Tutankhamon, il più famoso dei faraoni d’Egitto e appartenente alla XVIII dinastia, era decisamente brutto.
A confermarlo è una ‘autopsia virtuale’ composta da oltre 2000 scansioni e una approfondita indagine sul corredo genetico del sovrano, considerato una delle figure più rappresentative della cultura egiziana di quel periodo.
Siamo ben lontani, dunque, dalle immagini mozzafiato di sculture e sarcofagi, da sempre bellissime e ricche di fascino, che hanno contribuito a costruire il mito di personaggi iconografici come Nefertiti, Cleopatra e lo stesso Tutankhamon.
Il suo volto, che nelle maschere mortuarie possiede occhi profondi, naso perfetto e labbra sensuali, ci viene mostrato per la prima volta con chiarezza: poco piacente, con occhi piccoli, carnagione chiara e denti sporgenti.
Purtroppo per il faraone il suo corpo non era migliore del viso: le scansioni rivelano infatti fianchi molto larghi, simili a quelli di una donna, pettorali flosci e un piede storto.
Con molta probabilità la colpa dei numerosi difetti fisici non era imputabile al semplice caso o ad un odioso scherzo di madre natura: il più grande e discusso faraone della storia era frutto di un ‘incesto‘.
Come si apprende da studi genetici condotti sulla sua famiglia, Tutankhamon nacque da una relazione tra consanguinei: il sovrano ‘eretico’ Akhenaton e sua sorella.
Il ‘faraone bambino‘, come rivela un approfondito documentario della BBC, non era assolutamente come lo abbiamo sempre immaginato: anche lui, come tutte le persone normali, aveva le sue pecche ed i suoi acciacchi. Forse un tantino troppo visibili.
Nonostante i suoi presunti 19 anni di vita Tutankhamon era costretto ad una andatura incerta e claudicante, realtà testimoniata dal fatto che nella sua tomba furono rinvenuti oltre 130 bastoni da passeggio.
Ciò che da sempre, però, attira la curiosità degli studiosi è il modo in cui perse la vita, ancora oggi oggetto di accesi dibattiti tra studiosi e egittologi di tutto il mondo.
C’è chi attribuisce il decesso a un indebolimento fisico dovuto a eventuali malattie ereditarie, chi ritiene fosse morto per malaria e chi sostiene che fosse stato vittima di un avvelenamento premeditato da chi ne desiderava il potere.
Con il passare del tempo si è fatta strada un’altra ipotesi, anche essa abbastanza plausibile, di chi sostiene che Tutankhamon fosse morto nel corso di un ‘incidente stradale’.
Alcuni studiosi, sulla base di fratture alle gambe e frammenti di ossa rinvenuti nel cranio, ritengono che il faraone potesse essere stato investito da una biga trainata da cavalli al galoppo.
La nuova tesi sulle ragioni dell’improvvisa scomparsa, a un’età compresa fra i 16 e i 19 anni, è sostenuta da un consistente gruppo di studiosi inglesi, che hanno applicato ai resti di Tut le moderne tecnologie forensi, le medesime che vengono adoperate per risolvere i delitti più intricati.
Il dottor Robert Connolly, antropologo dell’Università di Liverpool ed esperto di Tutankhamon, ha partecipato nel 1968 all’esame ai raggi X della mummia; egli è oggi l’unico esperto a possedere di un pezzetto della carne del faraone.
Dopo averla esaminata con un microscopio elettronico e sottoposta a esami chimici, è arrivato alla conclusione, condivisa anche da Chris Naunton della Egypt Exploration Society, che il corpo di Tut sia stato bruciato a una temperatura di almeno 200 gradi.
Ma ciò, come è stato ipotizzato, non avrebbe nulla a che fare con la sua morte.
La combustione, infatti, sarebbe dovuta a un processo di imbalsamazione maldestro, nel quale gli oli e le resine usate, miscelati all’ossigeno e al lino delle bende, hanno ‘cotto’ la pelle del faraone dopo la sepoltura.
Questo spiegherebbe le difficoltà incontrate dal suo scopritore nel 1922, Howard Carter, che per rimuovere la salma fu costretto a ricorrere a leve e scalpelli, danneggiando non poco la mummia.
La scoperta del volto di Tutankhamon testimonia, dunque, una esigenza intramontabile dell’essere umano: apparire avvenenti e invidiabili ad ogni costo, anche a discapito della verità.
Con enorme sorpresa si scopre quindi che, dissimulare il vero in ossequio ad una sorda ricerca della perfezione, non è una caratteristica tipica della sola società moderna, ma di ogni forma di società.
Purtroppo però, anche per Tutankhamon la bellezza ha incontrato una scadenza, rompendo quel patto di eternità che le sue raffigurazioni avrebbero desiderato mantenere nei secoli dei secoli.
[Fonte: www.infobae.com]