Gaza: quattro lettere per racchiudere comunemente un massacro lungo quasi 70 anni. Riaccesosi nelle ultime settimane con gli avvenimenti che seguono l’Operazione margine di protezione, il conflitto arabo-israeliano non è mai stato così lontano da una soluzione forse utopica, certamente tormentata.
Anche il grande schermo ha provato a svilupparla questa lunga brutta storia. Dalle sue origini, come ha fatto addirittura nel 1960 Otto Preminger col suo Exodus, a Oliver Stone, il cui documentario Persona non grata fa ancora oggi discutere. Fino a Steven Spielberg, che ha voluto ricostruire i tremendi giorni di Monaco del ’72, quando la guerra tra Israele e Palestina violò la sacralità delle Olimpiadi.
E se capire è impossibile, le pellicole dedicate ad una delle più grandi tragedie del mondo contemporaneo possono senz’altro aiutare a riflettere, perlomeno su quello che è il denominatore comune di tutte le vicende narrate: l’odio.
Munich
Dopo l’Olocausto in Schindler’s list, Spielberg, ebreo d’origine, porta sullo schermo gli avvenimenti del settembre del ’72, durante le Olimpiadi di Monaco: ovvero, il rapimento e poi l’assassinio di undici atleti israeliani per mano di terroristi palestinesi, impegnati nella causa Settembre nero. Il massacro di Monaco scatenò la Collera di Dio, la reazione del Mossad alla strage olimpica. Preludi alla fugace Guerra del Kippur dell’anno seguente.
Paradise Now
Dare una vita per ucciderne altre. Per salvare una causa, quella araba, contro l’oppressore Israele. Con gli occhi del regista palestinese Hany Abu-Assad (autore del più recente Omar), Paradise now racconta la storia di Said, un arabo che prepara il suo sacrificio, consapevole che esso toglierà la vita a seguaci del nemico ma anche a se stesso. Un’opera commovente e per nulla retorica, candidata nel 2005 come miglior film straniero.
Persona non grata
Non un lungometraggio ma un documentario: nel 2003, in presenza di una situazione lontanissima da una soluzione – un pò come oggi – Oliver Stone decide di recarsi a Gerusalemme, Ramallah e Tel Aviv, a raccogliere le testimonianze non solo dei leader dell’epoca dei due schieramenti (Arafat, Netanyahu, Peres) ma anche del popolo.
Rivedendo oggi Persona non grata, a distanza di undici anni, si ha la sensazione che la questione arabo-israeliana si trovi sulle sabbie mobili.
Il figlio dell’altra
Qui c’è anche il versante intimista ma l’idea e lo sviluppo di Le Fils de l’Autre, della francese Lorraine Levy, pur con qualche spruzzo di retorica di troppo, meritano comunque la visione. Perchè la surreale, quasi kafkiana vicenda di due ragazzi, Joseph (israeliano) e Yacine (palestinese), scambiati nella culla dalla nascita e costretti a fare i conti con una sconvolgente rivelazione, getta luce sull’odio come catalizzatore dei conflitti non solo religiosi ma anche umani.
Exodus
Un altro ebreo d’origine, il maestro Otto Preminger, girava ormai mezzo secolo fa un’opera fiume, basata sull’omonimo romanzo di Leon Uris e sceneggiata da Dalton Trumbo. Un cast stellare (Paul Newman, Peter Lawford, Ralph Richardson, Eva Marie Sant) per raccontare gli eventi del maggio del ’48, legati alla fondazione dello stato di Israele. Un’esplorazione per riflettere sull’origine innaturale di un luogo, con la lucidità di un grande autore e la passione di chi alla vicenda è direttamente legato.
Private
C’è anche l’Italia a raccontare l’eterno conflitto arabo-israeliano: Saverio Costanzo, figlio di Maurizio, mette in scena non solo il dolore del popolo palestinese – nella storia di una famiglia araba oppressa da soldati dell’esercito israeliano – ma anche la matrice primordiale di tutte le guerre: l’incomunicabilità. Private sfiorò la candidatura all’Oscar come miglior film straniero: fu scartato perchè non recitato in lingua italiana.
[Ph. Credits: Paradise Now/Private/Exodus/Il figlio dell’altra/Persona non grata/Munich]