Creazioni spettacolari, da ammirare e da gustare: le pasticcere protagoniste dell’ultima edizione del The Pastry Queen, il Campionato mondiale di pasticceria tutto al femminile organizzato durante il SIGEP (Salone internazionale gelateria, pasticceria e panificazioni artigianali), si sono battute a colpi di dessert, tarte e monoporzioni. Le concorrenti, provenienti da India, Giappone, Italia, Francia, Russia, Taiwan, Brasile e Croazia, hanno avuto un tema preciso a cui ispirare i loro dolci. L’arte della danza come insieme di disciplina, rigore, ma anche grazia e cura di ogni dettaglio era il fil rouge delle creazioni valutate da una giuria internazionale.
E The Pastry Queen, torna ad essere un’italiana dopo la vittoria del 2012 di Sonia Balacchi: quest’anno infatti è stata incoronata come regina della pasticceria mondiale la torinese Silvia Federica Boldetti, assistita nella gara dal team manager Davide Malizia, pluridecorato pasticcere con numerosi successi alle spalle.
Già conosciuta al grande pubblico per la sua partecipazione al programma di Rai Due “Il più grande pasticciere”, Silvia, alias Signorina Fantasia, ha un blog tutto suo in cui si definisce una pasticcera innamorata della scrittura, pronta quindi a dare consigli, condividere pensieri, al profumo di dolci ovviamente.
C’è un giorno in particolare che ha cambiato la vita della Pastry Queen 2016, il giorno in cui ha capito quale fosse il suo sogno e che andava afferrato a piene mani.
Di questo ed altro abbiamo parlato con Silvia Federica Boldetti, che si è raccontata in quest’intervista su Il Giornale Digitale.
Silvia ti sei da poco aggiudicata il titolo “The Pastry Queen 2016” nel Campionato mondiale di pasticceria che si è disputato in occasione del SIGEP, a Rimini.
Che cosa rappresenta per te questo traguardo?
Rappresenta un gradino di un sogno, un nuovo punto di partenza per nuovi obiettivi. La prima volta che sono entrata al SIGEP era l’anno in cui vinceva Sonia Balacchi, proprio il giorno della premiazione. E già fantasticavo che prima o poi mi sarebbe piaciuto provare l’emozione di un concorso, ma non avevo idea si sarebbe presentata l’occasione così in fretta!
La gara prevedeva di preparare una tarte moderna, un dessert al bicchiere al caffè, una monoporzione al cioccolato, un mignon gioiello, una scultura in zucchero e infine un pasticciaccio. Come sei riuscita a superare le tue colleghe?
Non penso di aver superato le mie colleghe, ma di aver interpretato diversamente, insieme alla mia squadra (Davide Malizia, Gianluca Fusto e Mario Romani), tutte le degustazioni e portato all’estremo della fattibilità alcune preparazioni. Esempio emblematico ne è l’anello mignon gioiello, una piccola sfera glassata di rosso lucente contente quattro strati di diverse consistenze per un diametro totale di 2,5 cm e sorretta da un finissimo anellino di zucchero tirato in equilibrio sulla propria “mano di portata”. Ma, in fondo, penso che un concorso sia proprio questo: presentare il quasi impossibile, per stupirti e per stupire.

La tua storia personale è molto significativa: durante il percorso universitario tra economia e diritto hai capito che quella non era la tua strada, così hai seguito la tua inclinazione verso la pasticceria ed eccoti qui. Come hai capito che la tua soddisfazione era altrove? Ci racconti quel momento?
Mi sono ripromessa nella vita di non rinunciare alla fantasia e di non smettere mai di rincorrere i miei sogni. E la vita dietro una scrivania non faceva per me. L’unica cosa che adoro fare seduta davanti ad un computer è scrivere e ho la fortuna di farlo tutt’ora collaborando con “Pasticceria Internazionale”. È stata una serie di coincidenze, anche se credo che le coincidenze non esistano, a farmi conoscere Livia Chiriotti e Vittorio Santoro. E da quel momento ho iniziato a scrivere di pasticceria e sono entrata in Cast Alimenti come Borsista. E quel giorno mi ha cambiato la vita.
