Lo conoscevamo già come membro dei 99 Posse. L’abbiamo ritrovato e sostenuto in televisione sul palco di The Voice. E lì, proprio lì, Valerio Jovine ha fatto innamorare i telespettatori di lui e del suo genere: il reggae.
Energia, passione, amore vero per il suo lavoro e forte speranza nel futuro della musica in Italia: questo è quello che arriva dritto al cuore di chi lo ascolta. Questo è il motivo per cui, una volta ascoltato, Jovine non si abbandona più.
È da poco partito il tuo tour estivo. Quale è stata la risposta dei tuoi fans?
Il tour è partito giovedì scorso da Gela, però in realtà con la band a Torre Annunziata, e mi sono ritrovato in entrambe le tappe con il pieno, ma soprattutto con gente infoiata, che aveva tantissima voglia di sentire la mia musica. Per cui non sarebbe potuto partire in modo migliore. A Napoli abbiamo fatto una serata indimenticabile sabato e adesso ci accingiamo alla prossima tappa a Melito Irpino e speriamo solo che il tour prosegua come in queste prime due date.
Al momento fai parte di due gruppi, i 99 Posse e quello che porta il tuo nome, Jovine. Come riesci a gestire i due impegni e quanto essi hanno in comune?
Sono riuscito a gestire i due progetti contemporaneamente fino a poco prima di The Voice. Poi comunque la televisione mi ha dato grandissima visibilità, nonostante già prima facessi tanti concerti con Jovine. Dopo The Voice ho dovuto, per quest’estate almeno, scegliere tra i due progetti, perché sarebbe stato impossibile pensare di fare quaranta date con Jovine e altrettante con i 99 Posse. Poi comunque c’è una differenza: nei 99 Posse sono uno della band, nel senso che sono la seconda voce di “O Zulù”, nel mio progetto invece sono io che scrivo i testi, sono io che canto le mie canzoni. Apprezzo e amo i 99 Posse che fanno parte di me e della mia storia, ma Jovine invece sono proprio io, è proprio la mia vita. Non posso fare un paragone tra le due cose per questo motivo. Ad inizio luglio, con molto dispiacere ho fatto le mie ultime tre date con i 99 Posse e poi ci siamo dati appuntamento all’anno prossimo, per capire se potrò ancora far parte del loro progetto o se continuerò a fare Jovine a tempo pieno.
http://youtu.be/3r1kxrsDVnM
Come ha cambiato la tua visibilità la partecipazione a The Voice?
Io ho cominciato il viaggio con la musica molti anni fa. Ho cominciato con il primo e secondo disco, ne ho fatti sei fino ad oggi. Poi mi si è presentata l’occasione, mi hanno chiesto di partecipare a questo programma e la televisione era una cosa che mancava alla mia carriera, sia dal punto di vista della risposta del pubblico e quindi della visibilità, sia proprio come esperienza. Per chi fa il musicista, per chi fa arte confrontarsi con il mondo della televisione penso sia importante, quindi l’ho fatto anche con difficoltà perché differentemente da tutti i concorrenti del programma io ero già un musicista conosciuto grazie alle collaborazioni con i 99 Posse e al lavoro con Jovine. Mi ha incuriosito e con la mia determinazione e la voglia di portare lì la mia musica, rendendo reggae anche le canzoni italiane, più italiane possibili, sono comunque riuscito a portare le mie esperienze all’interno di un programma. E ho avuto anche una risposta positiva, perché comunque, come diceva J-Ax, sarò in futuro uno dei primi musicisti che hanno portato il reggae in televisione e nelle case degli italiani. Inizialmente qualcuno poteva anche storcere il naso riguardo il mio arrivo a The Voice, però sono convinto che oltre ad aver accresciuto notevolmente il mio pubblico, ho fatto qualcosa di diverso dall’interprete, ho portato la mia musica in TV e questo mi ha riempito enormemente. Per fare le rivoluzioni, per cambiare lo stato delle cose, bisogna fare delle cose estreme e per me questo lo è stata. A esperienza fatta, ne sono felicissimo.
Sei tra le poche icone italiane del reggae. Pensi ci sia terreno fertile, nella penisola, per questo genere?
Ci sono un po’ di cantanti bravi che girano da anni e penso che il reggae sia bello perché racconta di vita vissuta, di esperienze personali. Mi auguro una crescita, ci sarebbe bisogno di altre voci nel genere. Magari non come l’hip hop, di cui si sta abusando forse. Spero che comunque il reggae rimanga un genere, non di nicchia, ma quantomeno sentita, fatta con coscienza e con amore. Come ho fatto io in TV, spero ci siano altri cantanti con la voglia di sperimentarsi in questo tipo di musica, ma anche con qualcosa di diverso in generale. Io credo che le persone abbiano bisogno di qualcosa di diverso. La musica in Italia è stata sempre improntata solo su alcuni generi. Io spero di essere riuscito a portare quel qualcosa di diverso e spero che qualcun altro dopo di me lo possa fare, anche meglio magari.
http://youtu.be/OTBpoBFKncw
Hai particolari progetti e collaborazioni in mente per il futuro?
Collaborazioni ne ho sempre fatte all’interno dei miei dischi, per esempio Speaker Cenzou o “O Zulù”, che sono i cantanti dei 99 Posse e hanno sempre fatto parte dei miei album. Però c’è l’idea di inserire altri musicisti, campani e non. Vorrei inserire sia musicisti reggae che appartengono alla mia storia, che personaggi campani che stanno avendo successo. Sicuramente nel prossimo album ci sarà una collaborazione con Clementino. L’obiettivo principale del mio futuro è fare il prossimo album, a cui già sto lavorando nei ritagli di tempo. Il settimo disco è una cosa importante sia per me, per continuare ad esprimermi, che per la gente che mi seguiva, quella che ha cominciato a seguirmi e quella che mi seguirà.
Un saluto alla Jovine ai nostri lettori…
P’ tutt chill ca’ stann tropp ben int o reggeastyle soprattutto su Il Giornale Digitale, Jovine (trad.).