui l’87% del terreno non sarebbe coltivabile e di Caivano che segue con un quasi altrettanto allarmante 66%. A destare grandi preoccupazioni la rilevazione di metalli tossici, con i terreni di Caivano che registrano un livello abbastanza critico di berillio, piombo e diossine; materiali rilevati anche ad Acerra dove la commissione ha ritenuto necessario effettuare ulteriori scavi per cercare la fonte dell’inquinamento.
Meno rischi nei Comuni del casertano, con i terreni che in gran parte risultano idonei alla coltivazione, ma che smentiscono comunque le percentuali molto basse rese note lo scorso Marzo; il bilancio finale tra Napoli e Caserta in ogni caso rischia di essere catastrofico, con 20 casi di divieto assoluto di pascolo e coltivazione, 26 casi in cui si deve procedere al più presto alla rimozione dei materiali tossici, e una decina di terreni ad altissima concentrazione di diossina. Molti territori restano ancora in attesa di un ulteriore giudizio, in particolare nel giuglianese, e la mappa della “Terra dei Fuochi” da oggi di fatto si estenderebbe anche al di là delle province di Napoli e Caserta e interesserebbe nella sua totalità la Campania.
![Credits Photo: [fanpage.it]](https://www.ilgiornaledigitale.it/wp-content/uploads/2015/01/igd_068d0a261d09b2c364f3dc153a72db78.jpg)
Dubbi e perplessità sulla mappa dei territori a rischio
Rabbia e sgomento quello che provano tanti cittadini campani nell’apprendere che di fatto la mappa su cui le autorità hanno deciso dove fosse possibile coltivare e dove no è errata; durante le scorse rilevazioni tra l’altro si era partiti dal presupposto che i terreni a rischio fossero soltanto quelli del napoletano e del casertano, escludendo così ogni rilevazione al di fuori delle due province. La Cassazione ha stabilito che i criteri con i quali è stato giudicato il pericolo di avvelenamento non sussistono, ma difficile se non impossibile stabilire se quei terreni rimasti “bloccati” fino ad adesso distruggendo l’economica agricola del territorio, sarebbero potuti essere sfruttati, o se come probabile il blocco a prescindere sia stato comunque giusto vista la criticità assoluta e il peggioramento dei dati delle nuove analisi.
Significato del tutto diverso infatti assumono quelle rilevazioni autonome che gli agricoltori avevano deciso di compiere per cercare di stabilire se fosse lecito o meno vietargli di coltivare, ma che sembrerebbero del tutto inutili quando l’intero territorio è colpito e sarebbero addirittura stati registrati casi in campi che hanno continuato a coltivare in questi mesi.
I cittadini campani aspettano intanto risposte
Troppe intanto le morti legate ai roghi tossici e i cittadini aspettano risposte dalla politica che non arrivano; laddove la Regione Campania non è stata in grado di affrontare il problema la gente del luogo invoca ad alta voce l’attuazione di quella legge n.6 del 6 febbraio 2014 che, entrata in vigore, mai nella realtà è stata applicata, come denunciato pubblicamente durante la recente visita del Sottosegretario del Ministero della Salute De Filippo.
![Credits Photo: [ilmattino.it]](https://www.ilgiornaledigitale.it/wp-content/uploads/2015/01/igd_46ef95ece2cda9c578a58f99eb4ac08f.jpg)
Intanto tra domande irrisolte, cavilli burocratici, vizi di forma legislativi, una Regione sta rischiando di soccombere dietro ad un problema enorme. Non basta però chiedersi se le rilevazioni del Ministero siano almeno stavolta corrette, se i luoghi presi in considerazione rientrino per precisione in una mappa, se le istanze degli agricoltori siano da accogliere o meno. Non importa nemmeno, o per lo meno non soltanto, che l’export stia crollando a picco, che un territorio florido e invidiato all’estero non riesca più a vendere i propri prodotti per una paura generalizzata che ormai interessa l’intera immagine della Regione; contano le vittime spesso giovanissime, quelle che muoiono nel silenzio di tanti quotidiani nazionali, contano la voglia di rivalsa e la rabbia costruttiva delle vittime “colpevoli” soltanto di essere legate al proprio territorio, contano più che mai quelle rinnovate prese di coscienza di una popolazione che non accetta davvero più di dover pagare un prezzo così alto e che vuole riprendersi diritti e normalità.
[ Credits foto in evidenza: paralleloquarantuno.it ]