The Frenchmole, dalla Puglia con furore. Comicità e simpatia su YouTube, a portata di click. Chi sono? Eccoli, in una intervista esclusiva rilasciata per Il Giornale Digitale. A parlare è Marco Ricciardelli, fondatore del canale – autore, montatore e attore del gruppo 

The Frenchmole: come nasce l’idea di pubblicare video su youtube? Perché avete scelto questo nome?

Ormai gli youtuber vengono visti e idolatrati, per fortuna o per sfortuna, come nuovi vip. Quando aprii il canale verso la fine del 2011 (abbiamo appena compiuto 3 anni), il web non aveva un’influenza e un potere come quello che ha oggi, ed era sicuramente più sottovalutato: basti pensare che i personaggi che “ce l’avevano fatta” potevano contarsi sulle dita, e se un neo youtuber voleva prendere spunto da qualcuno, la scelta era ristretta tra Willwoosh per l’intrattenimento, Daniele doesn’t matter per i vlogger, e Clio per le make up artist. In 3 anni le categorie e i volti si sono moltiplicati, e ognuno può decidere chi scegliere e cosa guardare in base ai propri gusti.

Noi iniziammo a prendere esempio dagli americani, io decisi di fondare un duo comico che seguisse le loro orme. L’occasione di mettersi alla prova fu il diciottesimo compleanno di una nostra compagna di classe, Debora, per la quale gli amici ci costrinsero a realizzare il solito video di auguri spiritoso: il risultato alla proiezione in sala fu devastante, risate a crepapelle. Quella sera si accese la scintilla: aprii il canale youtube, caricai quel video e il giorno dopo a scuola durante le lezioni io ero già lì a disegnare entusiasta delle probabili versioni del nostro logo cercando approvazione e carica dal mio collega. Ci chiamavamo Marco e Francesco, e da una fusione di nomi non troppo studiata uscì: FRENCHMOLE. Ma l’account era già stato preso. Ok, THE FRENCHMOLE.
A seguito della rottura col mio compagno pochi mesi dopo, decisi di non continuare da solo, ma di dare a chiunque la possibilità di partecipare a quello che era partito come un gioco, e così il duo divenne un gruppo, aperto a sempre più gente. Un altro compagno di classe si unì a Frenchmole, quello che sarebbe diventato la star del gruppo: il suo nome era Sabino.




Siete dei ragazzi, studenti, adolescenti: come siete riusciti a mettervi davanti ad uno schermo? C’era imbarazzo inizialmente? Avete trovato difficoltà?

Non è stato difficile far sparire l’imbarazzo di fronte alla telecamera, quanto farlo sparire di fronte a chi ci osservava e giudicava ciò che stavamo facendo. Eravamo a fine liceo e mentre i miei coetanei pensavano già alla loro scelta universitaria o si affacciavano al mondo del lavoro, io continavo a credere in un progetto. Ricordo che saltai l’intero mese di dicembre per organizzare tutto da solo il video Speciale di Natale 2011, durante gli esami di stato piuttosto che studiare, fervevano i preparativi della nostra webserie “Il Moviemaker”. Da quel punto di vista oggi le cose sono un po’ migliorate.

A quale video siete più legati?

Il video a cui penso siamo più legati (parlo a nome di tutti i partecipanti) è il nostro video più visualizzato, “Tipi da interrogazione”: è l’esempio del fatto che siamo riusciti a rappresentare la generazione del nostro pubblico in uno stile di comicità demenziale che piace e con dei personaggi vincenti che il pubblico sente “vicini”. Da quello sono partiti diversi tormentoni e meme che girano ovunque come “Suiciditi”, presenti già in video precedenti come “Tipi da Ask.fm” dove parliamo dell’omonimo social network per eccellenza dei bimbiminkia. Il fatto che riusciamo ad essere così naturali fa si che il nostro slogan sia BBB: Baresi, Blasfemi, Bimbiminkia.


Vi immaginavate questo successo?

Assolutamente no. Ogni volta che ce lo chiedono i numeri sono sempre più grandi, e mai riesco a proiettarmi in traguardi più grossi di quelli, cerco sempre di rimanere coi piedi per terra.
In fin dei conti non sono i numeri a definire la grandezza del successo. Il vero successo è rendersi conto che c’è così tanta gente che vede in te la causa del suo sorriso, che timidamente ti manda dei messaggi di posta per ringraziarti o trova il coraggio di fermarti per strada per una foto. Il vero successo credo sarebbe non riuscire a far finire tutto ciò ma portarlo avanti facendolo evolvere in qualcos’altro.
Per ora è una speranza.



Quali consigli vi sentite di dare a chi vuole intraprendere questo percorso?

Dico di non farlo solo perché è la moda del momento, come la maggior parte dei ragazzini fa oggi. È uno stile di vita come un altro, e va intrapreso con ponderazione come funziona per qualunque lavoro, o qualunque scelta scolastica o universitaria. L’unica cosa che dico è di crederci ed esserne convinti, anche se questo comporta rinunce o sacrifici, e soprattutto fregarsene del giudizio della gente. Per quanto ci sia bisogno di inseguire i propri sogni, bisogna anche imparare a incanalare la propria forza e determinazione in qualcosa di raggiungibile. E cercatelo, anche se dovessero volerci anni, dopo di che, quando sentirete di aver trovato ciò che fa per voi, provate, provate, provate fino a riuscirci.

Cosa vuol dire “far ridere la gente”?

Significa riuscire a creare empatia col proprio pubblico, credo. Non lo so esattamente. So solo che se anche dicessimo qualcosa di stupido, il nostro pubblico apprezzerebbe. Non siamo professionisti, e la gente lo sa. Non siamo comici effettivamente, siamo ragazzi come quelli che ci seguono ed è proprio questo il bello. Siamo semplicemente noi stessi, rappresentando sketch di vita di tutti i giorni spesso e volentieri enfatizzati. E questo è il nostro stile, è così che noi riusciamo a far ridere la gente.

Come vivete la concorrenza con gli altri youtubers?

Non è la serie A, non ci sono squadre che lottano per il posto.
Vedo gli altri youtuber come interessante materiale di “studio” per capire cosa funziona sul web, adoro imparare da loro e scoprire il loro stile comico. Molti siamo riusciti a conoscerli grazie alle opportunità che ci ha dato la grande famiglia di WebStarChannel e Luca Casadei, che non smetteremo mai di ringraziare.
Se tuttavia non si lotta per superare l’altro, si lavora sempre per migliorare se stessi e crescere. Dovrebbe esserci sempre l’umiltà di riconoscere il limite tra ciò che funziona e ciò che vale.