Hai soli 28 anni, ma un percorso già molto ricco di esperienze, nel 2014 ti abbiamo vista su Rai Due ne “Il più grande pasticciere”. Com’è stata l’esperienza televisiva? Se ti chiamassero per partecipare ad un programma di food, accetteresti?
È stata un’esperienza che mi ha permesso di conoscere un ambiente fino a quel momento estraneo. Sono un po’ anomala perché la televisione non ce l’ho nemmeno da quando vivo da sola, ma sono contenta di aver fatto un’esperienza fuori dall’ordinario, più di tutto per le persone che ho potuto conoscere. Purtroppo o per fortuna la tv è un mondo che nulla c’entra con la vita reale e sì, accetterei, ma mai riuscirei a impersonare qualcuno che non sono io, magari per fare audience o per piacere.
Il food è uno dei temi più chiacchierati degli ultimi anni: tra food blogger, chef stellati, programmi TV, video ricette sembra che tutti abbiano voglia di cimentarsi ai fornelli. Come mai, secondo te, in questo momento il cibo attrae così tanto le persone?
La cultura del food è fortemente radicata nel nostro Paese, ma in generale penso che troppo spesso sia vista come una scappatoia. Fare food, dolce e salato, spesso appare troppo facile, e spesso c’è chi per reinventarsi si improvvisa chef e pasticcere perchè crede sia qualcosa di molto semplice e immediato. E invece non è così, perché al pari di molti mestieri necessita di studio approfondito e molto impegno, nonchè forza di volontà e fantasia.

Il settore di dolci e torte, grazie anche al filone del cake design, è particolarmente forte. Cosa hanno in comune pasticceria e cake design?
Penso che entrambi abbiano la voglia di impiegare la propria manualità per creare qualcosa e che senza dubbio sia per la pasticceria che per il cake design si necessiti di una buona immaginazione. Per il resto sono due mondi totalmente divisi, un po’ come paragonare un notaio e un commercialista. Entrambi hanno a che fare con scartoffie e con numeri, e forse per chi ne è estraneo sono la stessa cosa. Pasticcere e cake design hanno a che fare con qualcosa di commestibile, ma il cake designer è sostanzialmente un “modellista” che ha come unico focus l’estetica, il pasticcere deve destreggiarsi non solo con il “bello”, ma con l’arte di saper sposare gli elementi come un chimico e come rendere armoniosa a livello gustativo il dolce che va a preparare. Nonchè ovviamente sapersi fare i conti in tasca senza sacrificare la qualità.
Il tuo soprannome è Signorina Fantasia, che cosa rappresenta la fantasia nelle tue creazioni?
Penso che in generale, nella vita, senza fantasia tutto sia più triste e molto impersonale, perché non è l’essere in grado di riprodurre qualcosa che ti rende qualcuno, ma sono le idee che hanno il potere di cambiare il mondo.
Qual è il dolce che più di altri ti rappresenta e perché?
Direi un abbinamento tra cioccolato fondente e lampone, con magari un crumble croccante. Sono un mix di testa dura con un carattere piuttosto determinato e deciso, a volte con note acide, ma in vari meandri un po’ più nascosti ho anche delle note infinitamente dolci.
Dove trai ispirazione per inventare nuovi dolci? Quali sono i tuoi punti di riferimento nel settore?
Qualsiasi cosa che appartenga o meno al settore e qualsiasi professionista che stimo possono essere fonte di ispirazione. Un dolce, una frase o un argomento. Il bello delle idee e dei progetti è che non hanno vincoli se non quelli che detta l’immaginazione.
Per concludere, dopo il titolo di campionessa mondiale di pasticceria che cosa ti aspetta nel prossimo futuro?
A questa domanda posso rispondere tra qualche mese, o forse un anno. Non mi pongo limiti e non mi pongo vincoli. Spero che la collaborazione con le aziende iniziata per il concorso continui e spero di stupirmi inciampando in qualcosa di non programmato e non atteso.