Il risultato è stato sicuramente quello sperato dall’attacco hacker che, nell’ultimo giorno di agosto, è riuscito a rubare foto private e “intime” a numerose celebrities dello star system.
Se ne parla ormai da qualche giorno, se ne discute, se ne ride e, si spera, che su questo si rifletta anche. In sintesi, foto personali delle attrici, modelle e cantanti interessate, memorizzate sui propri dispositivi e di conseguenza sincronizzate su iCloud (un disco fisso virtuale messo a disposizione degli utenti dalla Apple), sono state rubate, a causa di una falla del sistema dell’applicazione “Trova il mio iPhone“, che avrebbe consentito infiniti tentativi di generazione password al Lupin di nudi integrali, lasciandolo così accedere liberamente ai contenuti, una volta trovata la chiave giusta.
Vendere il succulento bottino è illegale negli Stati Uniti, dunque, per creare l’atteso scompiglio, il fautore ha prontamente diffuso via web, sulla piattaforma 4chan e su Reddit, le foto private delle malcapitate.
Uno scandalo simile era già avvenuto qualche anno fa, ai danni di Scarlett Johansson e Christina Aguilera, ma evidentemente non è bastato. E la domanda che sorge spontanea è: di chi è la responsabilità? Di chi lascia quel materiale sui dispositivi? O di chi dovrebbe assicurare privacy e sicurezza?
Fare i perbenisti con le foto degli altri è troppo semplice, dal momento che ognuno di noi possiede nella gallery qualcosa che vuole tenere soltanto per sé. Nell’epoca dei selfies e della ricerca della bellezza assoluta, qualche scatto privato, magari anche senza destinatario, con il solo intento di aumentare la self-confidence, è decisamente giustificato. La consapevolezza e la conoscenza dei mezzi che si utilizzano è, tuttavia, ben altra cosa.
Perché modificare le impostazioni di iCloud si può, essendo informati. Evitare di utilizzare un sistema di memorizzazione più immediato e sotto controllo, come pen-drive o hard disk si può, senza correre il rischio di finire in pasto al web come mamma ci ha fatti.
Così, rifaccio la domanda: di chi è la responsabilità? Parlerei di un buon cinquanta e cinquanta, razionalmente. Essere un’attrice e lasciare foto hot su una piattaforma virtuale è decisamente un rischio. Consapevole o inconsapevole che sia. Nonostante tutelarsi, in quella particolare posizione, sia palesemente vantaggioso.
Affidiamo la nostra intimità e la nostra vita privata a macchine, sistemi e algoritmi, che seppur tecnologici, sicuri e con il dovere di garantire la dovuta privacy, non sono perfetti. E questo è quello che The fappening dovrebbe insegnarci. Si può dare la colpa all’hacker e alla falla del sistema. Ma nessuno può proteggerci se non lo facciamo noi per primi.
Conversazioni sempre più rapide e virtuali, freni inibitori e trasformazione del pudore: possiamo prendere in considerazione tutto. Ma perché correre il rischio di finire nudi e inermi davanti al mondo? Perché non lasciare che intimità resti intima?
Così, riflettendoci meglio su, mi ripeto ancora una volta: di chi è la responsabilità? E beh, l’elenco dei nomi è davvero troppo lungo.
Perché, ironizzando, un diamante è per sempre, ma anche iCloud non scherza. E i commenti su Reddit ancora peggio.