Valeria Bilello nella TV italiana è un punto fermo dal 2000. Vj per MTV prima, conduttrice di Nonsolomoda poi, una salto dalla musica alla moda fino all’esordio cinematografico con Gabriele Salvatores nel 2010. Da allora di successi Valeria ne ha collezionati. Milanese d’adozione ma siciliana nel sangue, Valeria ha conosciuto il fascino avvolgente del cinema americano collaborando con il regista de Il Diavolo Veste Prada, David Frankel, ma continuando a registrare soddisfazioni nel Belpaese. Nel 2015 sarà al cinema con Monitor di Alessio Lauria e Io Arlecchino di Giorgio Pasotti e Matteo Bini, nelle sale a Febbraio; in Tv, invece, dopo il successo di La strada dritta su Rai1 con Ennio Fantastichini la vedremo in La squadra mobile di Alexis Sweet per Taodue.
Abbiamo chiesto a lei i dettagli sugli imminenti progetti e le aspettative per il futuro. Ecco la sua intervista concessa in esclusiva a Il Giornale Digitale.

Due progetti cinematografici in fase di lancio nel 2015, Io Arlecchino e Monitor. Raccontaci il tuo ruolo in entrambi e che differente impegno hanno rappresentato in termini di prova recitativa

Valeria: In Io Arlecchino sono Cristina, giovane maestra, prima pronta a correre in soccorso di Giorgio, co-protagonista. Faccio parte di questa commedia di teatranti di commedia dell’arte a cui si aggiungerà Giorgio, che nel film interpreta un rampante presentatore TV che si riavvicina pian piano alle sue radici. I luoghi reali sono quelli dell’infanzia di Giorgio, quindi Bergamo e dintorni. Monitor, invece, racconta la storia di due giovani in un presente futuristico che vogliono crescere. Il co-protagonista è Michele Alhaique. In Monitor si ipotizza un futuro prossimo in cui nelle aziende i dipendenti non ci sono più e ci si confessa a degli sconosciuti in una sala d’ascolto, senza sapere chi sta dall’altra parte, oltre il Monitor. Io dall’altra parte del monitor avrò Michele, che mi studierà e succederanno belle cose. Due realtà molto diverse, una contemporanea che guarda al passato ed una, invece, che guarda al futuro e ad uno scenario apocalittico.

Non solo Cinema, ma anche TV con l’uscita de La squadra mobile, sempre nel 2015. Come cambia il tuo approccio recitativo tra le due realtà, se cambia?

Valeria: No, non cambia. La preparazione e la modalità di approccio è la stessa. Cambia il fatto che in TV si lavora su un lungo periodo, mentre al Cinema in meno tempo, con minor occasioni per tirar fuori delle sfumature del carattere. Diverso tempo per girare e smussare un personaggio. Ultimamente, però, il Cinema prende più tempo. In TV si fanno tante scene al giorno, ma il personaggio è in scena meno, quindi va tirato fuori in meno tempo, e richiede un lavoro particolare per l’attore.

Credits: Ufficio Stampa Valeria Bilello
Credits: Ufficio Stampa Valeria Bilello
Nel tuo passato Gabriele Salvatores, ma anche il regista de Il Diavolo Veste Prada, David Frankel. Cos’hai imparato da loro e come si riflette un loro insegnamento nel tuo lavoro di oggi?

Valeria: Gabriele è colui che mi ha iniziata con il primo ruolo da protagonista. Ho imparato il suo approccio sereno alle cose, la sua cura e il suo modo lento e attento di approcciare un personaggio. Dall’altra parte, con Frankel ho imparato l’approccio di un’industria, come quella cinematografica americana, dove tutto è una guerra. Ho imparato a districarmi velocemente in varie situazioni.

Paragonando Cinema italiano e internazionale, quale tra le due realtà dà la maggior soddisfazione professionale per un attore in termini di espressione e riscontro nel panorama artistico?

Valeria: Non credo si possa fare una netta distinzione. La distinzione va fatta tra registi e storie. Forse il problema è a monte, quanto l’attore è legato alla propria lingua. Trovo ancora i ruoli in italiano più immediati per essere plasmati e sfumati in mille modi. Sono ancora in fase di studio.

Credits: Ufficio Stampa Valeria Bilello
Credits: Ufficio Stampa Valeria Bilello
C’è un personaggio che vorresti interpretare perché sai bene che per te significherebbe metterti alla prova, sfidarti?

Valeria: Non esistono personaggi facili, anzi spesso i più facili sono i più difficili, si rischia di cadere in trappola con questi. Forse mi piacerebbe interpretare un uomo.

Un prossimo regista con cui vorresti lavorare, se ne hai uno nei tuoi desiderata?

Valeria: Sono molto felice dei miei incontri. Forse storie nuove. Opere prime. Harmony Korine, ecco lui mi piacerebbe.

A prescindere da regista e progetto con cui o su cui lavorare, c’è un tuo sogno attoriale ancora non realizzato che desideri?

Valeria: Mi piacerebbe interpretare un thriller.

Dopo la conduzione di Nonsolomoda, per te un ritorno al fashion con il progetto pubblicitario Yoox, che ti ha avvicinato al target delle teen-ager. Qual è il rapporto di Valeria con la moda?

Valeria: Ho la fortuna di viaggiare spesso, conoscendo cosa accade nel resto del mondo da tutti i punti di vista: cinema, moda, ecc. Mi piace collezionare t-shirt o sneakers che prendo in giro ovunque. Ho dei designer che mi piacciono molto e spesso integro dei pezzi nuovi nel mio guardaroba. Nella vita di tutti i giorni uso scarpe maschili o un paio di scarpe da tennis e una camicia: pseudo divise in cui mi riconosco molto.

A cinepresa spenta Valeria chi è?

Valeria: Amo passeggiare, andare al cinema, cucinare, andare ai concerti, ascoltare musica a casa. Amo le giornate di sole. Adoro tornare a casa dai miei in Sicilia, quando posso. Mi piace viaggiare in treno. A volte mi basta poco.

Nel tuo futuro immagini una proposta che potrebbe cambiarti la vita e, se sì, quale vorresti che fosse?

Valeria: Un produttore che finanzi il mio primo lungometraggio da regista.

Grazie a Valeria Bilello da Il Giornale Digitale

[Credits photo: Ufficio stampa Valeria Bilello]