Quando si assiste ad un’opera di Paolo Sorrentino non ci si può di certo aspettare qualcosa di banale e poco raffinato, ma che il regista, premio Oscar per “La Grande Bellezza”, potesse riuscire a tradurre la sua idea di cinema anche sul piccolo schermo, sembrava davvero difficile. E invece The Young Pope non solo non tradisce le tante aspettative, ma addirittura riscrive i canoni delle serie tv regalando sublimi momenti di pura arte visionaria. Merito della sua innata abilità dietro la macchina da presa, e di un cast tanto eterogeneo quanto azzeccato.
Un magnifico Jude Law, Papa giovane ma conservatore, spietato con i Cardinali, e del tutto noncurante dei concetti di buonismo, è in grado di fulminare col suo sguardo glaciale. Law continua la striscia di grandi attori hollywoodiani “prestati” alla serialità, ma lo fa con un’eleganza e uno stile talvolta superiori a quello a cui aveva abituato nella sua già lunga carriera, affermandosi, qualora ce ne fosse ulteriore bisogno, come uno degli interpreti più ingiustamente sottovalutati della sua generazione. Accanto a lui un sorprendente Silvio Orlando, vera e propria anima della serie, in grado di recitare con naturalezza in lingua inglese, riuscendo però a non far perdere all’affascinante personaggio che interpreta (il Segretario di Stato, Cardinale Voiello), una concretezza e una sottile ironia tipiche dell’animo partenopeo. Su loro due e su una sempre affascinante Diane Keaton, si reggono le colonne portanti di “The Young Pope”, con una serie di comprimari di tutto rispetto, tra i quali spicca uno straordinario James Cromwell, in grado di esprimere la tristezza e l’inquietudine di un uomo che per tutta la vita ha inseguito l’obiettivo del papato senza mai raggiungerlo.
Tra intrighi e inganni in un Vaticano che somiglia molto alla Casa Bianca di Keaton in “House of Cards”, e momenti sovrannaturali legati agli strani e miracolosi poteri che sembra avere il giovane Papa Pio XIII, a rappresentare però il vero gradino che fa fare un salto di qualità al prodotto, è proprio quella prerogativa tutta Sorrentiana di riuscire a esprimersi con immagini raffinate e astratte (talvolta sfiorano quasi il nonsense), infiniti piano sequenza, e dialoghi cult tra i protagonisti, ingredienti che fanno apparire “The Young Pope” più che come una serie tv, a tutti gli effetti come una lunghissima pellicola cinematografica.
Per questo motivo, nonostante non sia mai facile confrontare prodotti nati per un pubblico differente, non è poi così azzardato definire “The Young Pope”, come il vero capolavoro di Sorrentino. D’altronde se stavolta il regista campano ha avuto ben 10 ore per condensare la fotografia de “La grande bellezza”, i dialoghi graffianti de “Il Divo” e la pacata inquietudine di “Youth”, il risultato non poteva che essere sublime.
Credits Foto: Scena tratta da “The Young Pope”, di Paolo Sorrentino, fotografia serie tv di Luca Bigazzi