Poche ore quelle che separano dalla prima votazioni a Camere congiunte per scegliere il nuovo Presidente della Repubblica che andrà a sostituire Giorgio Napolitano, primo ed unico nella storia politica italiana ad essere stato confermato per un secondo mandato. Napolitano più volte aveva espresso l’intenzione inequivocabile di voler cedere il passo ad una figura che potesse continuare il suo percorso, e nonostante le titubanze di Renzi e lo spettro di un più che probabile stallo parlamentare, ha tenuto fede al desiderio di non completare il settennato.
Si aprono scenari poco prevedibili e come spesso accade i nomi che girano su giornali e televisioni difficilmente corrisponderanno a quelli che si faranno in Aula; diventa impossibile stabilire se Prodi, Veltroni, Amato, siano nomi “bruciati” per nascondere le reali intenzioni dei Partiti o se almeno uno di loro potrà davvero salire al Colle. Renzi intanto invita i suoi a votare scheda bianca nelle prime tre votazioni, che necessitano di una maggioranza molto ampia per eleggere il nuovo Presidente, e a meno di sorprese se la linea del Segretario sarà seguita i primi nomi serviranno soltanto a testare il terreno. Bisognerà capire se in questo contesto si opterà per delle già auspicate alleanze con il centro-destra o se si continuerà ad invitare al dialogo il Movimento Cinque Stelle, mosse incompatibili tra di loro. E Renzi che sembrerebbe per molti analisti pronto a spiazzare i rivali con una scelta coraggiosa e innovativa potrebbe optare per una donna.
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Il Parlamento più “rosa” della storia
Da non sottovalutare il fattore di composizione femminile del Parlamento; più volte la possibilità di una donna Presidente è stata vagliata nelle passate consultazioni, ma mai come in questo momento nelle Aule sono state sedute tante parlamentari che potrebbero anche inaspettatamente trovare accordi trasversali. Il 31,4% degli eletti alle scorse Politiche non è un numero da sottovalutare, e la forte presenza femminile anche nell’esecutivo, sembra confermare che qualcosa anche se molto lentamente sta cambiando.
La percezione di un Presidente donna non è avvertito più soltanto come una mossa propagandistica, e nomi molto autorevoli in questi giorni sono stati fatti di Deputate e Senatrici che non avrebbero nulla da invidiare in quanto ad esperienza politica e carattere istituzionale ai loro colleghi uomini.
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Chi potrebbe essere la donna Presidente della Repubblica ?
Se i nomi di Anna Finocchiaro, Rosy Bindi e Roberta Pinotti girano già dalle passate elezioni e continuano ad avere forte consenso sia per il loro spessore politico che per l’impossibilità da parte della minoranza Pd di dire no ad un nome che non è diretta espressione del volere di Renzi, quello di Emma Bonino invece a causa delle precarie condizioni di salute della radicale sembra allontanarsi, nonostante fosse forse la candidata con maggiori probabilità.
Resta poi aperta l’ipotesi legata all’attuale Presidente della Camera Laura Boldrini; profilo internazionale, capacità di apertura al dialogo e curriculum politico relativamente giovane e perciò difficilmente attaccabile. per di più Sel e Vendola non potrebbero dire no ad un Presidente eletto nel loro Partito così come la minoranza Dem Di Civati e Fassina. Il nome della Boldrini, molto citato da alcuni cronisti, all’improvviso sembra non girare più da qualche settimana e non necessariamente questo va a suo sfavore, ma potrebbe anzi proprio essere questo silenzio a non bruciare la sua candidatura.
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Gli ostacoli
I giochi di potere all’interno del Parlamento non aiutano però di certo l’appoggio ad una figura femminile; il fatto che Renzi si ritrovi con una maggioranza soltanto relativa e per di più logorata dall’opposizione interna, fa si che debba ascoltare più parti possibili per trovare un già difficile accordo. E in questo, come spesso accade, c’è il rischio che i soliti nomi noti della politica possano essere non soltanto determinanti ma anche decisi nell’ostacolare una scelta “di rottura”.
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Per questo probabilmente Renzi ha pronto più di un piano; che una delle sue scelte possa ricadere su una donna sembra più che una semplice ipotesi,ma che poi in base a come si metterà la situazione in Aula possa o meno “giocare” la carta di un Presidente donna quello è difficile da stabilire. Di sicuro sarebbe il segnale che in molti attendono, e si potrebbero accantonare i concetti di “quote rosa” e gli strumenti a tutela delle donne in politica, spesso più mortificanti che utili per le stesse. D’altronde se non ora, quando?
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