XS, S, M, L. La bellezza non ha una taglia

Dici dieta, dici donna e pensi indubbiamente a un fisico slanciato, snello e a un’insalata scondita. Un ideale estetico radicato in una società malata, alla ricerca vana di un modello costruito su basi inesistenti. Così, quando si esce da quelle forme idealizzate, quando saltano misure e proporzioni scatta il campanello d’allarme, si ricorre ai metodi più svariati per rientrare anche in minima parte all’interno di quello stereotipo di genere, perché fino a prova contraria, per quanto gli uomini siano sempre più delle vere e proprie seconde donne, la dieta rimane un’ossessione propria del mondo femminile.

Tutti la condannano, ma nessuno sembra voler cambiare direzione, puntando sulla salute e non sulla finzione, dando un ripulita a una macchina sociale bombardata ogni giorno da spazzatura. Una raffica di informazioni relative alle diete scorre ogni giorno in tv e sul web, bombardando silenziosamente le menti di tutti. Quelle parole brevi si insediano negli spazi vuoti, nei luoghi dove vivono all’erta le debolezze, lì dove la guardia è abbassata, lì dove mancano gli ostacoli, le protezioni.

Le riviste femminili sono fitte di consigli e dritte su come e perché drenare, sgonfiare, depurare, dimagrire, rassodare, ridisegnare, perdere peso, taglie e centimetri, lì dove serve, scrivono. E nonostante il mondo continui a essere vario, fortunatamente, le numerose diete che propongono come se facessero un favore a qualcuno – ai loro portafogli sicuramente – sembrano essere adatte a tutte, senza alcuna distinzione e così anche quei risultati, osannati e promessi, in realtà non arrivano mai. E se in alcuni casi i risultati prima o poi appaiono, allo stesso modo scompaiono, nel giro di pochi anni.

Un gruppo di ricerca guidato da Susie Orbach, psicoterapeuta inglese che si occupa da oltre trent’anni di disordini alimentari ha infatti dimostrato che oltre il 95% delle persone dimagrite grazie a una dieta nell’arco di cinque anni ha ripreso tutti i chili persi. Le diete non sono quindi nient’altro che una trovata di marketing per vendere prodotti dimagranti e alimenti light, per rinforzare un solo concetto: più magra, più felice.

Eccoci quindi giunti a quella famosa dieta del lunedì, interrotta puntualmente di mercoledì, perché sgarrare in fondo fa bene all’anima.

Eppure, secondo una ricerca condotta dalla Atkins, che ha intervistato 1.290 donne nel Regno Unito per capire il loro atteggiamento verso la dieta e come questo influenzi le loro relazioni, una donna su dieci si sentirebbe più colpevole nello sgarrare la dieta che nel tradire il proprio partner; una su quattro ha ammesso che la dieta fosse più importante della propria relazione; più di un terzo delle intervistate ha detto di pensare più al cibo che al partner; più della metà, invece, ha confessato di pensare più spesso al cibo che al sesso.

A qualsiasi costo e a qualsiasi età

Pur di avvicinarsi a quel modello idealizzatosi nel tempo, di una donna Barbie, che perde sempre di più la sua femminilità, le donne sono disposte a fare i conti con la noia di una dieta che toglie alla vita il gusto e la gioia di mangiare, con i sensi di colpa, le frustrazioni e l’odio perenne per il proprio corpo. Per non parlare delle enormi spese e dei soldi bruciati, molto più delle calorie, in pillole, beveroni, bustine, compresse, tisane e integratori, che anziché essere filtri magici, altro non sono che veleni in grado si compromettere seriamente la salute.

Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, la prova costume in vista della bella stagione, non è solo una preoccupazione/ossessione degli adulti. A quanto pare anche i bambini si preoccupano delle condizioni del loro fisico, pensando alla dieta come a una possibile soluzione all’immagine che vedono riflessa nello specchio, che non corrisponde a quello che veramente desiderano. O a quello che la società vuole che questi desiderino.

In Australia, infatti, uno studio appena pubblicato ha rivelato che ben 2/5 dei ragazzini tra 8 e 11 anni è insoddisfatto del proprio fisico ed esprime il desiderio di voler perdere peso per sentirsi meglio con se stesso. La ricerca, condotta dall’Australian Institute of Family Studies, ha coinvolto oltre 4mila minori. Nella fascia d’età 10-11 anni, la maggior parte dei bambini ha detto di essere attento al verdetto della bilancia. Tra quelli sottopeso, poi, il 16% delle femmine e l’11% dei maschi ha espresso il desiderio di essere ancora più sottile di quanto non fosse già. Un comportamento che rappresenta un campanello d’allarme, che non dovrebbe esistere all’interno di una fascia d’età così giovane.

La soluzione è ovvia e a tratti scontata, ma è l’unica in grado di trasformare l’ossessione del proprio corpo e l’angoscia di una dieta che brucia calorie e salute, in semplice felicità. Bisogna ascoltare il proprio corpo, ma soprattutto la propria persona, recuperando la sua versione migliore e la lucidità che viene a mancare quando si parla di peso, diete e fame.

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